venerdì 25 novembre 2011

Fushimi Inari Taisha, Kiyomizudera, Sannenzaka, Ninenzaka, Ryozen Kannon, Kodaiji, Maruyama koen, Yasaka Jinja, Pontocho, mercato di Kitano Tenmangu

Giornatina intensa quella di ieri, che ci ha visto scarpinare fin dal mattino con il bellissimo Inari Taisha, grande santuario a sud di Kyoto. Il percorso per intero sarebbe stato troppo lungo e impegnativo, così come molti abbiamo optato per fermarci ad un certo punto e poi tornare sui nostri passi. La particolarità di questo santuario infatti consiste nel lungo e suggestivo percorso verso la cima della montagna/collina che ospita il santuario, segnato da centinaia di torii (portali shintoisti) che si susseguono a distanza ravvicinata. Tutti questi torii sono stati donati da aziende o famiglie nel corso degli anni, formando una fila lunga circa 4Km. Col tempo vengono sostituiti (essendo di legno si degradano facilmente), come abbiamo visto fare da alcuni uomini lungo il cammino. Andando in salita i torii appaiono tutti uguali uno all'altro, splendidi nel loro colore rosso corallo, mentre scendendo si possono leggere i nomi dei donatori, la data della donazione e l'occasione in cui è stata fatta (ad es. per celebrare i 100 anni dalla fondazione di una ditta). Inari è lo spirito volpe a cui è dedicato il santuario, venerato dio del riso e degli affari, ed ecco spiegato il motivo di tanta devozione!
Da Kyoto si prende il treno locale per Nara (140 yen) e si scende alla seconda fermata (Inari). L'ingresso al santuario è proprio di fronte all'uscita della stazione.


Dopo un pranzo veloce al rientro a Kyoto ci siamo dirette al tempio Kiyomizudera (ingresso 300 yen), una destinazione imperdibile per chi visiti Kyoto anche solo un giorno. Questo "tempio dell'acqua pura", patrimonio dell'umanità Unesco, deve il suo nome a una piccola cascata al suo interno. La sua particolarità, comunque, è tutta architettonica: la costruzione dell'edificio principale del tempio, dotato di un'imponente terrazza a sbalzo sul giardino/bosco sottostante, è stata eseguita senza l'impiego di un singolo chiodo. Solo legno, perfettamente incastrato. Fa un certo effetto.


Dal Kiyomizudera parte un percorso consigliato anche dal JNTO, l'ente per il turismo giapponese, che sale verso lo Heian Jingu passando per alcuni luoghi di interesse come Sannenzaka e Ninenzaka, due stradine con scalinate che sembrano riportare indietro nel tempo, non fosse per le decine e decine di negozi che le popolano ai lati.


Giunti alla fine di queste stradine si scorge la Yasaka pagoda, che svetta tra le case basse della zona. Di fronte alla pagoda siede pacifica l'imponente statua (24m) di Ryozen Kannon, costruita dopo la seconda guerra mondiale in memoria dei caduti (ingresso: 200 yen). Le colline dietro di lei la fanno risaltare come una vera e propria apparizione dotata di luce propria, soprattutto poco prima del tramonto (quando l'abbiamo vista noi).


Subito accanto alla Ryozen Kannon sorge un altro interessante tempio, il Kodaiji (ingresso 600 yen), fondato dalla moglie di Toyotomi Hideyoshi per pregare per la sua anima dopo la sua morte. Nel magnifico giardino si ammirano aceri, un piccolo giardino karesansui, due laghetti, due piccole case da tè e una breve foresta di bambù. Molto particolare la scultura a forma di drago che sbuca nella ghiaia del giardino karesansui, dotata (a quanto ci è sembrato) di lampade all'interno degli occhi e della bocca (!).


Suggestiva la stradina che dal Kodaiji porta al parco Maruyama koen, un bellissimo "angolo" di verde pubblico in cui passeggiare e riposare dopo una lunga giornata... ma noi non siamo qui per riposare! Brevissima incursione nel parco e di nuovo via, verso nuove avventure. Subito a sud del parco inizia il territorio dello Yasaka jinja, santuario dedicato tra gli altri a Susanoo-no-mikoto, e sponsor del Gion Matsuri, uno dei festival più importanti del Giappone. In occasione della festa shichi-go-san a cui ho accennato ieri, nel santuario erano presenti bancarelle tipiche delle feste: taiyaki, takoyaki, yakitori, ecc.


Per concludere la giornata, dopo una pausa ristoratrice a base di tsukimi udon (per me) e katsudon (per la mamy), abbiamo deciso di allungare di poco l'itinerario e percorrere la via di Pontocho, in cui si dice sia più facile che altrove incontrare una geiko (la geisha di Kyoto). Siamo state fortunate e ne abbiamo effettivamente incontrata una, ma la foto non è riuscita... maledetti passanti intralciatori! Era comunque bellissima. Per il resto, Pontocho è una stradina veramente stretta e in stile vecchia Kyoto, piena zeppa di locali per bere e mangiare, a ogni prezzo.


Domani si parte, così oggi ci siamo concesse un po' di sano shopping: al mattino abbiamo visitato il mercato di Kitano Tenmangu (o Tenjin-san), affollatissimo di banchetti e visitatori, che assieme a quello del tempio di Toji era una delle nostre mete prefissate. Il mercato merita davvero, soprattutto se si è alla ricerca di oggetti di antiquariato giapponese: moltissime le tsuba (guardie delle katana), gli elmi di samurai, i rotoli dipinti, l'artigianato di valore in genere. Molti anche gli stand di kimono, nuovi e usati, e quelli di cibo in genere. Questo mercato si tiene il 25 di ogni mese, dalle 9 del mattino al tramonto. Per arrivarci, dalla stazione di Kyoto si prende l'autobus n.50 o il n.101 e si scende alla fermata Kitano Tenmangu mae.


