(scritto il 30/12 in viaggio verso Sapporo)
Dopo l'avventura sui treni di ieri e il meritato riposo in albergo, stamattina siamo scesi a fare colazione con rinnovato spirito di viaggiatori indefessi. Fuori nevicava, lo vedevamo dalle finestre del ristorante al primo piano dove c'era la colazione self service a buffet, non molto varia ma perfetta per noi (dopotutto era gratis). Il ristorante dell'albergo si chiama "Trattoria Mercato", espone all'ingresso alcuni prodotti come olio d'oliva e pasta De Cecco, ma ieri sera non l'abbiamo potuto provare perchè era il loro giorno di riposo. Magari lo potremo fare il 4, quando torneremo a Hakodate prima di ripartire per Tokyo, e saremo di nuovo ospiti dell'hotel Porto.Siccome la visita di Hakodate possiamo rimandarla a fine tour, abbiamo deciso di evitare i problemi dovuti ad eventuali ritardi e siamo saliti sul treno delle 11 diretto a Sapporo, il Super Hokuto 7. Questo treno ha 2 carrozze di posti liberi, di cui abbiamo potuto comodamente approfittare essendo arrivati in stazione mezz'ora prima della partenza. I posti prenotabili erano già tutti esauriti, invece.Durante il tragitto del treno ci siamo rifatti un pò gli occhi: bellissime distese innevate, montagne, l'oceano a est per un bel tratto, molti alberi, laghetti e fiumi ghiacciati. Finalmente ci sentiamo "benvenuti in Hokkaido"!Il viaggio in treno da Hakodate a Sapporo con il Super Hokuto impiega poco più di 3 ore, ecco perchè abbiamo programmato la sosta a Hakodate sia all'andata che al ritorno: la tirata unica sarebbe stata un pò troppo pesante, soprattutto in casi come quello di ieri che non erano nemmeno in previsione!I turisti stranieri qui non sono molti: ieri abbiamo incontrato un francese, oggi un australiano, mentre stamattina siamo stati omaggiati di due agendine tascabili da una donna anglofona (probabilmente americana) che pubblicizzano una tabaccheria di Hakodate.Siccome la neve e le pozze in strada sono molte, come previsto ci sarà necessario avere ai piedi qualcosa di più adatto delle nostre scarpe da tennis: siamo così entrati in un negozio di scarpe sulla via della stazione di Hakodate, dove io ho trovato un bel paio di stivali in goretex a prova di acqua e freddo, mentre Marco dovrà cercare a Sapporo.
Ora ci troviamo a Sapporo, abbiamo già trascorso due belle giornate e la fine dell'anno qui... ma ve ne parleremo stasera! Per il momento tanti auguri di un Felice Anno Nuovo a tutti!!
Cronache di viaggi attraverso il Giappone, tutte rigorosamente personali, con qualche informazione speriamo utile per altri viaggiatori.
mercoledì 31 dicembre 2008
lunedì 29 dicembre 2008
Il crollo di un mito: la puntualità dei treni giapponesi
Prima di parlarvi del motivo che da il titolo a questo nuovo racconto faremo una premessa sul sistema dei trasporti in Giappone. In tutto il Paese, da nord a sud isolette comprese, è generalmente presente la compagnia Japan Rail (JR) con diversi tipi di treni, autobus e persino traghetti. Oltre a questa ci sono numerose compagnie di trasporti private (ferrovie, autobus, traghetti e metropolitane), compagnie di autonoleggi, e così via. La JR è anche la proprietaria degli ormai famigerati treni Shinkansen, ossia quelli che da noi si conoscono come "treni proiettile", in grado di percorrere centinaia di Km in pochissimo tempo, su binari dedicati.
Prendere un treno Shinkansen significa: acquistare il biglietto e/o prenotare il posto, entrare nei cancelli dei binari Shinkansen, attendere il treno mettendosi in fila nei percorsi tracciati a terra a seconda del vagone su cui si viaggerà, e... esattamente quando scatta l'ora di arrivo prevista, ecco arrivare il treno, le cui porte si fermeranno esattamente di fronte al percorso tracciato. Tutto semplice, ordinato e puntuale fino all'eccesso, ma fantastico proprio per questo.
Ora, abituati come siamo alla precisione e affidabilità da leggenda di questi treni, con in mano la nostra prenotazione "Tokyo-Hachinohe" siamo partiti anche un pò in anticipo stamattina, per lasciarci il tempo di scegliere un obentou (cestino del pranzo) prima di salire sullo Shinkansen Hayate 15 delle 10:56. Arrivati quindi a Tokyo con mezz'ora di anticipo sul treno ci siamo chiesti se, per scrupolo, non si fossero liberati dei posti vicini sul treno: quelli prenotati infatti erano su due file diverse, ma al momento della prenotazione non c'era di meglio. Niente da fare, l'addetta alle prenotazioni ci dice che i treni sono in ritardo e tutti i posti sono già stati prenotati, quindi ci teniamo i nostri e andiamo a vedere la situazione ritardo, che già di per sè è cosa strana: ripeto, la puntualità di questi treni è leggendaria!
Arrivati al cancello degli Shinkansen diretti a nord crediamo di vedere male: sul tabellone sono riportati i treni che sarebbero dovuti partire ben TRE ore prima?!? C'è gente dovunque, chi mangia seduto sulla valigia e chi si guarda attorno confuso, sembra di essere a Malpensa durante uno sciopero Alitalia! Capistazione armati di megafono dicono alla gente di entrare/uscire dai cancelli, una fila infinita di gente aspetta il proprio turno alla biglietteria vicina per cercare di modificare o cancellare una prenotazione, in generale sembra che nessuno sappia bene quello che sta facendo.
Noi non abbiamo bisogno di biglietto per entrare o uscire, il pass ci fa andare dove vogliamo, prendere qualunque treno e tratta, quindi ci avventuriamo su un binario e decidiamo di vedere cosa succede: il treno delle 7:26 sta per partire, la gente è ferma in piedi tra le porte, il treno viene annunciato diverse volte ma sembra non volersene andare. Che fare? Un viaggio di tre ore in piedi stipati tra le porte del treno, oppure tentare l'attesa? Vedendo che anche il treno successivo sembra essere pronto e che forse la situazione si sta sbloccando, decidiamo di aspettare fiduciosi che i nostri eroi JR rimettano a posto le cose. Primo errore.
Abbandoniamo quindi i binari e torniamo tra la folla di disperati sotto, dando un'occhiata al tabellone degli orari stampato e a quello a messaggi variabili: qualcosa sembra non andare, mancano dei treni o è la nostra impressione? Evitando la lunghissima coda di persone in attesa alla biglietteria adiacente ai binari, ci dirigiamo allo sportello dove eravamo stati prima per avere chiarimenti riguardo orari e tempi di attesa. Stavolta incappiamo in un ragazzino poco preparato (va detto), che ci rassicura sul fatto che il nostro treno partirà, anche se in ritardo, e ci da un orario ipotetico di coincidenza: sì perchè dopo questo treno ci aspetta un secondo tratto di più di 3 ore, per raggiungere Hakodate.
