lunedì 27 giugno 2011

Tokyo, Yokohama e Kamakura - I parte

Tornare a Tokyo per noi è un pò come tornare a casa: abbiamo una sistemazione stabile, tutte le nostre cose (anche stavolta abbiamo lasciato le valigie dai nostri amici e abbiamo girato leggeri), amici da incontrare, più tempo e relax per gli ultimi giorni di vacanza. L'unica "distrazione" è una gita di due giorni a sud della capitale, per immergerci nel grande quartiere cinese di Yokohama (Chukagai) e fare un ultimo tour di templi buddhisti a Kamakura.
A Tokyo veniamo accolti dai nostri amici, Shiho e Jake, con una bella sorpresa: la pizza! Shiho ce la prepara con le sue mani (e l'aiuto di una macchina per fare il pane, che prepara l'impasto), in tre varianti tutte ottime. Il dolce l'abbiamo preso noi, un rotolo di pan di spagna ripieno di gelato alla panna preso a uno stand dello Hokkaido, nella stazione di Shinagawa.


Comprare o consumare cibo all'interno delle stazioni dei treni e della metropolitana, in Giappone ma soprattutto nelle grandi città come Tokyo, è abitudine consolidata e non ha nulla a che vedere con la stessa cosa fatta in qualunque altra parte del mondo. Qui le stazioni sono pulite, grandi o piccole che siano, frequentatissime e naturalmente sicure. Nelle più grandi ci sono ristoranti di ogni tipo, cafè, panetterie/pasticcerie, librerie, persino supermercati. La qualità del cibo offerto è mediamente buona, se non molto buona, e i prezzi convenienti. Nelle grandi stazioni poi sono presenti anche stand stagionali, che cambiano ogni settimana o ogni mese, in cui è possibile trovare specialità alimentari o artigianali provenienti da varie parti dell'arcipelago. Le stazioni sono poi specializzate in cibo a portar via, con vari negozi che vendono obentou (più propriamente detti ekiben, ossia obentou da stazione), pratici pranzi in scatola comodi da mangiare in treno. Sui ogni piattaforma dei binari, infine, c'è almeno un chiosco che vende bibite, riviste, snack, nonchè gli immancabili distributori automatici. Nelle stazioni più piccole fuori dalle città tutto il discorso cade, ma insomma, noi (italiani) non potremmo proprio lamentarci!


Il giorno dopo il nostro ritorno a Tokyo prendiamo possesso della Manhattan Suite al 26° piano del complesso residenziale dove vivono i nostri amici. Resteremo lì soltanto due notti, ma che spettacolo! La stanza è gigante rispetto al nostro standard, con un ingresso occupato da un armadio a 6 ante, due letti alla francese, due poltrone, un pouf, un tavolino, una scrivania lunga tutta una parete, le solite "attrezzature" (frigorifero, bollitore, tv satellitare...) ma soprattutto una vista mozzafiato sulla baia di Tokyo, il Rainbow Bridge e Odaiba, attraverso la parete a vetri che dalla camera oltrepassa la zona bagno con la Jacuzzi (!) e da sulla parete a vetro del grattacielo. La mancanza di privacy nella zona bagno è perdonata ;P (il wc è separato e nascosto dalla camera, ma ha una porta a vetri pure lui: ok godere della vista della baia, ma insomma quello forse è un pò eccessivo).


Il 31 andiamo a Yokohama, o meglio al quartiere cinese della città, che si raggiunge dal "centro" di Tokyo in circa mezzora di treno. Noi scendiamo alla fermata di Ishikawacho sulla linea JR Negishi (nessun cambio da Shinagawa, 34 min), ma un'altra fermata comoda è Motomachi-Chukagai sulla linea Minato Mirai.
Chukagai a Yokohama è il quartiere cinese più grande del Giappone, è contrassegnato da quattro portali principali e altri 5 interni e si estende su diversi isolati. L'atmosfera è colorata e animata, nelle vie si susseguono innumerevoli ristoranti e bancarelle di ravioli al vapore, ramen e altre specialità della cucina cinese, che qui è ottima. Le persone camminano in mezzo alla strada come fossero in un'isola pedonale, e in effetti le macchine sono molto rare. Al centro del quartiere si trova un tempio decisamente cinese (leggasi: variopinto, carico, opulento), dedicato al dio degli affari e della prosperità. In occasione della recente cessione di due panda da parte della Cina allo zoo di Ueno, a Tokyo, il quartiere si è riempito di gadget a tema, fino a dedicarci un negozio intero. Anche a Ueno si trovano cose a forma di panda ovunque, ma qui si sente un certo orgoglio nazionale tutto cinese per questi due ospiti illustri.



