lunedì 11 ottobre 2010

Kushiro e Abashiri, l'altra faccia dello Hokkaido 2

Dopo aver dato un'occhiata agli orari dei treni (viva la connessione internet in camera!) e un'attenta lettura di opuscoli e guide, abbiamo deciso dove trascorrere il giorno del mio compleanno: ad Abashiri, nel nord dell'isola.
Abashiri è una città costiera, proprio come Kushiro, situata a Nord Est dell'isola di Hokkaido e affacciata sul freddo mare di Okhotsk, lambita dai ghiacci in discesa dalla Russia nei mesi più freddi. Non si tratta di una città particolarmente grande (ha circa 40.000 abitanti), ma deve la sua "fama" a due fonti molto diverse: la sua storica prigione e la nave rompighiacci Aurora.
Strano ma vero, la prigione di Abashiri, un tempo temuta quanto Alcatraz dai prigionieri politici giapponesi, è diventata un museo aperto al pubblico (mentre un altro edificio, più nuovo e funzionale, continua ad ospitare i detenuti) con percorsi "didattici" e ricostruzioni decisamente inquietanti. La nave rompighiacci Aurora, invece, offre brividi ben diversi ai turisti del Nord, che sfidano vento e gelo polare per un'ora, nell'emozionante tour offerto nei mesi più rigidi.

Arrivare ad Abashiri da Kushiro è semplice: l'unica linea ferroviaria che parte da Kushiro e va verso nord ha come capolinea proprio Abashiri, passando per il bellissimo Parco Nazionale di Akan. Lì, con un pò di fortuna (che noi abbiamo avuto!) si riescono a vedere le celeberrime e magnifiche gru giapponesi, giganti e superbe nel paesaggio innevato della riserva naturale fatta proprio per loro.
Il treno della linea Senmo che porta i viaggiatori da sud a nord e viceversa credo sia quanto di più "antico" si possa trovare in Giappone: una motrice-monovagone con comandi ad entrambe le estremità e i posti a sedere in mezzo, che cammina lenta e inesorabile tra i paesini dell'interno, piccoli e raccolti come lei. Una chicca inaspettata, che al momento ci ha gettato nello sconforto (ecco come mai per percorrere soli 170 Km avrebbe dovuto impiegare 3 ore!) ma che ora ricordiamo con tenerezza.



Arrivati ad Abashiri abbiamo rimpianto i marciapiedi ghiacciati ma in fondo praticabili di Sapporo: qui la neve e il ghiaccio sono talmente potenti da invadere anche i primi gradini della stazione, le cui grate non servono a nulla, obbligando chiunque ad aggrapparsi ai corrimano con una buona dose di santini in tasca.
Presa una cartina all'ufficio turistico interno alla stazione, che fornisce anche informazioni sugli autobus (quasi inesistenti), abbiamo preso il primo taxi disponibile (non che ci fosse la fila...) e abbiamo chiesto di portarci alla prigione di Abashiri, la nostra prima meta. Inutile dire che la cartina era in giapponese, molti kanji e poco altro, ma alla seconda domanda "prigione di Abashiri?" ho capito che qualcosa non andava... o la mia pronuncia era peggiorata/incomprensibile al nord, oppure stavo sbagliando qualcos'altro... ma cosa? Studiando rapidamente la malefica cartina ecco che un lampo di genio mi balena nella mente: non la prigione, ma il museo della prigione! Eh già, perchè solo un tassista giapponese può pensare che due turisti stranieri vogliano andare a visitare un carcere di massima sicurezza in funzione, invece del celebre museo/ricostruzione turistica! Non sarò stata precisa, ma diamine... un pò di elasticità!
Corretto il tiro e chiarito il malinteso, vediamo che la strada si inerpica sempre più in alto, anche se dire che vediamo la strada è un pò un eufemismo: in realtà intuiamo dai guardrail che da qualche parte sotto lo spesso strato di neve ghiacciata debba esserci forse dell'asfalto, che forse in estate sbucherà fuori, ma che per ora ci terrorizza tanto quanto la guida spericolata del nostro autista, che prende un tornante dietro l'altro manco fosse Ayrton Senna ai bei tempi che furono! Ci auguriamo di cuore che le gomme siano chiodate e ben rodate, che i freni funzionino e che a nessuno venga in mente di incrociare la nostra strada...
Arrivati al piazzale del museo notiamo di non essere soli: ci sono ben 3 persone oltre a noi, una folla! Alla biglietteria ci viene consegnato un opuscolo in inglese che - come scopriremo presto - ha il solo scopo di confonderci e farci vagare a caso: il percorso numerato riportato sul nostro opuscolo non corrisponde a quello con cui sono contrassegnati i punti della prigione-museo. Alla fine rinunciamo a seguire la nostra mappa e tampiniamo gli altri 3. Il percorso mostra le diverse sezioni della prigione voluta alla fine dell'ottocento dal governo Meiji, in cui si rieducavano i prigionieri con lavori forzati "utili" quali la costruzione di strade e la coltivazione delle loro stesse riserve di cibo. Zappare la terra a -20° non dev'essere stata una passeggiata, per poi riposare in celle da 2x2m senza riscaldamento disposte in lunghe file, nell'inquietante forma di una stella con al centro delle simpatiche guardie armate. Tutte soluzioni di cui il museo si vanta più volte, facendo paragoni con altre prigioni celebri nel mondo! Molto inquietanti sono le riproduzioni dei condannati (uno è seduto nella sua cella, a mò di film horror), ma simpaticissimo il Nipopo nel "giardino": si tratta di una statua di legno alta circa 2m raffigurante una divinità Ainu protettrice dei bambini (cosa ci faccia lì non lo sapremo forse mai).



Dopo l'allegra visita del museo-prigione, decidiamo di andare al vicino Museo dei ghiacci di Okhotsk, essendo il più interessante Museo dei Popoli del Nord chiuso (ma uffa!). Altro taxi, altri brividi freddi, ed eccoci ancora più sù, a dominare la città immersa nella foschia. Il museo è in effetti anche sede di un osservatorio, da cui si gode lo spettacolo dei massi ghiacciati che dalla Russia scendono ad Abashiri bloccandone il porto e le attività d Febbraio ad Aprile. Qui i visitatori sono più numerosi, facciamo infatti parte di un gruppetto di circa 10 persone in attesa dell'ultima visita guidata: inutile dirlo, in giapponese, e stavolta senza l'ausilio di una finta guida in inglese. Mi faccio animo, pensando di poter più o meno tradurre le spiegazioni della sorridente signora che ci farà da guida: impresa decisamente al di sopra delle mie possibilità, dati gli argomenti "scolastici" da lezione di Scienze naturali in cui mi perdo dopo le prime frasi. Decidiamo di continuare da soli, defilandoci "senza farci notare" e ammirando i bellissimi esemplari di flora e fauna del "sottoghiaccio": pesci stranissimi con ventose prensili, esserini microscopici e trasparenti che sembrano angeli, un universo inaspettato!






Alla fine del tour, che ci ha anche fatto assaggiare una dose supplementare di freddo facendoci passare per una cella refrigerata a non so quanti gradi sotto lo zero (per provare le temperature dei ghiacci perenni... ma che gioia!), i gentili gestori del museo ci aiutano a chiamare un taxi per tornare alla stazione. Lì compriamo qualcosa nel vicino conbini, ci accomodiamo nell'accogliente sala d'aspetto con tv satellitare sintonizzata su un canale culturale, e aspettiamo con pazienza il nostro trenino. Ventinove anni, Hokkaido, Giappone.