Tornando sui binari però il dubbio ci attanaglia: com'è che sugli schermi compaiono i treni fino alle 8e30 circa, poi direttamente quelli dopo mezzogiorno? Che ne è di quelli in mezzo? Naturalmente tra quelli ci sarebbe anche il nostro. Vediamo un capostazione armato di fogli stampati assediato di persone, ci avviciniamo e capiamo che lui ha le risposte: quando riusciamo a chiedergli notizie del nostro treno fa una bella X con le braccia e dice "mi dispiace"... insomma, ci hanno soppresso il treno! Non solo il nostro ovviamente, la lista stampata era bella nutrita! Chiedendo a un altro abbiamo conferma che la situazione è questa e che, se vogliamo partire, non ci resta che stare in piedi su un treno di quelli in ritardo che man mano partono.
C'è poco da fare, saliamo sul binario del fantomatico treno delle 9:26 e aspettiamo in coda: non ci sono carrozze di posti non prenotati, per cui sarà di sicuro un viaggio in piedi tra le porte. Essendo tra i primi a salire, però, riusciamo a guadagnare una "buona posizione" e a ritagliarci un angolo vitale sufficiente a sederci sul trolley o alzarci, a turno. Due fermate dopo Tokyo la faccenda si fa critica per gli altri, strettissimi nei corridoi e in ogni spazio, ma per fortuna a Sendai si torna a respirare. L'avventura però è solo a metà.
Arrivati al capolinea, la città di Hachinohe, dobbiamo prendere il treno per Hakodate che già due settimane fa non si poteva prenotare perchè era pieno: questo treno ha due carrozze di posti liberi, ma la coda di persone in attesa sul binario è già ben oltre le capacità dei vagoni. Sullo stesso marciapiede arriva un treno per Aomori, che nessuno degna di uno sguardo: noi potremmo anche prendere quello, poi scendere ad Aomori e da lì fare l'altra metà del viaggio sul treno per Hakodate. Che facciamo? Ci sediamo per un pò su uno e poi ci accalchiamo sull'altro? Decidiamo di restare in coda per quello che va direttamente a Hakodate, sperando che davanti a noi non ci siano troppe persone. Secondo errore.
Il treno arriva, i posti liberi si riempiono prima che tocchi a noi entrare, così ci piazziamo nuovamente tra le porte, ma un pò più avanti tra le carrozze di posti prenotati. Possiamo considerare questo il nostro terzo errore, perchè ad alcune stazioni successive diverse persone sono scese, tra cui forse anche gente dei vagoni non prenotati, ma noi siamo rimasti bloccati tra le nostre belle porte fino al capolinea.
Morale: saremmo dovuti arrivare a Hakodate alle 17e30, comodamente seduti almeno per metà del viaggio, mangiando un obentou e ammirando il paesaggio dal finestrino. In realtà siamo arrivati alle 19e40, esausti, con una fame da lupi e la schiena a pezzi!
La domanda è: che fine ha fatto la leggenda?
Speriamo che la cosa non si ripeta, voi incrociate le dita per noi per favore!
P.S.: durante la seconda parte di viaggio abbiamo percorso il Seikan Tunnel, prima galleria ferroviaria sottomarina, nonchè la più lunga, completata nel 1984. Grazie ad un compagno di viaggio ben poco sveglio ci siamo sorbiti il rumore ampliato dell'intero tratto, perchè il furbo si è piazzato tra le porte di comunicazione dei due vagoni, tenendole aperte tutto il tempo. Avete presente? No comment.
Prendere un treno Shinkansen significa: acquistare il biglietto e/o prenotare il posto, entrare nei cancelli dei binari Shinkansen, attendere il treno mettendosi in fila nei percorsi tracciati a terra a seconda del vagone su cui si viaggerà, e... esattamente quando scatta l'ora di arrivo prevista, ecco arrivare il treno, le cui porte si fermeranno esattamente di fronte al percorso tracciato. Tutto semplice, ordinato e puntuale fino all'eccesso, ma fantastico proprio per questo.
Ora, abituati come siamo alla precisione e affidabilità da leggenda di questi treni, con in mano la nostra prenotazione "Tokyo-Hachinohe" siamo partiti anche un pò in anticipo stamattina, per lasciarci il tempo di scegliere un obentou (cestino del pranzo) prima di salire sullo Shinkansen Hayate 15 delle 10:56. Arrivati quindi a Tokyo con mezz'ora di anticipo sul treno ci siamo chiesti se, per scrupolo, non si fossero liberati dei posti vicini sul treno: quelli prenotati infatti erano su due file diverse, ma al momento della prenotazione non c'era di meglio. Niente da fare, l'addetta alle prenotazioni ci dice che i treni sono in ritardo e tutti i posti sono già stati prenotati, quindi ci teniamo i nostri e andiamo a vedere la situazione ritardo, che già di per sè è cosa strana: ripeto, la puntualità di questi treni è leggendaria!
Arrivati al cancello degli Shinkansen diretti a nord crediamo di vedere male: sul tabellone sono riportati i treni che sarebbero dovuti partire ben TRE ore prima?!? C'è gente dovunque, chi mangia seduto sulla valigia e chi si guarda attorno confuso, sembra di essere a Malpensa durante uno sciopero Alitalia! Capistazione armati di megafono dicono alla gente di entrare/uscire dai cancelli, una fila infinita di gente aspetta il proprio turno alla biglietteria vicina per cercare di modificare o cancellare una prenotazione, in generale sembra che nessuno sappia bene quello che sta facendo.
Noi non abbiamo bisogno di biglietto per entrare o uscire, il pass ci fa andare dove vogliamo, prendere qualunque treno e tratta, quindi ci avventuriamo su un binario e decidiamo di vedere cosa succede: il treno delle 7:26 sta per partire, la gente è ferma in piedi tra le porte, il treno viene annunciato diverse volte ma sembra non volersene andare. Che fare? Un viaggio di tre ore in piedi stipati tra le porte del treno, oppure tentare l'attesa? Vedendo che anche il treno successivo sembra essere pronto e che forse la situazione si sta sbloccando, decidiamo di aspettare fiduciosi che i nostri eroi JR rimettano a posto le cose. Primo errore.