Anche questo viaggio è finito, incrociamo le dita perché il prossimo arrivi presto!!

giovedì 24 novembre 2011

Ginkakuji, passeggiata del filosofo, Kounji, Heian Jingu

Ieri abbiamo proseguito la scoperta di Kyoto nella zona nord-orientale del centro. La prima tappa è stata il Ginkakuji (detto "Padiglione d'argento"), tempio zen della scuola Rinzai. Il padiglione è una struttura a due piani, con stili architettonici differenti, che si affaccia su un laghetto e un giardino karesansui con montagnetta annessa. Il giardino del complesso è molto grande e sale sulle pendici della collina, dall'alto della quale si può ammirare il padiglione d'argento immerso nel verde, in contrasto con la città alle sue spalle. Una particolarità di questo vasto giardino è che non ha un filo d'erba, ma il terreno è ricoperto da uno strato di muschio uniforme e spettacolare, che sembra davvero un tappeto verde vivo.


Poco sotto al Ginkakuji inizia una stradina che costeggia un canale, famosa con il nome di "Tetsugaku no michi" (sentiero del filosofo). Questa piacevole passeggiata collega il Ginkakuji al Nanzenji, e ai suoi lati si aprono numerosi piccoli negozi di artigianato, caffetterie e locali dove mangiare un po' di tutto. E' un angolo di Kyoto tranquillo e lontano dal traffico, immerso nel verde. La passeggiata non dura più di mezz'ora, e si è portati ad attardarsi guardando le vetrine o gli alberi che costeggiano il sentiero. Bellissimo.


Alla fine del percorso si incontra il Kounji, un tempio vicino allo shogunato Tokugawa. Sinceramente, una delusione! Bello il giardino, per carità, ma date le dimensioni (esigue) e il prezzo (alto) non è di sicuro una delle mete che mi sentirei di consigliare a dei futuri visitatori della città.


Ripreso il cammino, anzi il bus, siamo arrivate al grande santuario Heian Jingu, che come dice la sua brochure è "il centro spirituale della nazione" (ma non era il Jingu di Ise? Dovrebbero mettersi un po' d'accordo). Che lo sia o meno, le sue dimensioni e il suo magnifico giardino gli danno un innegabile tono di rilievo, non c'è che dire. Considerata la sua importanza, poi, molte famiglie con bambini hanno deciso di festeggiare qui lo shichi-go-san, ossia la festa dei 7-5-3 anni. In questa occasione i bimbi indossano il kimono e vanno al santuario per assicurarsi lunghi giorni felici. Uno spettacolo nel grandioso scenario del Jingu!


mercoledì 23 novembre 2011

Nara - Kofukuji, Todaiji, Nigatsudo, Tamukeyama Hachimanjingu, Kasuga Taisha

In ritardo di un giorno vi racconto la nostra gita a Nara, baciata dal sole e da temperature ottimali.
Partenza alle 9:15 con il treno rapido da Kyoto a Nara (690 yen a persona, a tratta), dopo una buona colazione dal collaudato DèliFrance di Yodobashi. In circa 50 minuti siamo a Nara (capitale del Giappone dal 710 al 784), che negli anni ha ingrandito la stazione e aumentato gli uffici turistici, ma offre pur sempre una cartina con tour consigliato delle maggiori attrazioni, concentrate nel perimetro del parco cittadino e quasi tutte dichiarate dall'Unesco patrimonio dell'umanità.
La prima di queste è il complesso del tempio Kofukuji, che l'anno scorso ha festeggiato i 1300 anni dalla sua fondazione. Questo tempio possiede due pagode, a 3 e 5 piani; la seconda è uno dei simboli della città.


Oltrepassato il Kofukuji ci si incammina attraverso il Parco di Nara, abitato da circa 1200 daini "selvatici" che spasimano per dei biscottoni chiamati "shika senbei", in vendita un po' ovunque nella zona del parco. Con soli 150 yen (1,50 euro) se ne può comprare un pacchetto, e a quel punto però sono cavoli vostri. I daini sono shikasenbeidipendenti, nulla a che fare con quelli di Miyajima (che non sanno nemmeno cosa siano questi senbei), e sono pronti a tutto pur di ottenere l'amato bocconcino. A riprova di ciò, ecco la mamy che viene assalita da un poco paziente daino del parco (l'anno scorso Marco era stato punito con una testata nel didietro per non aver dato il suo senbei a un daino ritardatario).


Arrivati al semaforo (sì, beh, ci sono i daini ma non siamo tanto lontani dalla civiltà) si volta a sinistra e si prosegue dritti fino al Nandaimon, il grande cancello che segna l'ingresso del Todaiji (500 yen). Questo tempio è famoso per contenere la statua del Grande Buddha (più alto di quello di Kamakura) ed essere la struttura lignea più grande del mondo. Quando il tempio fu fondato, nell'ottavo secolo, era grande 3 volte tanto l'attuale! All'interno sono conservate delle ricostruzioni in scala della prima e della seconda struttura, entrambe distrutte da incendi.



All'uscita dal Todaiji svoltiamo a sinistra e proseguiamo un po' in salita, lungo il sentiero che porta al Nigatsudo (Tesoro Nazionale). Dalla terrazza di questa "sala del secondo mese" annessa al Todaiji, si apre una bellissima vista del Todaiji e della città dall'alto, imperdibile.



Da qui si prosegue lungo la strada che porta al Kasuga Taisha, incontrando subito un altro santuario, il Tamukeyama Hachimanjingu. Qui personalmente ho respirato un'aria più raccolta e rilassata rispetto a quella dei templi buddhisti finora visitati. Complice il fatto che non c'erano molti altri visitatori (una coppia e due pittrici in disparte, oltre a qualche daino) ci siamo piacevolmente attardate a scattare foto e ammirare il giardino più naturale di questo posto.


