sabato 20 dicembre 2008

Kobe - Himeji - Hiroshima - Miyajima

Resoconto scritto in due parti:

Prima parte
Approfittiamo nuovamente della pausa bucato per continuare il nostro racconto, prima di partire per Miyajima. Vi sembrerà strano che laviamo così spesso le nostre cose, ma il fatto è che per viaggiare leggeri abbiamo portato pochi vestiti, per cui per avere il cambio pronto dobbiamo fare il bucato un pò di continuo!Ma veniamo a noi: ieri mattina abbiamo lasciato l'albergo e ci siamo diretti verso il porto, una bella zona "a parte" della città, in una bella mattina di sole. Il museo marittimo, con la sua forma a barca stilizzata, era una delle nostre mete, ma temendo di fare tardi e vedendolo assediato da una decina di camionette di pompieri non ci è sembrato il caso di tentarne l'ingresso. Il museo e il porto sono abbelliti da un parco solcato da ruscelletti d'acqua, attraversati da piccoli ponti in pietra. E' il posto ideale per sedersi su una panchina a leggere un libro e prendere il sole, d'estate deve essere molto affollato, o almeno così sarebbe se ce ne fosse uno simile da noi.La visita al porto ha segnato la fine della nostra permanenza a Kobe, passando di nuovo per il quartiere cinese siamo tornati in stazione e da lì abbiamo preso un treno rapido per Himeji, dove siamo arrivati verso mezzogiorno. Kobe ci è piaciuta molto, è stato un peccato forse usarla solo come punto di appoggio tra una meta e l'altra. D'altra parte le cose da vedere sono moltissime e il tempo stringe ;P
Himeji è un pò snobbata dalla nostra guida, che la consiglia solo per la visita imperdibile al suo bel castello ma sconsiglia la permanenza in città. Noi dissentiamo, Himeji è un bel piccolo centro, probabilmente un pò troppo turistico in alcuni punti ma generalmente accogliente e bello. Il castello è a circa 15 minuti a piedi dalla stazione, facilmente raggiungibile perchè basta seguire la strada che dall'uscita della stazione prosegue in linea retta, fino a fermarsi di fronte al castello. E' possibile noleggiare gratuitamente delle biciclette chiedendo all'ufficio informazioni della stazione, oppure prendere per soli 100 yen un autobus che dalla stazione va verso il castello, lo aggira tutto e poi torna al punto di partenza. I turisti stranieri sono molti rispetto ad altri posti (ieri saremo stati circa una dozzina), di conseguenza alcuni negozi di souvenir propongono articoli di dubbio gusto "internazionale".Il castello è una fortezza splendente, chiamato anche airone bianco per il suo colore. Nel corso della storia ha cambiato spesso "proprietario" ma è rimasto praticamente intatto fino ai giorni nostri. Dal 1956 al '64 sono stati intrapresi dei grandi lavori di ristrutturazione, utilizzando solo tecniche di costruzione dell'epoca. Potete immaginare che lavoraccio? All'interno della torre principale sono state sistemate delle strette e ripide scale di legno, scivolose e infide, da percorrere rigorosamente a piedi nudi o con delle malefiche ciabattine fornite all'ingresso. Insomma, il rischio di volare giù e travolgere gli altri visitatori c'è eccome! Rispetto alla prima volta in cui ci sono stata mancavano alcune cose, ad esempio ricordo che ci fossero delle bambole più o meno a grandezza naturale che riproducevano gli abitanti del castello dell'epoca, come una donna intenta a giocare con delle conchiglie dipinte (mi sfugge il nome del gioco, Cla me lo ricordi tu?). Ora invece ad eccezione delle teche con oggetti, dipinti, manoscritti e due armature, l'unico elemento "aggiuntivo" è un altarino posto all'ultimo piano e non molto bello, devo dire (infatti lo abbiamo snobbato tutti, giapponesi e non).