Abbandoniamo quindi i binari e torniamo tra la folla di disperati sotto, dando un'occhiata al tabellone degli orari stampato e a quello a messaggi variabili: qualcosa sembra non andare, mancano dei treni o è la nostra impressione? Evitando la lunghissima coda di persone in attesa alla biglietteria adiacente ai binari, ci dirigiamo allo sportello dove eravamo stati prima per avere chiarimenti riguardo orari e tempi di attesa. Stavolta incappiamo in un ragazzino poco preparato (va detto), che ci rassicura sul fatto che il nostro treno partirà, anche se in ritardo, e ci da un orario ipotetico di coincidenza: sì perchè dopo questo treno ci aspetta un secondo tratto di più di 3 ore, per raggiungere Hakodate.
Tornando sui binari però il dubbio ci attanaglia: com'è che sugli schermi compaiono i treni fino alle 8e30 circa, poi direttamente quelli dopo mezzogiorno? Che ne è di quelli in mezzo? Naturalmente tra quelli ci sarebbe anche il nostro. Vediamo un capostazione armato di fogli stampati assediato di persone, ci avviciniamo e capiamo che lui ha le risposte: quando riusciamo a chiedergli notizie del nostro treno fa una bella X con le braccia e dice "mi dispiace"... insomma, ci hanno soppresso il treno! Non solo il nostro ovviamente, la lista stampata era bella nutrita! Chiedendo a un altro abbiamo conferma che la situazione è questa e che, se vogliamo partire, non ci resta che stare in piedi su un treno di quelli in ritardo che man mano partono.
C'è poco da fare, saliamo sul binario del fantomatico treno delle 9:26 e aspettiamo in coda: non ci sono carrozze di posti non prenotati, per cui sarà di sicuro un viaggio in piedi tra le porte. Essendo tra i primi a salire, però, riusciamo a guadagnare una "buona posizione" e a ritagliarci un angolo vitale sufficiente a sederci sul trolley o alzarci, a turno. Due fermate dopo Tokyo la faccenda si fa critica per gli altri, strettissimi nei corridoi e in ogni spazio, ma per fortuna a Sendai si torna a respirare. L'avventura però è solo a metà.
Arrivati al capolinea, la città di Hachinohe, dobbiamo prendere il treno per Hakodate che già due settimane fa non si poteva prenotare perchè era pieno: questo treno ha due carrozze di posti liberi, ma la coda di persone in attesa sul binario è già ben oltre le capacità dei vagoni. Sullo stesso marciapiede arriva un treno per Aomori, che nessuno degna di uno sguardo: noi potremmo anche prendere quello, poi scendere ad Aomori e da lì fare l'altra metà del viaggio sul treno per Hakodate. Che facciamo? Ci sediamo per un pò su uno e poi ci accalchiamo sull'altro? Decidiamo di restare in coda per quello che va direttamente a Hakodate, sperando che davanti a noi non ci siano troppe persone. Secondo errore.
Il treno arriva, i posti liberi si riempiono prima che tocchi a noi entrare, così ci piazziamo nuovamente tra le porte, ma un pò più avanti tra le carrozze di posti prenotati. Possiamo considerare questo il nostro terzo errore, perchè ad alcune stazioni successive diverse persone sono scese, tra cui forse anche gente dei vagoni non prenotati, ma noi siamo rimasti bloccati tra le nostre belle porte fino al capolinea.
Morale: saremmo dovuti arrivare a Hakodate alle 17e30, comodamente seduti almeno per metà del viaggio, mangiando un obentou e ammirando il paesaggio dal finestrino. In realtà siamo arrivati alle 19e40, esausti, con una fame da lupi e la schiena a pezzi!
La domanda è: che fine ha fatto la leggenda?
Speriamo che la cosa non si ripeta, voi incrociate le dita per noi per favore!
P.S.: durante la seconda parte di viaggio abbiamo percorso il Seikan Tunnel, prima galleria ferroviaria sottomarina, nonchè la più lunga, completata nel 1984. Grazie ad un compagno di viaggio ben poco sveglio ci siamo sorbiti il rumore ampliato dell'intero tratto, perchè il furbo si è piazzato tra le porte di comunicazione dei due vagoni, tenendole aperte tutto il tempo. Avete presente? No comment.
domenica 28 dicembre 2008
Tappa a Tokyo, ma domani si riparte!
Il nostro tour dello Honshu meridionale con puntatina nel Kyushu è terminato, questa mattina abbiamo lasciato Osaka per arrivare a Tokyo alle 12e33 con l'amato shinkansen e abbiamo raggiunto nuovamente la casa dei nostri amici (ora in vacanza in India). Il tempo di fare una lavasciugatrice (la loro lavatrice fa anche da asciugatrice, è davvero bella!) e mangiare qualcosa (dubbi al proposito?) e siamo usciti, diretti a Harajuku. In Omotesando, la "via della moda" per così dire, abbiamo fatto una visita alla nostra Francy, che però era carica di lavoro e così l'abbiamo lasciata dopo poco. Che emozione però vederla all'opera! Un'occhiatina al negozio per souvenir d'eccellenza, Oriental bazar, e poi via verso Shibuya e Nakano. Solitamente Nakano non è una meta ambita dai turisti, ma è dove ho abitato per tre mesi (ben 6 anni fa ç_ç) e dove ho lasciato un pò il cuore. La zona piace molto anche a Marco, i negozi sono meno pretenziosi e più alla mano che in altre zone note della città, e c'è davvero di tutto. Abbiamo così approfittato per fare spese in vista della settimana in Hokkaido: felpe in pile, calzini pesanti, persino delle specie di fuseaux da indossare come biancheria supplementare anti-freddo! Il tutto acquistato da Uniqlo, pacchia dello shopping di abiti a basso costo (quasi sempre in tinta unita, a volte a righe, raramente con qualche disegno). Esiste un negozio Uniqlo (o forse più?) a Londra, ci siamo stati l'ultima volta, ma i prezzi lì sono più inglesi che giapponesi. Ecco il sito ufficiale: http://www.uniqlo.com/jp/
Non vi abbiamo detto che Marco ha scoperto il dolce per eccellenza, qui in Giappone (epoca della scoperta: escursione a Miyajima): trattasi del taiyaki, dolce di pasta soffice ripieno di crema, marmellata di azuki o altro, solitamente presente alle fiere di paese oltre che in qualche piccolo negozio specializzato. La sua forma tipica è un pesce, ma ne esistono un pò di tutti i tipi, la sostanza non cambia. Per 500 yen stasera ne abbiamo comprati (e divorati) 5, caldi e buonissimi. In teoria se ne mangia uno...!