(continua)

giovedì 9 giugno 2011

Ise e Futaminoura

Siamo tornati in Italia, ma il racconto continua!

A sud-est di Kyoto si sviluppa la penisola che racchiude la baia di Ise, nella prefettura di Mie. Vorrei dire che il posto è apprezzato per le sue bellezze paesaggistiche, per le sue tradizioni culturali... tutte cose vere, d'accordo, ma la principale fonte d'attrazione qui è diventato il celeberrimo manzo di Matsusaka, quello che sembra vivere in un centro benessere: per ottenere una carne dall'aspetto "marmorizzato", dove il grasso è diffuso in modo uniforme all'interno dei muscoli, gli viene fatta bere ottima birra e gli si praticano frequenti massaggi. Il risultato è che l'animale vive benone (a quanto pare) e che la sua degna fine viene enormemente apprezzata da allevatori, rivenditori e consumatori. Noi lo confermiamo: va provata, non esiste niente di simile al mondo, ci viene l'acquolina in bocca ogni volta che ripensiamo alla nostra cena a base di manzo di Matsusaka! Se non ve la offrono (cosa che a noi è fortunatamente successa), preparatevi a un conto salatissimo, stile ristorante 3 stelle Michelin. Ripeto: ne vale la pena.

Lo scopo della nostra visita nel Mie-ken, comunque, non era la carne (buona buona buona!). La città di Ise ospita uno dei santuari più antichi del Giappone, nonchè il principale: Ise Jingu, ovvero il santuario di Ise, è il santuario della dea del sole Amaterasu, la divinità principale nel pantheon shintoista nonchè quella da cui si dice che discenda in linea diretta la stirpe imperiale. Qui si svolge la cerimonia di incoronazione di ogni nuovo imperatore e tutte le principali funzioni annuali che vedono la famiglia imperiale coinvolta nelle tradizioni secolari legate al buon raccolto e alla prosperità del Paese.
Il Jingu è diviso in due santuari: il Naiku, ossia il santuario interno, e il Geku, l'esterno. Il principale dei due è il Naiku: è qui che si svolgono le funzioni di cui sopra, è qui che viene custodito il leggendario specchio Yata no Kagami, insegna imperiale, ed è qui che si manifesta la divinità Amaterasu. L'importanza dello specchio è presto detta: nel Kojiki, opera letteraria del 712 d.C., si narra che Amaterasu, arrabbiata con il fratello Susanoo (che gliene combinava di tutti i colori, del tipo gettarle addosso la pelle insaguinata di un cavallo appena scuoiato, cose simpatiche così), decide al culmine della disperazione di chiudersi in una grotta e non uscirne più. In quanto dea del sole, però, mentre lei se ne sta chiusa lì tutto precipita nell'oscurità. Gli altri dei studiano allora un piano: una di loro, Amanouzume, appende uno specchio all'ingresso della grotta e si mette a ballare e divertire gli altri. Attratta dalle risate, Amaterasu si avvicina all'ingresso, dove gli altri le dicono che non c'è più bisogno di lei, ne hanno trovata un'altra: lei si affaccia, vede la sua immagine nello specchio e crede che sia tutto vero (beata ingenuità!), così resta lì impalata: gli altri allora ne approfittano e la tirano fuori, restituendo la luce al mondo. Naturalmente questo è il racconto di una eclissi, come se ne trovano in altre antiche tradizioni.
Se andrete anche voi al Naiku sappiate che: non vedrete lo specchio, non vedrete gli edifici principali, non incontrerete l'imperatore ;P Inoltre, gli edifici che vedrete (ma anche quelli nascosti) non avranno più di 20 anni: è questo il ciclo di vita che gli viene concesso, dopodichè se ne costruiscono di nuovi, sempre nel recinto del santuario, e il legno dei vecchi viene donato ad altri santuari nel Paese. Come ogni santuario shinto che si rispetti, anche il Naiku ospita una parte importante di natura, non disciplinata come nei templi buddisti, ma rigogliosa e quasi selvaggia: all'ingresso si attraversa un fiume, dopodichè si entra subito in un bosco di alberi altissimi, usati appunto per la periodica ricostruzione degli edifici. L'atmosfera qui è diversa da quella che si respira in altri santuari: mancano i colori artificiali, lo spazio è enorme ma circoscritto, il percorso è obbligato. Ai turisti può non piacere, e infatti tra le centinaia di persone che affollavano il posto c'era un solo altro straniero oltre a noi, accompagnato da quella che sembrava la suocera giapponese. Marco me l'ha ulteriormente confermato, dicendo che ha preferito gli altri santuari visti a questo. Per me naturalmente è un pò diverso: il Jingu è parte della mia formazione, ne ho studiato la storia e l'architettura, non vedevo l'ora di visitarlo dal vivo come chi studia l'arte e la mitologia greca smania per visitare il Partenone. Insomma, sono felice di esserci stata.