Assieme al biglietto per la visita del castello abbiamo scelto l'abbinamento con il vicino giardino Kokoen, abitato da circa 250 carpe di ogni tipo, colore e dimensione. Uno spettacolo! Oltre alle carpe, due belle cascatelle, molti percorsi d'acqua, attraversamenti in pietra, cunette... un bel giardino, come sempre curatissimo e tranquillo. Vale la pena d'essere visto, per 120 yen in più (biglietto combinato: 720 yen; biglietto solo castello: 600 yen).
Da Himeji a Hiroshima abbiamo viaggiato con lo shinkansen Hikari RailStar, in una curiosa "Silence Car": trattasi di una carrozza dove si cerca di mantenere il silenzio più assoluto evitando annunci di qualunque tipo (tranne quelli d'emergenza ovviamente), persino il carrello con cibo e bevande passa in silenzio. Il problema è che senza annunci e con la nostra tendenza a dormire su ogni treno il pericolo di perdere la fermata era grande, ma ce l'abbiamo fatta. Al solito ufficio informazioni della stazione abbiamo chiesto indicazioni per raggiungere il nostro albergo, dove ci siamo riposati un pò. Verso l'ora di cena siamo usciti e abbiamo raggiunto il Genbaku Dome, unico edificio sopravvissuto all'impatto della bomba atomica che il 6 agosto 1945 si è abbattuta sulla città radendola al suolo. In realtà qualche altro edificio era sopravvissuto, almeno in parte, ma tutti sono stati poi abbattuti e ricostruiti. L'unico monito per le generazioni future è rimasto il "Duomo della bomba", sulle rive del fiume vicino al museo che ricorda la tragedia.
Per cena avremmo voluto provare i famosi okonomiyaki di Hiroshima ma ci è andata male, nella zona in cui abbiamo girato non c'erano ristorantini ispirevoli (un certo "Okonomiyaki King" non ci sembrava affidabile) così dopo tanto peregrinare siamo entrati in quello che sembrava il covo segreto degli uomini single, un ristorante specializzato in gyudon. All'ingresso era piazzata una macchinetta che riportava fotografie e costi di tutti i menù; bisognava scegliere un menù (o piatto singolo), inserire i soldi, premere il pulsante del pasto prescelto e ritirare lo scontrino. Al tavolo la cameriera passava a ritirare gli scontrini (compresi quelli di eventuali bibite) e portava tutto pochi secondi dopo. Un razzo! Locale pulito e luminoso, cameriera gentile e sorridente, pasto ottimo: questo locale per uomini single, economico e rapidissimo, è stato davvero sorprendente! Il gyudon è una scodellona di riso ricoperto di carne di manzo cotta con cipolle e successivamente irrorata da un uovo crudo fornito in dotazione al cliente. Noi non capivamo bene cosa dovessimo farci di questo uovo crudo, così abbiamo spiato un vicino: l'uovo va rotto in una ciotolina e sbattuto con l'aiuto dei bastoncini mischiato a una o più salsine presenti su ogni tavolo, infine versato sul gyudon e mischiato al resto perchè si pastorizzi senza cuocere: fantastico! Io ho preso l'equivalente del gyudon ma con carne di maiale (butadon), con contorno di butajiru (minestra con patate, tofu e carne di maiale), mentre Marco ha abbinato al gyudon un misoshiru (minestra di miso).
Visiteremo il museo domani, oggi ci dedichiamo alla ben più piacevole gita a Miyajima, l'isola santuario.