Dal momento che oggi non abbiamo scaricato le foto vi lasciamo con immagini di repertorio, sperando vi piacciano. A presto, probabilmente da Hakodate!
sabato 27 dicembre 2008
Kyoto, l'antica capitale
Eccoci qui, a tirare le somme della nostra visita in più giorni a Kyoto, capitale del Giappone per circa un millennio. A differenza dell'attuale capitale, Kyoto è spaziosa ma non eccessiva, brulicante ma non sovrastante. La rete della metropolitana copre la città da nord a sud, ma non è certo capillare; gli autobus invece la attraversano in ogni direzione, ed è possibile acquistare un comodo biglietto giornaliero (500 yen) senza più doversi preoccupare dei prezzi (solitamente 220 yen a corsa, indipendentemente dal numero delle fermate). Inoltre, due linee ferroviarie (JR e Keihan) coprono alcune zone della città e la collegano alle aree extraurbane. Non dimentichiamoci, naturalmente, dei rapidissimi Shinkansen della linea Tokyo-Hakata.
Approfittando proprio degli shinkansen e del biglietto giornaliero dei bus abbiamo fatto tappa diversi giorni a Kyoto, partendo e rientrando al nostro albergo di Osaka (2 fermate di metro da Shin-Osaka, stazione shinkansen). In questi giorni, circa una settimana, abbiamo fatto tappa quasi ogni giorno a Kyoto, eccezion fatta per il Natale a Nara di cui abbiamo parlato ieri. Kyoto è densa di attrattive turistiche, spesso piuttosto distanti, ma anche di innumerevoli occasioni di shopping: pericoloso per noi! Per questo non diremo MAI quanto abbiamo speso durante questa settimana ;P
Dopo la visita al Kiyomizudera e al quartiere di Gion abbiamo potuto ammirare il meraviglioso Kinkakuji (Padiglione d'Oro) e il vicino Ryoanji con il suo celeberrimo giardino "zen" (karesansui) e il parco attorno. La visita al castello di Nijo, invece, non è stata possibile: il 24 era chiuso per post-festività, mentre da ieri rimarrà chiuso fino al 2 gennaio. Insomma, era forse aperto a Natale, ma come sapete noi eravamo altrove! Mannaggia. Aperto e piuttosto disabitato era invece lo Heian Jingu, con il suo bel giardino stile Heian dagli alberi fitti e il suo bel lago. L'inverno non è forse la stagione migliore per visitare Kyoto, per le poche ore di luce e il freddo pungente subito dopo il tramonto, ma a noi è piaciuta ugualmente. Speriamo di poterci però tornare, un giorno, in primavera!
venerdì 26 dicembre 2008
Kyoto e Nara tra pioggia e neve
Ci siamo presi una breve pausa per smaltire le ultime giornate di gite, così ora possiamo tornare più freschi al nostro resoconto, sapendo di contare sulla vostra attenzione vacanziera.
Il tempo qui è sempre più freddo, oggi ha nevischiato dal mattino al pomeriggio, sia a Osaka che a Kyoto. Il freddo non ci ha colti del tutto impreparati: come reciproco regalo di Natale ci siamo muniti di berrette di lana nipponiche (probabilmente dell'Hokkaido, o ancora più probabilmente extra-isolane) e stiamo affrontando il rigido clima del Kansai con uno sguardo un pò preoccupato al vero spauracchio del viaggio, ossia il capodanno al nord. Mentre qui ora si registrano +4° nello stesso momento a Sapporo ci sono -12° e +50cm di neve. Olè!
La visita a Nara non è stata l'altro ieri ma ieri, giorno di Natale, quando purtroppo una pioggia non proprio provvidenziale ci ha colti nel mezzo del parco di Nara coi nostri ombrellini pieghevoli mignon: ce li hanno prestati i nostri amici di Tokyo, quindi non crediate che siano colpa di un altro acquisto sballato! E' che qui le dimensioni standard degli ombrelli, soprattutto quelli pieghevoli, sono quelle dei funghi dei puffi! In compenso pioveva a tratti, quindi ci è andata tutto sommato anche bene: meno turisti, migliore movimento.
Alla stazione di Nara, dove siamo arrivati con treno "rapido" da Osaka in 50 minuti, l'addetta all'ufficio informazioni ci ha muniti di una piantina con il percorso a piedi consigliato per vedere tutte le principali attrattive, che trattandosi della prima capitale stabile abbandonata per troppa ingerenza del buddhismo, significa TEMPLI SU TEMPLI. Ovviamente si parla dei principali, nessun rischio di santità in vista per noi ;P In successione abbiamo visitato il Kofukuji, dove abbiamo incontrato i primi daini (o cervi?) di Nara, il Todaiji, dove è custodito il grande Buddha di bronzo, e finalmente un santuario Shinto, il Kasuga jinja, con le sue centinaia di lanterne. Questi siti sono tutti stati designati Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, ma non dimentichiamo che una vera istituzione sono i daini, come e più che a Miyajima. Marco si è cimentato nell'impresa di porgere a queste "divinità" gli appositi shikasenbei ("cracker" dei daini), così è stato puntualmente assediato nonchè speronato in ultimo da un daino arrivato troppo tardi per il banchetto.
Il giro a piedi di Nara, del parco e delle tre maggiori attrattive sopra elencate, ha richiesto circa 6 ore. Probabilmente approfittando degli autobus si sarebbe risparmiato del tempo, ma volete mettere?
Domani proseguiremo con il resoconto di Kyoto, per ora un saluto a tutti!
giovedì 25 dicembre 2008
mercoledì 24 dicembre 2008
Divagazione: la nostra classifica dei lavori giapponesi meno invidiabili
Oggi facciamo una breve pausa nel racconto delle nostre avventure per proporvi uno dei nostri passatempi: la compilazione della classifica dei lavori giapponesi meno invidiabili!
I posizione: l'uomo-albero di natale (all'ingresso di un karaoke di Kobe un invitante (?) albero di Natale umano (!) richiamava l'attenzione dei passanti affinchè entrassero nel suo locale...)
II posizione: l'addetta all'ascensore di Kinokuniya (una ragazza dalla voce molto mielosa espone ai clienti tutte le attrattive dei piani della grande libreria Kinokuniya di Shinjuku, a Tokyo, ininterrottamente e senza che nessuno la ascolti, poveretta)
III posizione: la venditrice di snack sullo Shinkansen (queste povere ragazze devono passare col proprio carrello all'interno degli irrespirabili vagoni fumatori dei treni, fermarsi, parlare e sorridere ai drogati di nicotina... l'aria lì si taglia davvero col coltello!)
IV posizione: la piega-sacchetti di plastica (una signora al castello di Himeji raccoglieva i sacchetti in cui i visitatori avevano infilato le loro scarpe e li piegava, uno a uno, senza sosta)
V posizione: i giardinieri del Kenrokuen di Kanazawa (in questo giardino enorme i giardinieri strappano a mano, con infinita pazienza, invisibili ciuffi d'erba o muschio fuori posto)
La classifica è naturalmente suscettibile di modifiche nel corso del viaggio, non siamo ancora a metà!
Qui ormai mancano poche ore, quindi ne approfittiamo per augurare a tutti
BUON NATALE!!