Il bellissimo complesso del Kasuga Taisha è noto per le 2000 lanterne di pietra (circa) che lo circondano, oltre alle 1000 lanterne pendenti in bronzo che decorano l'interno del santuario stesso. Sembra che proprio a questo santuario si debba la presenza dei daini a Nara. Una leggenda narra che nell'ottavo secolo, quando venne fondato come santuario della nobile famiglia dei Fujiwara, fu invitato un potente dio del santuario di Kashima (pref. di Ibaraki). Questo dio arrivò a Nara cavalcando un daino bianco, così da allora i daini sono rispettati e protetti come messaggeri divini.


Vi è piaciuta la leggenda? Bene, sappiate che a Nara potrete comprare ogni tipo di oggetto fatto con corna di daino, nonché pelliccette di daino graziosamente maculate. Poetico, vero? ;P

lunedì 21 novembre 2011

Kyoto, mercato del tempio Toji (o Kobo-san ichi)

Come da programma, oggi abbiamo visitato attivamente il mercatino del tempio Toji, o Kobo-san.
Questo complesso si estende su una vasta area a sud della stazione di Kyoto, e ogni 21 del mese ospita numerosissime bancarelle di venditori privati che offrono qualunque oggetto usato e nuovo, di loro produzione o meno, a prezzi interessanti. Qui si possono trovare cose che difficilmente si vedono nei negozi, come piccolo artigianato, vecchi libri d'arte, kimono e accessori usati di ogni tipo, antichi rotoli dipinti, ceramiche prodotte in piccole quantità, ecc. Immancabili sono gli stand di "servizi" come le bancarelle mangerecce e persino una tenda in cui si praticano massaggi rilassanti. Una parte del mercato, com'è uso in molti altri mercati, è adibita alla vendita di piante e fiori, alcuni veramente affascinanti: peccato non potersi portare a casa un bonsai di murasaki!
Raggiungere il Toji e quindi il suo mercato è semplicissimo: alla stazione di Kyoto si imbocca l'uscita "Hachijo", ossia quella opposta alla torre di Kyoto, e si attraversa la strada, poi si volta a destra e si prosegue dritto. Arrivati al grande centro commerciale Aeon si gira a sinistra, poi a destra (insomma, si aggira il centro commerciale) e si prosegue dritti fino al grande incrocio con il Toji a sbarrarci la strada. Dalla stazione insomma si impiegano circa 10-15 minuti di cammino tranquillo.
La folla era già nutrita poco dopo le nove del mattino, quando ancora alcuni espositori non avevano finito di sistemare la propria merce. Nonostante l'ora, poi, le bancarelle offrivano già cibo di ogni tipo: taiyaki, takoyaki, okonomiyaki, yakisoba, caldarroste, yakitori... insomma, una ben strana colazione. Noi da brave italiane avevamo già consumato un tè con biscotti e dolcetti, nonché dei tramezzini per darci una certa "autonomia", quindi abbiamo resistito agli inviti (almeno per un po').






Non saprei come descrivere l'animazione e l'atmosfera del mercato, così variegato e rilassato nonostante le centinaia di persone ad affollarlo. Ogni venditore si è dimostrato paziente e affabile, curioso e divertito. Le domande che mi sono state fatte vanno da "in Italia parlate... italiano? spagnolo?" a "si mette l'olio d'oliva sulla pizza?", con una certa variazione sul tema Italia che non sto qui ad elencare. In generale ho notato la solita simpatia nei confronti dello straniero che parla giapponese, che si trasforma subito in complicità e apertura alle curiosità di cui sopra, con tanta allegria. Insomma, quando si abbattono le barriere linguistiche si eliminano anche tante remore, e ci si sente così vicini da diventare quasi amici.
Dopo la missione denominata "acero rosso" compiuta ieri ad Arashiyama e Kinkakuji, oggi abbiamo portato a termine anche la missione "trolley pieno al Kobo-san". L'abbiamo riempito di acquisti, parte dei quali vi mostro qui con orgoglio.




La missione di domani sarà "sfamare i daini di Nara". Ce la faranno le nostre eroine?

domenica 20 novembre 2011

Arashiyama, Tenryuji e Kinkakuji

La giornata si preannunciava variabile, ma abbiamo osato la gita ad Arashiyama comunque. Per fortuna non è andata male!
Arashiyama resta poco al di fuori del centro di Kyoto, nella zona occidentale. E' famosa a livello paesaggistico oltre che per il lungo ponte che attraversa il fiume Hozu, chiamato Togetsukyo (ponte che attraversa la luna), per la foresta di bambù che dal parco di Arashiyama conduce al tempio Tenryuji, uno dei cinque grandi templi zen di Kyoto.


Arrivare ad Arashiyama è semplice: dalla stazione di Kyoto si prende l'autobus n.28 e si scende ad Arashiyama koen. Lì inizia il ponte Togetsukyo, che abbiamo attraversato a piedi ammirando così lo scenario delle colline di Arashiyama e delle grandi barche che navigano la parte superiore del fiume. Alcuni aironi bianchi e neri se ne stavano appollaiati sugli isolotti, mentre un gruppo di anatre costeggiava noncurante le barche. Risalendo il fiume siamo arrivate all'inizio del parco, un bel giardino collinare con vista sulla valle, impreziosito da splendidi aceri, pini e camelie, che in un punto si congiunge con una fitta foresta di bambù molto alti e grossi, attraverso la quale un sentiero porta al tempio zen Rinzai di Tenryuji.



Il tempio è circondato da un bel giardino con laghetto "di ordinanza" abitato da carpe bianche e rosse, e un doppio giardino karesansui ("giardino zen") da un lato e dall'altro del padiglione con veranda. Il Tenryuji è uno dei cinque principali templi zen di Kyoto, ed è Patrimonio dell'Umanità.