Seconda parte:
Eccoci di ritorno dalla piacevole gita a Miyajima... e meno male che doveva essere una tranquilla giornata di relax! Ma andiamo con ordine. Miyajima è un'isola il cui famoso santuario con annesso un maestoso torii (portale) sull'acqua, Itsukushima jinja, è stato dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità. L'isola è inoltre ricoperta da una fitta foresta secolare e sovrastata dal monte Misen, sacro ai buddhisti. Shinto e Buddhismo convivono qui come nel resto del Giappone, in serena armonia. Raggiungere Miyajima da Hiroshima è semplice e piuttosto veloce, circa 20-25 minuti in treno fino a Miyajimaguchi e da lì 10-15 minuti di traghetto, in partenza ogni 15 minuti.Siamo arrivati sull'isola verso mezzogiorno, accolti dai chiassosi "irasshaimase!" (benvenuti) dei negozianti disposti sulle strade che conducono al santuario. Molti negozi dell'isola sono interamente dedicati alla vendita dei Momiji Manju, dolcetti a forma di foglie d'acero ripieni di pasta di fagioli rossi (tradizionalmente, ma anche di tè verde o altro); molti altri sono generici negozi di souvenir, i cui pezzi forti sono i pregiati mestoli di legno per il riso (shamoji); inoltre, come sempre, infiniti sono i localini in cui mangiare le specialità del posto, che in questo caso sono takoyaki, taniyaki e kaki... non i frutti bensì le ostriche, coltivate (o è più giusto dire allevate?) nelle vicine isole. Noi a fine giornata ci siamo concessi takoyaki e gyuman (soffice sorta di panino ripieno di carne di manzo).
Arrivati al santuario abbiamo fatto la felicità del prete addetto alla distribuzione dei biglietti di ingresso sbolognandogli tutti i nostri averi in monetine, per l'ammontare di 300 yen ciascuno. Crediamo ci abbia benedetti diversamente dagli altri! D'altra parte non riusciamo mai a usare le monete da 1 e 5 yen, che ci possiamo fare? Il santuario è costruito su "palafitte" che prevengono l'innalzamento della marea, con corridoi coperti per quasi tutta la sua estensione. Sono pochi e non accessibili al pubblico gli edifici non ristrutturati, tra cui il palco usato per il teatro no dal classico sfondo dipinto con alberi di pino e bambù. Il torii sull'acqua è considerato uno dei tre più bei panorami del Giappone e in quanto VIP viene fotografato quanto una vera star.
A contendere il primato di VIP e foto al torii ci pensano gli speciali abitanti dell'isola, i daini. Una nutrita comunità di daini vive a Miyajima passeggiando tranquillamente per le strade e avvicinando i turisti in cerca di cibo. Sotto i nostri occhi una coppietta felice è stata depredata di un pacchetto di sigarette (!) che è stato allegramente quasi ruminato da un daino prima che i riflessi (?) del duo avessero inquadrato la situazione. Io anni fa ho faticato a salvare i miei dolcetti della colazione da un daino insistente che mi avrebbe mangiato anche il sacchetto, mentre oggi eravamo completamente privi di tentazioni. Alcuni cartelli consigliano di mettere i propri oggetti mangerecci all'interno degli armadietti di sicurezza della stazione... esagerati! Altri cartelli ammoniscono i visitatori dall'avvicinare i daini con le corna: molti daini non hanno le corna sviluppate, ma ce ne sono alcuni che invece sono forniti di un bel palco di corna appuntite. Il buonsenso dovrebbe bastare, ma i frequenti cartelli insinuano il dubbio che qualche imprudente ci sia sempre.