Mara e Marco
martedì 23 dicembre 2008
Il viaggio continua: Fukuoka, Osaka e Kyoto
Ciao a tutti, ieri siamo ricaduti in silenzio non-stampa perchè eravamo stracotti ma oggi vi racconteremo tutto, non vi preoccupate!
E domani... Nara!
La torre di Fukuoka non dev'essere una grande attrazione durante la settimana, visto che eravamo tra i pochi visitatori del lunedì. In compenso l'ingresso per gli stranieri è scontato del 20% grazie alla "Welcome Card", come abbiamo scoperto sul posto. Basta scrivere i propri dati sull'opuscolo di questa carta (che fisicamente non esiste, c'è solo l'opuscolo) e si ha diritto a sconti in tutte le attrazioni turistiche della città, oltre che in alcuni negozi, ristoranti e alberghi. Morale, ingresso alla torre: 630 yen (circa 5 euro).
La foto qui sopra sembra scattata di sera ma era circa mezzogiorno... il tempo era proprio bruttino, per non parlare del vento che tirava, freddissimo! Dopo un pò però è spuntato il sole, e dalla torre potevamo godere di una bellissima vista mozzafiato. Chissà come sarebbe stato bello di sera, con le luci della città! Di giorno però si apprezza di più il panorama marino, dal momento che la torre si affaccia proprio sul mare (ecco il perchè del vento). Non credo che le foto rendano, comunque potete vedere una panoramica della città e... il terribile angolo degli innamorati all'interno della torre!
Ci sarebbe piaciuto visitare due musei, il Museo della città di Fukuoka e il Museo del folclore Hakata Machiya (entrambi per 150 yen a persona, ovvero poco più di 1 euro), ma il tempo stringeva e dovevamo fare un'importantissima tappa: quella al negozio dello Studio Ghibli! Niente paura, ce l'abbiamo fatta (;P), e abbiamo anche avuto il tempo di approfittare del ristorante kaitenzushi nell stesso complesso.
Siamo certi che temevate non ce l'avremmo fatta! Non mangiamo mai... ;P
Il viaggio sullo shinkansen da Hakata a Shin-Osaka è trascorso in un lampo (622 Km in meno di 3 ore) e trovare l'albergo a Osaka non è stato poi così difficile, nonostante i tranelli dell'ufficio informazioni! Staremo qui fino al 28, quindi abbiamo scelto una sistemazione un pò più costosa ma sicura.
Per non perdere l'animo avventuriero della giornata abbiamo subito puntato ad un'altra torre: l'Umeda Sky Building, che in realtà è una struttura formata da due torri gemelle collegate in alto da un cerchio percorribile esternamente, che guarda sia all'esterno che all'interno. Per raggiungere il 40° piano però si prende l'ascensore fino al 35° piano, dopodichè si sale su una scala mobile circondata da un tunnel di vetro che collega il 35° piano di una torre al 40° piano dell'altra... potete immaginare? Ricordiamo che entrambi soffriamo di vertigini, eppure siamo riusciti ad affrontare il brivido quasi senza drammi! Peggiore è stata la passeggiata al 41° piano scoperto, dove non solo tirava un vento gelido, ma la combinazione di visuale interna ed esterna alle torri ci ha davvero messo alla prova! Il pavimento della passeggiata si illumina al buio di punti colorati (effetto discoteca?!), che gli danno il nome di "Floating Garden" (giardino galleggiante). Osaka, come abbiamo forse già detto, ci servirà solo come base per visitare la zona di Kyoto e dintorni, in ogni caso la sera potrà capitarci di visitarne alcune zone, anche solo per cena. Per girare Osaka dovremo prendere la metropolitana per un breve tratto (2 fermate), poi potremo usufruire del nostro JRPass dal momento che la rete JR copre tutto il centro, come la linea Yamanote a Tokyo.
Oggi abbiamo sfruttato il pass per andare a Kyoto, naturalmente con shinkansen (15 minuti di diretto invece di 30 minuti e 1 cambio con la linea normale, bella invenzione il JRP!). La prima tappa, naturalmente, è stata il tempio Kiyomizudera, nella zona est, e il quartiere delle geisha di Gion. Io ero stata da quelle parti verso sera, ora invece ho potuto apprezzare la bellezza del tempio e del paesaggio in pieno giorno. Magnifico.
E domani... Nara!
domenica 21 dicembre 2008
Hiroshima - Fukuoka
Ultimo giorno a Hiroshima oggi, purtroppo un giorno di pioggia. Stamattina abbiamo fatto colazione in albergo con le cose già comprate per l'occasione negli scorsi giorni (ora abbiamo sempre tè Lipton e zucchero con noi), dopodichè abbiamo radunato le nostre cose e lasciato l'albergo per depositare i bagagli in stazione, nei soliti armadietti. Da lì siamo andati a piedi verso il Genbaku Dome, meta il museo della bomba atomica.
L'ingresso al museo ha un prezzo simbolico di 50 yen a persona (40 centesimi di euro), mentre con 300 yen si può noleggiare un'audioguida (anche in italiano) con cui seguire le esposizioni. La nostra visita è durata circa 2 ore e mezza, nulla è cambiato dalla mia prima visita di 6 anni fa, nemmeno la fiamma sempre accesa di fronte al museo. Questa fiamma verrà spenta quando non ci saranno più guerre sul pianeta... ecco, infatti, nulla è cambiato. Una delle cose più impressionanti, al di là ovviamente di tutte le testimonianze delle vittime del bombardamento, è la riproduzione della quantità di armamenti nucleari detenuti dai vari Paesi nel mondo: si parla di migliaia di testate in Russia e stati Uniti, ma anche di diverse centinaia in Francia, ad esempio. Bel vicinato! Un grosso pilastro al centro di una stanza espone i numerosi telegrammi inviati nel corso degli anni dai vari sindaci di Hiroshima alle "potenze nucleari", in cui si chiede di smettere i test nucleari (ora fermi) e di santellare le testate. Naturalmente i messaggi saranno stati tutti cestinati, basti sapere che nessun Presidente degli Stati Uniti d'America ha mai nemmeno visitato Hiroshima, quando molti "grandi" della Terra, inclusi i Russi, hanno reso omaggio alle vittime dell'atomica di persona.
Ma bando alle polemiche e alle riflessioni tristi, ora bisogna guardare avanti. E davanti a noi c'è Fukuoka (o Hakata) la più viva e moderna città del Kyushu (non me ne vogliano gli abitanti di Nagasaki). Siamo molto curiosi di vedere com'è, purtroppo l'unico parere al proposito è quello di un nostro collega che però non l'ha girata molto. Data la giornata grigia e un pò fredda non ci è possibile fare un tour intensivo come quello a Miyajima, ma faremo del nostro meglio per farci un'idea di com'è e vedere quello che ci interessa tra oggi e domani.