Lasciata Arashiyama ci siamo dirette alla volta del Kinkakuji ("Padiglione d'Oro"), prendendo prima l'autobus n.11 e poi il n.59. Girare Kyoto significa abituarsi fin da subito al sistema dei bus, che è capillare e ben organizzato, come dimostra la cartina "Kyoto city bus travel map" in distribuzione presso la biglietteria della stazione di Kyoto e il centro di informazioni turistiche. Ogni turista che visiti Kyoto, sia pure giapponese, la prende e la consulta prima di ogni movimento. Noi abbiamo fatto lo stesso, e senza difficoltà abbiamo raggiunto il Kinkakuji (noi e decine di altri turisti stipati assieme a noi). Il momento del nostro ingresso coincideva con il sole basso verso il tramonto, a riflettersi sulla superficie dorata dell'edificio: uno spettacolo abbagliante, che fa sobbalzare il cuore! Al termine della nostra visita il cielo si è rannuvolato ed è scesa anche qualche gocciolina di pioggia: abbiamo fatto giusto in tempo, per fortuna.


Domani ci aspetta una delle tappe principali di questo viaggio: il mercatino del tempio Toji, o Kobo-san. Dopo averlo visto nel mese di maggio me ne sono innamorata, e per domani è prevista una bella giornata con temperature ideali. Andremo armate di curiosità, pazienza e un trolley per riporre gli acquisti! ^.*

sabato 19 novembre 2011

Viaggio a Kyoto

Siamo qui! Arrivate poche ore fa all'aeroporto del Kansai (Osaka) e scaravoltate come due patate alla stazione di Kyoto da un Limousine Bus, per poi raggiungere a piedi - finalmente! - il nostro alberghetto.
Sono troppo stanca per connettere bene, ma vorrei sottolineare il fatto che siamo partite con 9° a mezzogiorno e siamo atterrate con 20° alle 17, e una bella umidità portata dalla pioggia durante il giorno. A Dubai, dove abbiamo fatto scalo, ce n'erano 27 a mezzanotte, ma quella è un'altra cosa. Fa caldo! Speriamo che domani si rinfreschi un pochino come dicono, o che almeno l'umidità scenda, altrimenti temo per i miei aceri infuocati di rosso, che se fa troppo caldo non cambiano colore come si deve. Forza momiji!

venerdì 26 agosto 2011

Next trip: Kyoto!

Oggi finalmente è ufficiale, sono arrivati i biglietti e quindi... a Novembre si va a Kyoto! *\(^.^)/*
Stavolta saremo io e la mia Mamy, 8 giorni tra gli aceri dell'antica capitale. Detta così sembra che ci accamperemo in tenda o dormiremo sulle panchine, in realtà come al solito ho già prenotato le camere (al Capsule Ryokan, perchè lo Hana Hostel non aveva disponibilità). Non vedo l'ora!!
Il volo più economico lo offriva Emirates, quotata compagnia aerea con sede a Dubai (dove fa scalo), che permette ben 30Kg di bagaglio in stiva... fantastico! Altra offerta simile la faceva SAS (Scandinavian), ma non nelle esatte date che mi servivano. Non ho preso in considerazione Air China o EgyptAir, che pure hanno prezzi simili ma (a quanto ne so) tutt'altro servizio.
Ne saprete presto di più! ^.*

domenica 17 luglio 2011

Continua la solidarietà con il Tohoku - magliette pro Giappone

Penserete forse che voglia pubblicizzare in ritardo le iniziative dei grandi stilisti, o quella di Del Piero... invece no! :P (d'altra parte direi che non ne hanno bisogno)
L'amica di un'amica, sempre impegnata nel sociale e appassionata bonsaista, ha ideato e messo in vendita delle magliette il cui ricavato andrà al fondo istituito da un giovane maestro di bonsai, Omachi Isao, residente nella prefettura di Iwate. Il paese del maestro Omachi è stato colpito dall'onda dello tsunami, lasciando i sopravvissuti senza nulla.
Quindi, ecco cosa vi invito a fare: andate nel sito di Elisabetta Ruo (a questa pagina) e scegliete la maglietta che più vi piace. Mandate poi un'email ad Elisabetta e accordatevi con lei. Bastano 10 euro, avrete aiutato concretamente chi vive nelle zone colpite dalla tragedia e sarete testimonial di un'iniziativa che forse anche grazie a voi si allargherà a macchia d'olio. Non dimenticate poi di inviare ad Elisabetta la vostra foto con indosso la maglietta, verrà inviata in Giappone per dare coraggio a tutti.

In questi giorni Rai Storia sta trasmettendo il documentario della rete giapponese NHK intitolato "Surviving the tsunami" (sopravvivere allo tsunami). Ne sono veramente felice, i media sembrano aver dimenticato questa emergenza e la gente non ci pensa davvero più. Grazie Rai Storia, e grazie a tutti voi che vorrete partecipare alle iniziative e diffonderle!

P.S. potete controllare la programmazione di Rai Storia qui oppure richiedere la riprogrammazione del documentario attraverso Facebook

lunedì 27 giugno 2011

Tokyo, Yokohama e Kamakura - I parte

Tornare a Tokyo per noi è un pò come tornare a casa: abbiamo una sistemazione stabile, tutte le nostre cose (anche stavolta abbiamo lasciato le valigie dai nostri amici e abbiamo girato leggeri), amici da incontrare, più tempo e relax per gli ultimi giorni di vacanza. L'unica "distrazione" è una gita di due giorni a sud della capitale, per immergerci nel grande quartiere cinese di Yokohama (Chukagai) e fare un ultimo tour di templi buddhisti a Kamakura.
A Tokyo veniamo accolti dai nostri amici, Shiho e Jake, con una bella sorpresa: la pizza! Shiho ce la prepara con le sue mani (e l'aiuto di una macchina per fare il pane, che prepara l'impasto), in tre varianti tutte ottime. Il dolce l'abbiamo preso noi, un rotolo di pan di spagna ripieno di gelato alla panna preso a uno stand dello Hokkaido, nella stazione di Shinagawa.