Non contenti del classico giro del santuario ci siamo voluti avventurare prima nella parte est dell'isola, poi in salita verso un famoso e venerato tempio buddhista della scuola Shingon, il Daishoin. La visita ci ha soddisfatti, il tempio ha poco da invidiare al santuario, compensando la mancanza dell'acqua con la bellezza del panorama dall'alto della sua posizione collinare. Una serie di scalinate collega i padiglioni, e l'edificio centrale (percorribile senza togliersi le scarpe) riserva una impressionante esposizione di 1000 statuette di Fudo Myo-o, mentre altrettante statue di Amida Nyorai, il Buddha della Luce Infinita, sono presenti nell'edificio più a nord. Sono molte anche le statue di pietra di Jido Bosatsu all'esterno, amorevolmente coperti da sciarpe e berrette.

Sapendo che sull'isola si può godere di una bellissima vista dall'alto del suo monte, potevamo forse perderci un giro sulla teleferica? Ed essendo la teleferica distante dal punto in cui ci trovavamo, potevamo forse farci scoraggiare? Naturalmente no, così ci siamo diretti verso la "Rope Way" aggirando il paese dall'alto, incontrando nel sentiero del bosco (comunque percorribile da macchine) alcuni daini più "selvaggi". Quando abbiamo finalmente raggiunto la stazione della funivia eravamo già un pò provati, ma comunque decisi a proseguire, così abbiamo comprato il nostro biglietto a/r (1800 yen a persona) e ci siamo imbarcati sulla nostra piccola cabina sospesa nel vuoto: bene, entrambi soffriamo di vertigini! Il viaggio è stato comunque quasi piacevole, la foresta sotto di noi era davvero bellissima e la vista del mare e delle isole dall'alto altrettanto spettacolare, così anche al momento del cambio di cabina nessun problema. Il breve percorso sulla seconda cabina era un pò più spaventoso, ma la cabina più grande e rassicurante, così siamo arrivati sani e salvi sul monte Misen. Dalla stazione si può subito raggiungere un bel punto panoramico in cui si viene avvertiti del "pericolo scimmie", evidentemente più voraci e indiscrete dei daini, ma non è quello il punto più alto: per raggiungerlo serve percorrere circa 1Km a piedi sù e giù per i pendii del monte, secondo un tragitto ben segnato e inconfondibile. Beh, ci siamo detti, quando ci ricapiterà? Poi, siamo arrivati fin qui...! Così ci siamo inerpicati: chi ci conosce sa che non siamo esattamente due alpinisti, poi eravamo già stati provati dal nostro furbesco aggiramento del paese attraverso il bosco e dai precedenti giorni di viaggio. Non bastasse questo, Marco è stato colto da diverse fitte al ginocchio, mentre il tempo correva veloce: alle cinque infatti sarebbe ripartita l'ultima cabina della funivia per il paese!
Credevate che ci saremmo dati per vinti, che non ce l'avremmo fatta? Ecco qui:
Al ritorno ci siamo premiati con un agognato okonomiyaki in uno dei tanti variopinti ristorantini della stazione di Hiroshima, immenso e buonissimo! Per chi non lo sapesse, i famosi okonomiyaki di Hiroshima sono fatti con una base di pasta (soba o udon) uova e carne con l'aggiunta di uno o più ingredienti, saltati su una piastra rovente e serviti ricoperti della speciale salsa okonomiyaki dal sapore dolciastro. Abbiamo così scoperto che se Hiroshima è famosa per i suoi okonomiyaki un motivo c'è, eccome!
Domani visiteremo il museo della bomba e il parco della pace, poi ci dirigeremo verso la nostra meta più a sud, la città di Fukuoka sull'isola di Kyushu. Un abbraccio a tutti.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Marco,ciao Mara,come vedete vi ho scoperti anch'io, Marco potevi anche darmi il tuo indirizzo||Sapete benissimo che condivido questo modo di viaggiare, è vero che è faticoso ma sicuramente sarà anche indimenticabile. Siete grandi, continuate il vostro viaggio che io (adesso) continerò a seguirvi.
Ciao buon divertimento.

Mara ha detto...

Anonimo, svelaci il tuo nome così possiamo sapere a chi chiedere scusa per non avere dato l'indirizzo! Grazie per averci scovati e per seguirci, ciao!

Michi e Prisci ha detto...

ciao nipponici! bellissime le foto e bellissimo il giro che state facendo! vi seguiamo sempre con entusiasmo, continuate così! marco, come va il ginocchio? un atleta come te...!!!siete grandi ciao ciao!

Anonimo ha detto...

Ma uffa XD vi avevo scritto un commento ma vedo che non è mai stato pubblicato... huuum.
Siamo Arianna e Luca, siamo veramente incantati dalla bellezza del posti che visitate, ci fate venire voglia di partire hahahah, vi leggiamo tutti i giorni, buon viaggio!!!
(spero che il commento non vegga pubblicato due volte, ma ancora non ho ben capito come si postano... hum)

Marco ha detto...

Ihihi è andato questa volta:-)