venerdì 13 ottobre 2017

Spostamenti tra gli aeroporti di Tokyo, Narita e Haneda

Una cosa che forse non tutti sanno è che l'aeroporto di Tokyo Narita, dove atterra la maggior parte dei voli intercontinentali dall'Europa, non è il più usato per i voli interni in Giappone, che invece viaggiano sull'aeroporto di Tokyo Haneda. Come fare quindi se la destinazione del nostro viaggio in Giappone non è Tokyo e si deve cambiare volo e aeroporto?

A me è successo durante il mio viaggio a Okinawa: Alitalia atterra a Narita, ma i voli per Okinawa sono quasi tutti su Haneda, compreso il mio. Ho dovuto quindi fare immigrazione e dogana a Narita (prendendo i bagagli), poi spostarmi verso Haneda al terminal dei voli nazionali e imbarcarmi ex novo per Okinawa. Questo succede anche a chi avesse tutti i voli operati dallo stesso vettore (es. ANA).
Se viaggiate poco o vi viene l'ansia nel pensare alla distanza tra i due aeroporti, spero di darvi una mano con qualche consiglio.



Calcolare i tempi di transito

Se si atterra a Narita, in media occorrono 30-40 minuti da quando l'aereo atterra a quando si passano tutti i controlli, dogana compresa. In periodi di alta stagione meglio prevedere code più lunghe, direi non sotto l'ora e mezza. In bassa stagione anche meno di mezz'ora, ma in questo caso meglio non essere troppo ottimisti.
I due aeroporti di Tokyo non sono esattamente a Tokyo, in particolare Narita, e distano molti km l'uno dall'altro. Il tempo di percorrenza medio tra Narita e Haneda, in treno o autobus, è di 70-90 minuti.
Le procedure di imbarco a Haneda sono piuttosto veloci per i voli interni, ma cercate di non arrivare sotto i 60 minuti dalla chiusura del gate di imbarco.
In totale, quindi, calcolate circa 5 ore di tempo tra l'orario di arrivo e quello del nuovo decollo.

Indicazioni per ritiro bagagli e dogana a Narita Airport


Come raggiungere l'aeroporto di Haneda da Narita

Gli aeroporti di Haneda e Narita si trovano in due zone opposte rispetto al "centro" di Tokyo. I collegamenti tra i due aeroporti di Tokyo sono di due tipi:

- treni: le linee Keikyu, Keisei e Tokyo Metro collegano i due aeroporti di Tokyo con treni espressi limitati (con fermate intermedie), al costo di 1760 yen. Questa soluzione può sembrare la migliore, ma spesso è più lenta. Controllate gli orari su Hyperdia.
- autobus: i Limousine Bus collegano direttamente i due aeroporti, al costo di 3100 yen. Il tempo di percorrenza dipende dal traffico, mediamente da 70 a 90 minuti. I bagagli vengono caricati e scaricati dal personale del Limousine Bus. Attenzione a non perdere la ricevuta che vi viene consegnata al momento di salire, la dovrete consegnare per riprendere i vostri bagagli all'arrivo.

Per chi avesse il JRP (Japan Rail Pass) valido per quel giorno, una soluzione più economica ma più lenta è prendere il Narita Express fino a Shinagawa (90 minuti) e da lì la linea Keikyu (410 yen - 14 minuti).

Se volete sapere cosa ho fatto io, per sicurezza e comodità ho scelto il Limousine Bus. Mi sono trovata molto bene, l'orario di arrivo è stato rispettato e il viaggio è stato piuttosto confortevole. Se non avessi avuto bagagli ingombranti probabilmente avrei optato per il treno, per risparmiare.

Interno di un Limousine Bus


martedì 5 settembre 2017

Prossima fermata: Okinawa!

Finalmente, dopo tanti viaggi in Giappone, anche noi potremo solcare i cieli e le acque a sud delle isole principali e sperimentare le meraviglie dell'arcipelago di Okinawa.
Cosa vedremo? Sorpresa! Quando lo vedremo? Molto presto, per fortuna! Le vacanze estive sono durate il tempo di un ferragosto e così, tra un periodo di delirio lavorativo e quello successivo, la pausa tropicale ci sembra ben meritata.