Per oggi, dopo il nostro arrivo in albergo a metà pomeriggio, non abbiamo potuto vedere molto: con il 100yen Loop Bus ci siamo resi conto di quanto siano congestionati dal traffico alcuni punti della città, cosa che non succede nella grande Tokyo, e di quanto sia effettivamente moderna questa città.
Una delle nostre mete era Canal City (foto qui sopra), un grande centro commerciale sulle rive di un fiume che al suo interno ha una grande fontana con continui e spettacolari giochi d'acqua, un cinema multisala, un piano interamente dedicato ai bimbi e un altro interamente dedicato alla specialità locale, il ramen. Ci sono anche diversi negozi di occhiali dalle montature coloratissime, un grande negozio di merchandising dello Studio Ghibli, una grande sala giochi Sega, e molto altro. Nonostante la quantità di negozi, comunque, il centro è spazioso e curato, davvero bello. In una domenica di pioggia come questa, poi, nonostante la quantità di gente che lo affollava non c'era nessun problema di movimento. Noi abbiamo provato quindi in tutta comodità il famigerato ramen di Fukuoka: imperdibile! Buonissimo! Noi abbiamo scelto la "versione base" con carne arrosto e verdure, ma le varietà erano molte. Accanto, come sempre, i nostri amati gyoza.Ma bando alle polemiche e alle riflessioni tristi, ora bisogna guardare avanti. E davanti a noi c'è Fukuoka (o Hakata) la più viva e moderna città del Kyushu (non me ne vogliano gli abitanti di Nagasaki). Siamo molto curiosi di vedere com'è, purtroppo l'unico parere al proposito è quello di un nostro collega che però non l'ha girata molto. Data la giornata grigia e un pò fredda non ci è possibile fare un tour intensivo come quello a Miyajima, ma faremo del nostro meglio per farci un'idea di com'è e vedere quello che ci interessa tra oggi e domani.
Per oggi, dopo il nostro arrivo in albergo a metà pomeriggio, non abbiamo potuto vedere molto: con il 100yen Loop Bus ci siamo resi conto di quanto siano congestionati dal traffico alcuni punti della città, cosa che non succede nella grande Tokyo, e di quanto sia effettivamente moderna questa città.
Domani saliremo sulla Fukuoka Tower, vedremo se sarà possibile paragonare sia la torre che il panorama ai corrispettivi di Tokyo!
Buona domenica a tutti.
Buona domenica a tutti.
sabato 20 dicembre 2008
Kobe - Himeji - Hiroshima - Miyajima
Resoconto scritto in due parti:
Prima parte
Approfittiamo nuovamente della pausa bucato per continuare il nostro racconto, prima di partire per Miyajima. Vi sembrerà strano che laviamo così spesso le nostre cose, ma il fatto è che per viaggiare leggeri abbiamo portato pochi vestiti, per cui per avere il cambio pronto dobbiamo fare il bucato un pò di continuo!Ma veniamo a noi: ieri mattina abbiamo lasciato l'albergo e ci siamo diretti verso il porto, una bella zona "a parte" della città, in una bella mattina di sole. Il museo marittimo, con la sua forma a barca stilizzata, era una delle nostre mete, ma temendo di fare tardi e vedendolo assediato da una decina di camionette di pompieri non ci è sembrato il caso di tentarne l'ingresso. Il museo e il porto sono abbelliti da un parco solcato da ruscelletti d'acqua, attraversati da piccoli ponti in pietra. E' il posto ideale per sedersi su una panchina a leggere un libro e prendere il sole, d'estate deve essere molto affollato, o almeno così sarebbe se ce ne fosse uno simile da noi.La visita al porto ha segnato la fine della nostra permanenza a Kobe, passando di nuovo per il quartiere cinese siamo tornati in stazione e da lì abbiamo preso un treno rapido per Himeji, dove siamo arrivati verso mezzogiorno. Kobe ci è piaciuta molto, è stato un peccato forse usarla solo come punto di appoggio tra una meta e l'altra. D'altra parte le cose da vedere sono moltissime e il tempo stringe ;P
Assieme al biglietto per la visita del castello abbiamo scelto l'abbinamento con il vicino giardino Kokoen, abitato da circa 250 carpe di ogni tipo, colore e dimensione. Uno spettacolo! Oltre alle carpe, due belle cascatelle, molti percorsi d'acqua, attraversamenti in pietra, cunette... un bel giardino, come sempre curatissimo e tranquillo. Vale la pena d'essere visto, per 120 yen in più (biglietto combinato: 720 yen; biglietto solo castello: 600 yen).Da Himeji a Hiroshima abbiamo viaggiato con lo shinkansen Hikari RailStar, in una curiosa "Silence Car": trattasi di una carrozza dove si cerca di mantenere il silenzio più assoluto evitando annunci di qualunque tipo (tranne quelli d'emergenza ovviamente), persino il carrello con cibo e bevande passa in silenzio. Il problema è che senza annunci e con la nostra tendenza a dormire su ogni treno il pericolo di perdere la fermata era grande, ma ce l'abbiamo fatta. Al solito ufficio informazioni della stazione abbiamo chiesto indicazioni per raggiungere il nostro albergo, dove ci siamo riposati un pò. Verso l'ora di cena siamo usciti e abbiamo raggiunto il Genbaku Dome, unico edificio sopravvissuto all'impatto della bomba atomica che il 6 agosto 1945 si è abbattuta sulla città radendola al suolo. In realtà qualche altro edificio era sopravvissuto, almeno in parte, ma tutti sono stati poi abbattuti e ricostruiti. L'unico monito per le generazioni future è rimasto il "Duomo della bomba", sulle rive del fiume vicino al museo che ricorda la tragedia.Per cena avremmo voluto provare i famosi okonomiyaki di Hiroshima ma ci è andata male, nella zona in cui abbiamo girato non c'erano ristorantini ispirevoli (un certo "Okonomiyaki King" non ci sembrava affidabile) così dopo tanto peregrinare siamo entrati in quello che sembrava il covo segreto degli uomini single, un ristorante specializzato in gyudon. All'ingresso era piazzata una macchinetta che riportava fotografie e costi di tutti i menù; bisognava scegliere un menù (o piatto singolo), inserire i soldi, premere il pulsante del pasto prescelto e ritirare lo scontrino. Al tavolo la cameriera passava a ritirare gli scontrini (compresi quelli di eventuali bibite) e portava tutto pochi secondi dopo. Un razzo! Locale pulito e luminoso, cameriera gentile e sorridente, pasto ottimo: questo locale per uomini single, economico e rapidissimo, è stato davvero sorprendente! Il gyudon è una scodellona di riso ricoperto di carne di manzo cotta con cipolle e successivamente irrorata da un uovo crudo fornito in dotazione al cliente. Noi non capivamo bene cosa dovessimo farci di questo uovo crudo, così abbiamo spiato un vicino: l'uovo va rotto in una ciotolina e sbattuto con l'aiuto dei bastoncini mischiato a una o più salsine presenti su ogni tavolo, infine versato sul gyudon e mischiato al resto perchè si pastorizzi senza cuocere: fantastico! Io ho preso l'equivalente del gyudon ma con carne di maiale (butadon), con contorno di butajiru (minestra con patate, tofu e carne di maiale), mentre Marco ha abbinato al gyudon un misoshiru (minestra di miso).