Comprare o consumare cibo all'interno delle stazioni dei treni e della metropolitana, in Giappone ma soprattutto nelle grandi città come Tokyo, è abitudine consolidata e non ha nulla a che vedere con la stessa cosa fatta in qualunque altra parte del mondo. Qui le stazioni sono pulite, grandi o piccole che siano, frequentatissime e naturalmente sicure. Nelle più grandi ci sono ristoranti di ogni tipo, cafè, panetterie/pasticcerie, librerie, persino supermercati. La qualità del cibo offerto è mediamente buona, se non molto buona, e i prezzi convenienti. Nelle grandi stazioni poi sono presenti anche stand stagionali, che cambiano ogni settimana o ogni mese, in cui è possibile trovare specialità alimentari o artigianali provenienti da varie parti dell'arcipelago. Le stazioni sono poi specializzate in cibo a portar via, con vari negozi che vendono obentou (più propriamente detti ekiben, ossia obentou da stazione), pratici pranzi in scatola comodi da mangiare in treno. Sui ogni piattaforma dei binari, infine, c'è almeno un chiosco che vende bibite, riviste, snack, nonchè gli immancabili distributori automatici. Nelle stazioni più piccole fuori dalle città tutto il discorso cade, ma insomma, noi (italiani) non potremmo proprio lamentarci!


Il giorno dopo il nostro ritorno a Tokyo prendiamo possesso della Manhattan Suite al 26° piano del complesso residenziale dove vivono i nostri amici. Resteremo lì soltanto due notti, ma che spettacolo! La stanza è gigante rispetto al nostro standard, con un ingresso occupato da un armadio a 6 ante, due letti alla francese, due poltrone, un pouf, un tavolino, una scrivania lunga tutta una parete, le solite "attrezzature" (frigorifero, bollitore, tv satellitare...) ma soprattutto una vista mozzafiato sulla baia di Tokyo, il Rainbow Bridge e Odaiba, attraverso la parete a vetri che dalla camera oltrepassa la zona bagno con la Jacuzzi (!) e da sulla parete a vetro del grattacielo. La mancanza di privacy nella zona bagno è perdonata ;P (il wc è separato e nascosto dalla camera, ma ha una porta a vetri pure lui: ok godere della vista della baia, ma insomma quello forse è un pò eccessivo).


Il 31 andiamo a Yokohama, o meglio al quartiere cinese della città, che si raggiunge dal "centro" di Tokyo in circa mezzora di treno. Noi scendiamo alla fermata di Ishikawacho sulla linea JR Negishi (nessun cambio da Shinagawa, 34 min), ma un'altra fermata comoda è Motomachi-Chukagai sulla linea Minato Mirai.
Chukagai a Yokohama è il quartiere cinese più grande del Giappone, è contrassegnato da quattro portali principali e altri 5 interni e si estende su diversi isolati. L'atmosfera è colorata e animata, nelle vie si susseguono innumerevoli ristoranti e bancarelle di ravioli al vapore, ramen e altre specialità della cucina cinese, che qui è ottima. Le persone camminano in mezzo alla strada come fossero in un'isola pedonale, e in effetti le macchine sono molto rare. Al centro del quartiere si trova un tempio decisamente cinese (leggasi: variopinto, carico, opulento), dedicato al dio degli affari e della prosperità. In occasione della recente cessione di due panda da parte della Cina allo zoo di Ueno, a Tokyo, il quartiere si è riempito di gadget a tema, fino a dedicarci un negozio intero. Anche a Ueno si trovano cose a forma di panda ovunque, ma qui si sente un certo orgoglio nazionale tutto cinese per questi due ospiti illustri.



(continua)

giovedì 9 giugno 2011

Ise e Futaminoura

Siamo tornati in Italia, ma il racconto continua!

A sud-est di Kyoto si sviluppa la penisola che racchiude la baia di Ise, nella prefettura di Mie. Vorrei dire che il posto è apprezzato per le sue bellezze paesaggistiche, per le sue tradizioni culturali... tutte cose vere, d'accordo, ma la principale fonte d'attrazione qui è diventato il celeberrimo manzo di Matsusaka, quello che sembra vivere in un centro benessere: per ottenere una carne dall'aspetto "marmorizzato", dove il grasso è diffuso in modo uniforme all'interno dei muscoli, gli viene fatta bere ottima birra e gli si praticano frequenti massaggi. Il risultato è che l'animale vive benone (a quanto pare) e che la sua degna fine viene enormemente apprezzata da allevatori, rivenditori e consumatori. Noi lo confermiamo: va provata, non esiste niente di simile al mondo, ci viene l'acquolina in bocca ogni volta che ripensiamo alla nostra cena a base di manzo di Matsusaka! Se non ve la offrono (cosa che a noi è fortunatamente successa), preparatevi a un conto salatissimo, stile ristorante 3 stelle Michelin. Ripeto: ne vale la pena.