Naturalmente anche questo viaggio a Okinawa è stato costruito su misura per noi, quindi ci saranno cose che si vedono in tutti i primi viaggi lì e altre probabilmente meno usuali. E poi stavolta "noi" siamo io e la mia ormai nipponizzata mamy, quindi toglietevi dalla testa le solite immagini da viaggio di nozze... più che mai, stavolta si viaggia per scoprire!
Non credo ci inventeremo nulla, ma la curiosità è molta per questa nuova avventura.

A volte i desideri si avverano

giovedì 31 agosto 2017

Viaggiare in Giappone sempre connessi: SIM dati e router wifi


Internet in Giappone: SIM dati e router wifi

Da alcuni anni, finalmente, i turisti in Giappone possono acquistare o noleggiare delle SIM dati per avere la possibilità di usare internet in Giappone con i propri smartphone o apparecchi dotati di wifi.
Le compagnie che offrono questo servizio e le modalità di acquisto sono le più varie, così come le offerte e i servizi proposti.
Anche gli hotspot wifi gratuiti in Giappone sono decisamente aumentati negli ultimi anni, per cui non ci si deve più imbucare da Starbucks per connettersi gratis a internet, ma non sempre sono affidabili oppure richiedono noiose procedure di registrazione. Dedicherò a questo argomento un post più avanti, perché il discorso è comunque interessante e merita un approfondimento.


La scelta: SIM dati o router wifi?

Si può scegliere tra l'acquisto di una SIM valida per un determinato tempo e con un limite di dati, oppure il noleggio di un router wifi con le stesse caratteristiche. La differenza è che la SIM alla fine si butta, il router va invece riconsegnato.
La SIM non permette di telefonare, solo di usare la rete dati degli operatori mobili, esattamente come il router.
La comodità della SIM dati rispetto al router, a mio avviso, è che si ha un apparecchio in meno da portarsi appresso (sono una turista essenziale); eventualmente sarà il nostro telefono a fare da router condividendo la connessione con gli altri nostri dispositivi wifi. Ecco perché parlerò solo dell'acquisto della SIM dati in Giappone.


Quando e quale offerta SIM dati in Giappone scegliere?

Noi abbiamo preso l'abitudine di confrontare le offerte alcune settimane prima della partenza (di più non ha senso, perché cambiano costantemente) e poi decidere cosa ordinare prima di partire. Si potrebbe anche acquistare sul posto, ormai è noto ad esempio che all'aeroporto di Tokyo Narita sono stati installati dei distributori automatici di SIM dati, ma normalmente i prezzi online delle SIM dati sono migliori e la sicurezza di avere subito la SIM disponibile all'arrivo è impagabile.


Di solito per noi se la giocano queste due compagnie:
B-mobile
eConnect
B-mobile offre normalmente più GB di connessione oppure un periodo di tempo piuttosto esteso (dipende dal periodo), ma la configurazione richiede una rete wifi disponibile per poter accedere al sito, installare il profilo APN e scaricare il certificato di sicurezza. A Narita ad esempio si può fare, usando la connessione internet gratuita dell'aeroporto, ma per altri posti accertatevi prima di avere a disposizione una rete wifi aperta. Sconsigliata a chi non sa "giocare" con le impostazioni di rete.
eConnect costa mediamente di più, ma di solito permette un utilizzo più esteso nel tempo e soprattutto non richiede nessuna configurazione per funzionare. In più ha un'app di controllo davvero molto ben fatta (consiglio di scaricarla prima della partenza così da averla subito disponibile), che da anche la possibilità di acquistare più GB se serve. Ha dalla sua la semplicità di utilizzo, il contro è il prezzo.

Voi avete provato queste o altre soluzioni? Come vi siete trovati?
Resta inteso che se finisco in uno Starbucks la loro connessione la uso lo stesso, perché di solito è una scheggia! ;)

martedì 29 agosto 2017

Turisti in Giappone: buoni e cattivi


Nel mio precedente post Giappone e tatuaggi concludevo con una semplice riflessione su quello che per me significa essere un turista (virtuoso): "Si deve viaggiare tenendo conto di una cosa fondamentale: ovunque andiamo noi siamo ospiti, non padroni di casa" (...) "nel massimo rispetto per chi ci accoglierà". Ora, è evidente che io non sia l'unica a pensarla in questo modo, e proprio oggi sono incappata in questo articolo di Japan Times, il cui titolo tradotto è "La colpa dei 'cattivi turisti' in Giappone sta nei consigli che non ricevono".
In Giappone i turisti si differenziano quindi in buoni e cattivi, con un notevole astio verso questi ultimi.