Futaminoura, sulla costa a pochi minuti di treno da Ise, è un altro paese legato alla tradizione shintoista che individua il "divino" in alcune manifestazioni naturali: a volte sono singoli alberi, altre volte intere montagne. Qui sono due rocce, chiamate Meoto-iwa (rocce marito e moglie), che rappresentano l'unione tra le due divinità Izanagi e Izanami, da cui si dice discendano i giapponesi. I due scogli sono uniti da una fune, chiamata shimenawa, che delimita tradizionalmente lo spazio sacro nello shinto e che viene sostituita ogni anno con una cerimonia solenne.
Il piccolo santuario annesso è popolato da decine di riproduzioni di rane, e ospita delle enormi conchiglie bivalve. La zona è poi famosa per le sue perle di ottima qualità, che qui si possono comprare a prezzi "convenienti" (per quanto possa convenire un collier di perle).
Indicazioni pratiche: si può raggiungere il santuario e le sue rocce da due ingressi o direzioni: la stazione JR, a circa 20 minuti a piedi, passando attraverso i negozi e gli alberghi del paese per arrivare alla costa, oppure il complesso di negozi accanto all'acquario Futami Sea Paradise, dove verrete chiamati a provare ogni sorta di cosa dai chiassosi negozianti. All'esterno dell'acquario c'è la fermata dell'autobus da/per Ise, nonchè una vasca d'acqua a scopo pubblicitario contenente diverse povere foche (una delle quali è di proporzioni mai viste!).



Trasporti - Ise e Futaminoura: da Nagoya esiste un treno rapido JR che vi porta a Ise in circa 90 minuti. Se avete il JR Pass dovrete comunque pagare un sovrapprezzo (490 yen), perchè si passa su un tratto di ferrovia privata.
A Ise potete raggiungere il Geku dalla stazione JR in circa 5 minuti a piedi, mentre per il Naiku dovrete prendere un autobus, di linea o turistico (CANBUS). Consigliamo di acquistare il pass giornaliero (costo 1000 yen) che vi permetterà di andare poi dal Naiku a Futaminoura e volendo anche tornare indietro (ma da lì è più veloce il treno). L'autobus per il Naiku (che sia di linea o turistico) parte sia dalla stazione di Ise JR che dalla stazione Ujiyamada, passa vicino al Geku e porta al Naiku in circa mezz'ora. Dal Naiku per Futaminoura l'autobus da prendere è il CANBUS, un mezzo colorato dotato di schermi che illustrano le attrazioni turistiche delle fermate, tra cui un parco di divertimenti che ricostruisce un castello sotto assedio!

Varie: la nostra fidata guida Lonely Planet Giappone non spreca molte parole sulla zona di Ise e Futami, anzi sinceramente non fa proprio venir voglia di andarci. A noi però è piaciuto attraversare la campagna, sfociare sul mare, sperimentare la vita tranquilla all'interno del frenetico Giappone che tutti conoscono. Il contro, se vogliamo, è che le opzioni qui sono poche: l'unico family restaurant in stazione (Ujiyamada, non Ise JR), l'unico supermercato vicino all'albergo, la ristretta (ma affollata e ricca) zona di souvenir vicino al Naiku. Insomma, valutate voi se vi può piacere o no, perchè il tempo conta quando si viaggia, e per venire qui se ne vanno 24 ore. Per noi sono state ben spese.