Lo scopo della nostra visita nel Mie-ken, comunque, non era la carne (buona buona buona!). La città di Ise ospita uno dei santuari più antichi del Giappone, nonchè il principale: Ise Jingu, ovvero il santuario di Ise, è il santuario della dea del sole Amaterasu, la divinità principale nel pantheon shintoista nonchè quella da cui si dice che discenda in linea diretta la stirpe imperiale. Qui si svolge la cerimonia di incoronazione di ogni nuovo imperatore e tutte le principali funzioni annuali che vedono la famiglia imperiale coinvolta nelle tradizioni secolari legate al buon raccolto e alla prosperità del Paese.
Il Jingu è diviso in due santuari: il Naiku, ossia il santuario interno, e il Geku, l'esterno. Il principale dei due è il Naiku: è qui che si svolgono le funzioni di cui sopra, è qui che viene custodito il leggendario specchio Yata no Kagami, insegna imperiale, ed è qui che si manifesta la divinità Amaterasu. L'importanza dello specchio è presto detta: nel Kojiki, opera letteraria del 712 d.C., si narra che Amaterasu, arrabbiata con il fratello Susanoo (che gliene combinava di tutti i colori, del tipo gettarle addosso la pelle insaguinata di un cavallo appena scuoiato, cose simpatiche così), decide al culmine della disperazione di chiudersi in una grotta e non uscirne più. In quanto dea del sole, però, mentre lei se ne sta chiusa lì tutto precipita nell'oscurità. Gli altri dei studiano allora un piano: una di loro, Amanouzume, appende uno specchio all'ingresso della grotta e si mette a ballare e divertire gli altri. Attratta dalle risate, Amaterasu si avvicina all'ingresso, dove gli altri le dicono che non c'è più bisogno di lei, ne hanno trovata un'altra: lei si affaccia, vede la sua immagine nello specchio e crede che sia tutto vero (beata ingenuità!), così resta lì impalata: gli altri allora ne approfittano e la tirano fuori, restituendo la luce al mondo. Naturalmente questo è il racconto di una eclissi, come se ne trovano in altre antiche tradizioni.
Se andrete anche voi al Naiku sappiate che: non vedrete lo specchio, non vedrete gli edifici principali, non incontrerete l'imperatore ;P Inoltre, gli edifici che vedrete (ma anche quelli nascosti) non avranno più di 20 anni: è questo il ciclo di vita che gli viene concesso, dopodichè se ne costruiscono di nuovi, sempre nel recinto del santuario, e il legno dei vecchi viene donato ad altri santuari nel Paese. Come ogni santuario shinto che si rispetti, anche il Naiku ospita una parte importante di natura, non disciplinata come nei templi buddisti, ma rigogliosa e quasi selvaggia: all'ingresso si attraversa un fiume, dopodichè si entra subito in un bosco di alberi altissimi, usati appunto per la periodica ricostruzione degli edifici. L'atmosfera qui è diversa da quella che si respira in altri santuari: mancano i colori artificiali, lo spazio è enorme ma circoscritto, il percorso è obbligato. Ai turisti può non piacere, e infatti tra le centinaia di persone che affollavano il posto c'era un solo altro straniero oltre a noi, accompagnato da quella che sembrava la suocera giapponese. Marco me l'ha ulteriormente confermato, dicendo che ha preferito gli altri santuari visti a questo. Per me naturalmente è un pò diverso: il Jingu è parte della mia formazione, ne ho studiato la storia e l'architettura, non vedevo l'ora di visitarlo dal vivo come chi studia l'arte e la mitologia greca smania per visitare il Partenone. Insomma, sono felice di esserci stata.



Futaminoura, sulla costa a pochi minuti di treno da Ise, è un altro paese legato alla tradizione shintoista che individua il "divino" in alcune manifestazioni naturali: a volte sono singoli alberi, altre volte intere montagne. Qui sono due rocce, chiamate Meoto-iwa (rocce marito e moglie), che rappresentano l'unione tra le due divinità Izanagi e Izanami, da cui si dice discendano i giapponesi. I due scogli sono uniti da una fune, chiamata shimenawa, che delimita tradizionalmente lo spazio sacro nello shinto e che viene sostituita ogni anno con una cerimonia solenne.
Il piccolo santuario annesso è popolato da decine di riproduzioni di rane, e ospita delle enormi conchiglie bivalve. La zona è poi famosa per le sue perle di ottima qualità, che qui si possono comprare a prezzi "convenienti" (per quanto possa convenire un collier di perle).
Indicazioni pratiche: si può raggiungere il santuario e le sue rocce da due ingressi o direzioni: la stazione JR, a circa 20 minuti a piedi, passando attraverso i negozi e gli alberghi del paese per arrivare alla costa, oppure il complesso di negozi accanto all'acquario Futami Sea Paradise, dove verrete chiamati a provare ogni sorta di cosa dai chiassosi negozianti. All'esterno dell'acquario c'è la fermata dell'autobus da/per Ise, nonchè una vasca d'acqua a scopo pubblicitario contenente diverse povere foche (una delle quali è di proporzioni mai viste!).



Trasporti - Ise e Futaminoura: da Nagoya esiste un treno rapido JR che vi porta a Ise in circa 90 minuti. Se avete il JR Pass dovrete comunque pagare un sovrapprezzo (490 yen), perchè si passa su un tratto di ferrovia privata.
A Ise potete raggiungere il Geku dalla stazione JR in circa 5 minuti a piedi, mentre per il Naiku dovrete prendere un autobus, di linea o turistico (CANBUS). Consigliamo di acquistare il pass giornaliero (costo 1000 yen) che vi permetterà di andare poi dal Naiku a Futaminoura e volendo anche tornare indietro (ma da lì è più veloce il treno). L'autobus per il Naiku (che sia di linea o turistico) parte sia dalla stazione di Ise JR che dalla stazione Ujiyamada, passa vicino al Geku e porta al Naiku in circa mezz'ora. Dal Naiku per Futaminoura l'autobus da prendere è il CANBUS, un mezzo colorato dotato di schermi che illustrano le attrazioni turistiche delle fermate, tra cui un parco di divertimenti che ricostruisce un castello sotto assedio!

Varie: la nostra fidata guida Lonely Planet Giappone non spreca molte parole sulla zona di Ise e Futami, anzi sinceramente non fa proprio venir voglia di andarci. A noi però è piaciuto attraversare la campagna, sfociare sul mare, sperimentare la vita tranquilla all'interno del frenetico Giappone che tutti conoscono. Il contro, se vogliamo, è che le opzioni qui sono poche: l'unico family restaurant in stazione (Ujiyamada, non Ise JR), l'unico supermercato vicino all'albergo, la ristretta (ma affollata e ricca) zona di souvenir vicino al Naiku. Insomma, valutate voi se vi può piacere o no, perchè il tempo conta quando si viaggia, e per venire qui se ne vanno 24 ore. Per noi sono state ben spese.

lunedì 30 maggio 2011

Kobe e Kyoto

Il viaggio procede, anche se impiego qualche giorno ad aggiornare il blog. Dal 26 al 28 abbiamo visitato Kobe, di nuovo Kyoto, Ise e Futami-no-ura (circa 800Km in tutto). Per ora parlerò delle prime due.