L'articolo confuta alcune cose che scrivevo nel citato post, ad esempio "I turisti che non si adattano alle regole non sono certo una risorsa che possa invogliare un governo, che vede già un forte e costante incremento di presenze negli ultimi anni (...)". Io non entravo troppo nel dettaglio citando i numeri, ma Japan Times sì: nel 2016 il Giappone ha registrato la cifra record di 24 milioni di turisti in ingresso nel Paese, e i giapponesi ne criticano le diffuse cattive maniere (in particolare dei turisti asiatici).


Ecco però che l'autore dimostra da dove scrive. Non si può semplicemente condannare un comportamento o una situazione, pur deplorevole che sia: se l'intento è risolvere il problema, o quanto meno analizzarlo seriamente, il primo passo è fare autocritica. Questo in un Paese civile e governato dalle regole, almeno. Ecco che quindi il Giappone deve prendersi la responsabilità di insegnare il decoro ai turisti che vuole attrarre, invece di aspettarsi semplicemente che lo conoscano di base. Già qualcosa è stato fatto, come volantini e altri segnali di attenzione alle regole più comuni (ad esempio le regole di comportamento nelle famose onsen, le terme giapponesi), ma molto deve essere ancora fatto.

Il suggerimento dell'autore al governo giapponese è quello di educare tutti i turisti, buoni e cattivi, alle molte regole che non tutti possono conoscere prima di partire. Il mio personale suggerimento ai turisti, invece, resta quello di non aspettare che siano gli altri a dirci cosa fare, ma cerchiamo sempre di partire il più preparati possibile, e non esitiamo a osservare e chiedere quando siamo sul posto. Non spegniamo mai il cervello, viaggiare vuol dire anche cogliere ogni occasione per imparare.

mercoledì 23 agosto 2017

Giappone e tatuaggi

Chi conosce almeno un poco la cultura giapponese sa che i tatuaggi in Giappone non sono generalmente ben visti in società, non conta che siano grandiose opere d'arte "a tutto corpo" o piccolissime riproduzioni di nomi o graziosi animaletti. Vige quindi il divieto di ingresso a persone tatuate in luoghi come stabilimenti termali, piscine (pubbliche e private), parchi acquatici, e così via.

In questi giorni, però, il web (occidentale) si sta infervorando attorno alla questione, con sdegno e pretese: il governo giapponese deve fare qualcosa, il turismo internazionale è penalizzato, in vista delle Olimpiadi la questione va risolta... e altre amenità su questi toni di grande presunzione.
Presunzione, sì, perché chi scrive e si indigna presume che il suo punto di vista sia giusto e inoppugnabile: il resto del mondo ama i tatuaggi, il Giappone si deve adeguare e basta.

Dov'è finito il rispetto? Rispetto per un paese diverso dal proprio, in cui vigono regole di comportamento che sono generalmente esemplari e grazie alle quali il paese, densamente popolato e perciò estremamente organizzato, risulti essere uno dei più sicuri e belli da visitare e in cui vivere.
Chi e in base a quale diritto si sente di poter cambiare le regole in casa di altri? Le Olimpiadi di Tokyo 2020 non saranno un problema: gli atleti potranno esibire in gara i tatuaggi, ma se andranno in luoghi pubblici in cui viga il divieto lo dovranno rispettare come ogni altra persona, giapponese o meno.

I turisti che non si adattano alle regole non sono certo una risorsa che possa invogliare un governo, che vede già un forte e costante incremento di presenze negli ultimi anni, a imporre alla sua popolazione un cambiamento di opinione. Perché questo è: l'opinione pubblica è ancora per la maggior parte dell'idea che le persone non debbano mostrare i propri tatuaggi in pubblico. Imporre il cambiamento per qualche straniero di passaggio sarebbe davvero una buona idea? Io sono convinta di no.

Si deve viaggiare tenendo conto di una cosa fondamentale: ovunque andiamo noi siamo ospiti, non padroni di casa, e nessuno ci obbliga a partire così come nessuno è obbligato a riceverci. Impariamo a informarci e valutare cosa possiamo accettare o meno, prima di decidere se partire. Ma se decidiamo di andare, stiamo anche accettando di adeguarci a quello che troveremo, nel massimo rispetto per chi ci accoglierà.