Visiteremo il museo domani, oggi ci dedichiamo alla ben più piacevole gita a Miyajima, l'isola santuario.
Seconda parte:
Eccoci di ritorno dalla piacevole gita a Miyajima... e meno male che doveva essere una tranquilla giornata di relax! Ma andiamo con ordine. Miyajima è un'isola il cui famoso santuario con annesso un maestoso torii (portale) sull'acqua, Itsukushima jinja, è stato dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità. L'isola è inoltre ricoperta da una fitta foresta secolare e sovrastata dal monte Misen, sacro ai buddhisti. Shinto e Buddhismo convivono qui come nel resto del Giappone, in serena armonia. Raggiungere Miyajima da Hiroshima è semplice e piuttosto veloce, circa 20-25 minuti in treno fino a Miyajimaguchi e da lì 10-15 minuti di traghetto, in partenza ogni 15 minuti.Siamo arrivati sull'isola verso mezzogiorno, accolti dai chiassosi "irasshaimase!" (benvenuti) dei negozianti disposti sulle strade che conducono al santuario. Molti negozi dell'isola sono interamente dedicati alla vendita dei Momiji Manju, dolcetti a forma di foglie d'acero ripieni di pasta di fagioli rossi (tradizionalmente, ma anche di tè verde o altro); molti altri sono generici negozi di souvenir, i cui pezzi forti sono i pregiati mestoli di legno per il riso (shamoji); inoltre, come sempre, infiniti sono i localini in cui mangiare le specialità del posto, che in questo caso sono takoyaki, taniyaki e kaki... non i frutti bensì le ostriche, coltivate (o è più giusto dire allevate?) nelle vicine isole. Noi a fine giornata ci siamo concessi takoyaki e gyuman (soffice sorta di panino ripieno di carne di manzo).Arrivati al santuario abbiamo fatto la felicità del prete addetto alla distribuzione dei biglietti di ingresso sbolognandogli tutti i nostri averi in monetine, per l'ammontare di 300 yen ciascuno. Crediamo ci abbia benedetti diversamente dagli altri! D'altra parte non riusciamo mai a usare le monete da 1 e 5 yen, che ci possiamo fare? Il santuario è costruito su "palafitte" che prevengono l'innalzamento della marea, con corridoi coperti per quasi tutta la sua estensione. Sono pochi e non accessibili al pubblico gli edifici non ristrutturati, tra cui il palco usato per il teatro no dal classico sfondo dipinto con alberi di pino e bambù. Il torii sull'acqua è considerato uno dei tre più bei panorami del Giappone e in quanto VIP viene fotografato quanto una vera star.A contendere il primato di VIP e foto al torii ci pensano gli speciali abitanti dell'isola, i daini. Una nutrita comunità di daini vive a Miyajima passeggiando tranquillamente per le strade e avvicinando i turisti in cerca di cibo. Sotto i nostri occhi una coppietta felice è stata depredata di un pacchetto di sigarette (!) che è stato allegramente quasi ruminato da un daino prima che i riflessi (?) del duo avessero inquadrato la situazione. Io anni fa ho faticato a salvare i miei dolcetti della colazione da un daino insistente che mi avrebbe mangiato anche il sacchetto, mentre oggi eravamo completamente privi di tentazioni. Alcuni cartelli consigliano di mettere i propri oggetti mangerecci all'interno degli armadietti di sicurezza della stazione... esagerati! Altri cartelli ammoniscono i visitatori dall'avvicinare i daini con le corna: molti daini non hanno le corna sviluppate, ma ce ne sono alcuni che invece sono forniti di un bel palco di corna appuntite. Il buonsenso dovrebbe bastare, ma i frequenti cartelli insinuano il dubbio che qualche imprudente ci sia sempre.
Sapendo che sull'isola si può godere di una bellissima vista dall'alto del suo monte, potevamo forse perderci un giro sulla teleferica? Ed essendo la teleferica distante dal punto in cui ci trovavamo, potevamo forse farci scoraggiare? Naturalmente no, così ci siamo diretti verso la "Rope Way" aggirando il paese dall'alto, incontrando nel sentiero del bosco (comunque percorribile da macchine) alcuni daini più "selvaggi". Quando abbiamo finalmente raggiunto la stazione della funivia eravamo già un pò provati, ma comunque decisi a proseguire, così abbiamo comprato il nostro biglietto a/r (1800 yen a persona) e ci siamo imbarcati sulla nostra piccola cabina sospesa nel vuoto: bene, entrambi soffriamo di vertigini! Il viaggio è stato comunque quasi piacevole, la foresta sotto di noi era davvero bellissima e la vista del mare e delle isole dall'alto altrettanto spettacolare, così anche al momento del cambio di cabina nessun problema. Il breve percorso sulla seconda cabina era un pò più spaventoso, ma la cabina più grande e rassicurante, così siamo arrivati sani e salvi sul monte Misen. Dalla stazione si può subito raggiungere un bel punto panoramico in cui si viene avvertiti del "pericolo scimmie", evidentemente più voraci e indiscrete dei daini, ma non è quello il punto più alto: per raggiungerlo serve percorrere circa 1Km a piedi sù e giù per i pendii del monte, secondo un tragitto ben segnato e inconfondibile. Beh, ci siamo detti, quando ci ricapiterà? Poi, siamo arrivati fin qui...! Così ci siamo inerpicati: chi ci conosce sa che non siamo esattamente due alpinisti, poi eravamo già stati provati dal nostro furbesco aggiramento del paese attraverso il bosco e dai precedenti giorni di viaggio. Non bastasse questo, Marco è stato colto da diverse fitte al ginocchio, mentre il tempo correva veloce: alle cinque infatti sarebbe ripartita l'ultima cabina della funivia per il paese! Credevate che ci saremmo dati per vinti, che non ce l'avremmo fatta? Ecco qui:Al ritorno ci siamo premiati con un agognato okonomiyaki in uno dei tanti variopinti ristorantini della stazione di Hiroshima, immenso e buonissimo! Per chi non lo sapesse, i famosi okonomiyaki di Hiroshima sono fatti con una base di pasta (soba o udon) uova e carne con l'aggiunta di uno o più ingredienti, saltati su una piastra rovente e serviti ricoperti della speciale salsa okonomiyaki dal sapore dolciastro. Abbiamo così scoperto che se Hiroshima è famosa per i suoi okonomiyaki un motivo c'è, eccome!