Kobe, come saprete, è stata praticamente rasa al suolo da un terribile terremoto nel 1995, quando hanno perso la vita circa 15.000 persone. La zona del porto e in generale la "città bassa" è quindi praticamente nuova, piena di edifici moderni e slanciati, gallerie di negozi e qualche area verde. La città è piena di vita, decisamente rinata dalla tragedia che l'ha colpita come fenice dalle sue ceneri. A noi piace molto, così ci siamo tornati e non ci siamo fatti mancare un tour in autobus con guida (in giapponese, vabbè). Non si tratta del solito sightseeing bus, ma di un piccolo autobus vecchio stile, color verde scuro, che ferma nei punti di interesse della città, percorrendola da nord a sud. Si può scegliere il biglietto sola andata (250 yen) o un biglietto valido un giorno intero (650 yen) che consente di salire e scendere quante volte si vuole, da tutte le fermate del City Loop Bus. Un giro completo impiega circa un'ora, secondo noi un buon investimento di tempo.

Abbiamo approfittato della fermata del City Loop Bus per visitare il quartiere cinese di Kobe, animato e piuttosto famoso, chiamato Nankinmachi. La zona è un punto d'attrazione turistica, e se vogliamo anche di turismo enogastronomico: i ristoranti cinesi qui offrono vero cibo da strada, che detta è così sembra una cosa brutta e che invece è fantastica! Noi abbiamo preso un butaman (sorta di raviolone al vapore ripieno di carne di maiale) e degli spiedini di gamberi (fritti, ovviamente), per mangiarceli seduti nella piazza centrale del quartiere, con decine di altri turisti e qualche scolaresca in gita.

Altro quartiere brulicante di vita, soprattutto da metà pomeriggio a notte inoltrata, è quello in cui abbiamo trovato sistemazione per la notte: Sannomiya, situato al centro della città e vero centro del divertimento a Kobe. Mentre di giorno sembra una zona piuttosto normale, se non tranquilla, di notte cambia faccia e si anima di "buttadentro" per i locali più svariati, molti dei quali sono "club" in cui spiccano ragazze (o ragazzi) decisamente ammiccanti. Si parla sempre di divertimento lecito, comunque, e i buttadentro non si avvicinano alle coppie (non sarebbero buoni clienti) così noi siamo stati risparmiati dai ripetuti inviti. In compenso abbiamo ricevuto qualche proposta da parte dei karaoke della zona, e così... ci siamo andati. Ora siamo i fieri possessori di una tessera fedeltà "Karaokekan".



Il ritorno a Kyoto sarebbe dovuto servire come base per visitare il castello di Hikone, sul lago Biwa, ma dal momento che Kyoto è pur sempre Kyoto non abbiamo resistito e abbiamo deciso di visitare ancora un pò la città. Di nuovo ospiti dello Hana Hostel, di cui vi parlerò, abbiamo proseguito la nostra visita di luoghi imperdibili nella vecchia capitale:
Ginkakuji, o Padiglione d'Argento - nato come villa privata con giardino dello shogun Ashikaga no Yoshimasa, è stato poi convertito in tempio zen secondo le ultime volontà dello stesso Yoshimasa, che negli ultimi anni della sua vita era diventato monaco zen. La costruzione principale è il Kannonden (sala di Kannon), struttura a due piani che emula il Kinkakuji (Padiglione d'Oro) commissionato dal nonno Ashikaga no Yoshimitsu. Sembra che nei piani iniziali ci fosse quello di ricoprire questa struttura in argento, ma contrariamente al Padiglione d'Oro qui l'unico metallo nobile sta nel nome e nelle intenzioni (in origine comunque l'apparenza di una copertura d'argento era data dal bagliore della lacca colpita dai riflessi dell'acqua del laghetto antistante, che non è più stata ripristinata). Attorno alla costruzione si possono ammirare due tipi di giardini: il tipico giardino secco che da noi è conosciuto come "giardino zen", nel quale sorge una montagna di sabbia che si crede simboleggi il Monte Fuji, e un grande giardino con alberi ad alto fusto, bambù e cespugli fioriti, ricoperto da un soffice e pieno tappeto di muschio. Ingresso 500 yen.
Tetsugaku no Michi, o Passeggiata del Filosofo - si tratta di un sentiero che dal Ginkakuji va verso sud seguendo un piccolo canale. Deve il suo nome a Nishida Kitaro, professore di filosofia dell'Università di Kyoto che amava passeggiare qui. Il sentiero è fiancheggiato da numerosi alberi di ciliegio, che lo rendono una meta favolosa da metà marzo ai primi di aprile. Lungo il suo percorso si incontrano piccoli negozi di artigianato, e alla fine alcuni templi, tra cui il primo è l'Eikando.
Tempio Eikando Zenrinji - quartier generale del ramo Seizan Zenrinji della scuola Jodo Shu (Terra Pura), l'Eikando val bene una visita di almeno un'ora, soprattutto in autunno dal momento che il suo vasto giardino è pieno di aceri. La sua storia risale all'anno 843 AC (!), quando Shinjo, discepolo di Kobo Daishi (sì, sempre lui), ottenne il permesso di stabilirlo. Il monaco al quale si deve la maggior fortuna di questo tempio è però Eikan, che nell'ultima parte del periodo Heian convertì il tempio (allora della scuola Shingon) al perseguimento dell'illuminazione attraverso la pratica del nembutsu, come voleva la scuola della Terra Pura. Ancora oggi il tempio è famoso per questa pratica, che consiste nell'invocare il nome del Buddha Amida ripetutamente e con un cuore puro. Gli edifici del tempio sono collegati da passaggi e ponti coperti, tra cui una scala ricurva che ricorda un drago addormentato (così dicono). Meravigliosi i dipinti della sala di Amida (Amida-do) e il giardino, che comprende una cascatella e tre laghetti, attraversati da quattro ponti. Nel laghetto più grande si trova anche un'isoletta dedicata alla dea Benten. Ingresso 600 yen.
Quartiere di Gion - restando nella parte orientale della città, poco distante dal tempio Eikando, troviamo il quartiere di Gion, noto per essere abitato dalle ormai poche vere geisha del Giappone, che qui sono chiamate geiko o maiko a seconda che siano professioniste o apprendiste. La zona conserva ancora diverse case da tè dall'aspetto tipico, non troppo contaminato dalla modernità, e un'atmosfera tutta particolare. Incontrare una maiko (allieva) è più facile che una geiko, e infatti ne abbiamo incrociata una verso le 18, stoicamente intenta a non farsi distogliere dalle decine di turisti armati di fotocamere e contemporaneamente non cadere dai suoi "trampoli" di legno.
Vi lascio con le immagini, ciao!