Domani visiteremo il museo della bomba e il parco della pace, poi ci dirigeremo verso la nostra meta più a sud, la città di Fukuoka sull'isola di Kyushu. Un abbraccio a tutti.
Prima parte
Approfittiamo nuovamente della pausa bucato per continuare il nostro racconto, prima di partire per Miyajima. Vi sembrerà strano che laviamo così spesso le nostre cose, ma il fatto è che per viaggiare leggeri abbiamo portato pochi vestiti, per cui per avere il cambio pronto dobbiamo fare il bucato un pò di continuo!Ma veniamo a noi: ieri mattina abbiamo lasciato l'albergo e ci siamo diretti verso il porto, una bella zona "a parte" della città, in una bella mattina di sole. Il museo marittimo, con la sua forma a barca stilizzata, era una delle nostre mete, ma temendo di fare tardi e vedendolo assediato da una decina di camionette di pompieri non ci è sembrato il caso di tentarne l'ingresso. Il museo e il porto sono abbelliti da un parco solcato da ruscelletti d'acqua, attraversati da piccoli ponti in pietra. E' il posto ideale per sedersi su una panchina a leggere un libro e prendere il sole, d'estate deve essere molto affollato, o almeno così sarebbe se ce ne fosse uno simile da noi.La visita al porto ha segnato la fine della nostra permanenza a Kobe, passando di nuovo per il quartiere cinese siamo tornati in stazione e da lì abbiamo preso un treno rapido per Himeji, dove siamo arrivati verso mezzogiorno. Kobe ci è piaciuta molto, è stato un peccato forse usarla solo come punto di appoggio tra una meta e l'altra. D'altra parte le cose da vedere sono moltissime e il tempo stringe ;P
Himeji è un pò snobbata dalla nostra guida, che la consiglia solo per la visita imperdibile al suo bel castello ma sconsiglia la permanenza in città. Noi dissentiamo, Himeji è un bel piccolo centro, probabilmente un pò troppo turistico in alcuni punti ma generalmente accogliente e bello. Il castello è a circa 15 minuti a piedi dalla stazione, facilmente raggiungibile perchè basta seguire la strada che dall'uscita della stazione prosegue in linea retta, fino a fermarsi di fronte al castello. E' possibile noleggiare gratuitamente delle biciclette chiedendo all'ufficio informazioni della stazione, oppure prendere per soli 100 yen un autobus che dalla stazione va verso il castello, lo aggira tutto e poi torna al punto di partenza. I turisti stranieri sono molti rispetto ad altri posti (ieri saremo stati circa una dozzina), di conseguenza alcuni negozi di souvenir propongono articoli di dubbio gusto "internazionale".Il castello è una fortezza splendente, chiamato anche airone bianco per il suo colore. Nel corso della storia ha cambiato spesso "proprietario" ma è rimasto praticamente intatto fino ai giorni nostri. Dal 1956 al '64 sono stati intrapresi dei grandi lavori di ristrutturazione, utilizzando solo tecniche di costruzione dell'epoca. Potete immaginare che lavoraccio? All'interno della torre principale sono state sistemate delle strette e ripide scale di legno, scivolose e infide, da percorrere rigorosamente a piedi nudi o con delle malefiche ciabattine fornite all'ingresso. Insomma, il rischio di volare giù e travolgere gli altri visitatori c'è eccome! Rispetto alla prima volta in cui ci sono stata mancavano alcune cose, ad esempio ricordo che ci fossero delle bambole più o meno a grandezza naturale che riproducevano gli abitanti del castello dell'epoca, come una donna intenta a giocare con delle conchiglie dipinte (mi sfugge il nome del gioco, Cla me lo ricordi tu?). Ora invece ad eccezione delle teche con oggetti, dipinti, manoscritti e due armature, l'unico elemento "aggiuntivo" è un altarino posto all'ultimo piano e non molto bello, devo dire (infatti lo abbiamo snobbato tutti, giapponesi e non).
Visiteremo il museo domani, oggi ci dedichiamo alla ben più piacevole gita a Miyajima, l'isola santuario.
Seconda parte:
Eccoci di ritorno dalla piacevole gita a Miyajima... e meno male che doveva essere una tranquilla giornata di relax! Ma andiamo con ordine. Miyajima è un'isola il cui famoso santuario con annesso un maestoso torii (portale) sull'acqua, Itsukushima jinja, è stato dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità. L'isola è inoltre ricoperta da una fitta foresta secolare e sovrastata dal monte Misen, sacro ai buddhisti. Shinto e Buddhismo convivono qui come nel resto del Giappone, in serena armonia. Raggiungere Miyajima da Hiroshima è semplice e piuttosto veloce, circa 20-25 minuti in treno fino a Miyajimaguchi e da lì 10-15 minuti di traghetto, in partenza ogni 15 minuti.Siamo arrivati sull'isola verso mezzogiorno, accolti dai chiassosi "irasshaimase!" (benvenuti) dei negozianti disposti sulle strade che conducono al santuario. Molti negozi dell'isola sono interamente dedicati alla vendita dei Momiji Manju, dolcetti a forma di foglie d'acero ripieni di pasta di fagioli rossi (tradizionalmente, ma anche di tè verde o altro); molti altri sono generici negozi di souvenir, i cui pezzi forti sono i pregiati mestoli di legno per il riso (shamoji); inoltre, come sempre, infiniti sono i localini in cui mangiare le specialità del posto, che in questo caso sono takoyaki, taniyaki e kaki... non i frutti bensì le ostriche, coltivate (o è più giusto dire allevate?) nelle vicine isole. Noi a fine giornata ci siamo concessi takoyaki e gyuman (soffice sorta di panino ripieno di carne di manzo).
Non contenti del classico giro del santuario ci siamo voluti avventurare prima nella parte est dell'isola, poi in salita verso un famoso e venerato tempio buddhista della scuola Shingon, il Daishoin. La visita ci ha soddisfatti, il tempio ha poco da invidiare al santuario, compensando la mancanza dell'acqua con la bellezza del panorama dall'alto della sua posizione collinare. Una serie di scalinate collega i padiglioni, e l'edificio centrale (percorribile senza togliersi le scarpe) riserva una impressionante esposizione di 1000 statuette di Fudo Myo-o, mentre altrettante statue di Amida Nyorai, il Buddha della Luce Infinita, sono presenti nell'edificio più a nord. Sono molte anche le statue di pietra di Jido Bosatsu all'esterno, amorevolmente coperti da sciarpe e berrette.
Domani visiteremo il museo della bomba e il parco della pace, poi ci dirigeremo verso la nostra meta più a sud, la città di Fukuoka sull'isola di Kyushu. Un abbraccio a tutti.
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