venerdì 27 maggio 2011

Takamatsu (Shikoku)

Con un giorno di ritardo, eccoci a parlare della nostra toccata e fuga nell'isola-regione dello Shikoku.

L'isola, che deve il nome (lett. "quattro paesi") alle quattro province in cui è divisa, si trova a sud della parte centro-occidentale dell'isola principale del Giappone, Honshu. Tra Shikoku e Honshu esistono alcuni ponti, tra cui il famoso Akashi-Kaikyo (il ponte sospeso più lungo del mondo, che in realtà collega Honshu all'isola di Awaji, prima dello Shikoku), e naturalmente diversi collegamenti marittimi. Da Okayama si può raggiungere lo Shikoku anche in treno, ma il modo migliore per girare l'isola resta l'automobile, o se preferite... il pellegrinaggio a piedi. Infatti lo Shikoku è meta di pellegrinaggio per i suoi 88 templi buddhisti visitati (così si narra) dal monaco Kukai (o Kobo Daishi - abbiamo parlato di lui nel post precedente), tutti numerati, che se raggiunti rigorosamente a piedi impegnano il buon pellegrino per almeno uno o due mesi. Noi non ci siamo cimentati, reduci dalle fatiche di Miyajima e avari di tempo. Avevamo due mete: la città di Takamatsu, con il giardino Ritsurin, e la città costiera di Naruto, con i suoi famosi vortici.


Raggiunta per prima Takamatsu (lett. "alto pino") abbiamo subito approfittato dell'ora di cena per provare la specialità della zona, che da sola vale il viaggio: il sanuki udon. Come per il normale udon, anche qui si tratta di una sorta di grossi spaghettoni teneri immersi in un brodo ricco di verdure e altro. Questi però sono molto ma molto lunghi, e molto ma molto gustosi! Il brodo stesso è diverso dal solito, anche se non so dire come. Insomma, vanno provati e basta. C'è anche da dire che si tratta di un piatto abbondante ed economico: una cena per due è costata sì e no 10 euro.


Il giorno dopo il nostro arrivo ci siamo diretti verso Ritsurin-koen, che una volta era il giardino di una villa privata appartenuta a un signore feudale, e che ora è un meraviglioso "parco" aperto al pubblico (pagante). All'interno del giardino si trovano centinaia di alberi di pino, una cascatella artificiale e alcuni laghetti, oltre a diverse varietà di piante e fiori, e le immancabili carpe. Diversi sono anche gli aironi grigi, che sembrano prediligere i laghetti per riposarsi un pò al sole, e abbiamo avvistato anche alcune grosse tartarughe all'interno di un laghetto pieno di piante acquatiche. Il giardino vale la visita, considerato anche che all'ingresso si trovano alcune guide volontarie che si offrono, se si vuole, di illustrare la storia e le particolarità del giardino. E' così che abbiamo fatto la conoscenza del Sig. Toyota, un anziano signore che parla inglese con forte accento britannico e lunghe pause, grazie al quale sappiamo ora riconoscere un pino rosso da uno nero anche solo al tatto, nonchè valutare la bellezza di un pino dai suoi tre elementi distintivi: il disegno della corteccia, la figura danzante e l'equilibrio della forma. Proprio a Takamatsu sono nati i bonsai, ci ha detto il Sig. Toyota, ed è per questo che in questo giardino si possono ammirare dei pini tanto belli. Consigliamo caldamente la visita di Ritsurin-koen e la guida del Sig. Toyota.


Nella tarda mattinata o al massimo verso pranzo ci saremmo dovuti spostare verso Naruto, ma sono sorte delle complicazioni: pochi treni a disposizione e incertezza sull'orario di apparizione dei gorghi in mare... avremmo potuto passare tutto il pomeriggio tra viaggio e attesa senza nemmeno vederli. A malincuore quindi non siamo andati a Naruto, lasciandola come meta per un prossimo viaggio. La visione, quando si riesce ad averla, deve comunque valere davvero la pena: circa 6 volte al giorno le correnti nello stretto di Naruto formano dei grandi vortici, immortalati anche da alcune famose stampe di Hiroshige (ved. qui), che è possibile vedere da vicino sia a bordo di un traghetto che dall'alto di un ponte. Da questo fenomeno prende il nome la "rotella" che si trova spesso immersa nel ramen, fatta di pesce, dal disegno a spirale.
Nota: a Naruto si trovano anche i templi n.1 e 2 del pellegrinaggio degli 88 templi, vi venisse mai la fantasia...!

Lasciata quindi Takamatsu ci siamo diretti verso la meta successiva, Kobe. A questa città dedicherò il prossimo post, per ora un saluto da Ise.