mercoledì 18 maggio 2011

Asakusa, Odaiba, giardini imperiali e Nakano

Ieri mattina abbiamo lasciato l'albergo di Ikebukuro, depositato le valigie negli armadietti della stazione (che vanno con l'onnipotentissima tessera Suica, con la quale si prende il treno, si paga il conto al ristorante, si usano i distributori automatici di bevande... impossibile farne a meno) e - più leggeri - ci siamo diretti verso Ueno. La meta era il Museo di Tokyo, dove sono custoditi tesori che vanno dalla preistoria o prima storia giapponese ai primi del novecento. Abbiamo così visto da vicino alcune statuette haniwa, che venivano poste all'interno delle tombe, per le quali abbiamo una certa passione (sono piuttosto buffe, funzione a parte).



Dopo la visita ci siamo diretti verso il quartiere di Asakusa, sebbene a metà strada abbiamo fatto una piccola deviazione verso Akihabara, il "quartiere dell'elettronica" famoso per gli enormi negozi di elettrodomestici, i negozi per otaku (i "fissati" di videogiochi, fumetti, modellismo ecc.) e i maid cafè (bar in cui le cameriere sono tutte ragazze poco più che maggiorenni, molto bamboleggianti, vestite con gonne corte, grembiule in pizzo e crestina in testa). Noi ci siamo andati perchè abbiamo pensato che lì avremmo potuto attivare una sim prepagata per il nostro cellulare giapponese, e infatti così è stato. Dopo questa tappa pratica abbiamo proseguito verso Asakusa, uno dei quartieri della città bassa (Shitamachi) in cui respira in alcuni punti aria di vecchia Edo (il precedente nome di Tokyo). Mentre passeggiavamo in Kappabashi doori, lungo viale famoso per essere popolato da negozi di attrezzature professionali per cucine e ristoranti, si è messo a diluviare. Non piovere, proprio diluviare, tipo stagione delle piogge ai tropici, e noi lì con i nostri acquisti e un ombrello appena comprato - rigorosamente trasparente, come lo sono tutti i più comuni ombrelli in Giappone - che avrebbe protetto a malapena una persona.



La sera avevamo appuntamento a Shinagawa con Shiho e Jake, per andare verso casa loro dove avremmo preso possesso di una stanza per gli ospiti del loro complesso residenziale. Sulla strada verso casa ci siamo fermati in una yakitoriya, ristorante specializzato in spiedini di pollo, dove ci siamo rifocillati per bene. Al solito, non ci hanno fatto pagare! Stasera comunque abbiamo la nostra bella scorta di regali tutti italiani da consegnargli. Dopo cena infatti eravamo talmente stanchi che ci siamo salutati senza troppe cerimonie, rimandando a stasera una conversazione più tranquilla davanti a una tazza di tè da loro.
Oggi ci siamo diretti invece verso Odaiba, qui vicino in effetti, viaggiando sulla linea Yurikamome, monorotaia che da Shinbashi va sull'isola artificiale di Odaiba nella baia di Tokyo. Restare sospesi sopra le strade e il mare è un'esperienza che va fatta almeno una volta quando si viene a Tokyo. Scesi alla prima stazione dell'isola abbiamo passeggiato sulla spiaggia e nel parco che segue la costa, con vista sul Rainbow Bridge e Shinagawa. Arrivati sotto la Statua della Libertà (eh già) abbiamo fatto marcia indietro e ci siamo addentrati nel centro commerciale di Aqua City, un bel posto tranquillo e "romantico": i ristoranti del quinto piano organizzano matrimoni da sogno! Il pranzo con vista sulla baia era d'obbligo, quindi abbiamo scelto un ristorante specializzato in doria, riso gratinato variamente "condito". Ottimo! Tornando sulla terraferma ci siamo diretti alla Stazione di Tokyo, ora in ristrutturazione, per passeggiare nei bei giardini del Palazzo Imperiale. La zona del Palazzo è circondata da un acconcio fossato pieno d'acqua in cui nuotano altezzosi cigni bianchi, indifferenti agli sforzi fotografici dei turisti (anzi, credo li vanifichino apposta). Il fossato è attraversato in alcuni punti da ponti in legno che conducono ai "mon" (cancelli) della cinta muraria. L'ingresso è gratuito e aperto a tutti fino alle 17, ora in cui un annuncio discreto diffuso da degli altoparlanti informa i gentili visitatori che il parco chiude. Gli alti palazzi attorno non sono certo nascosti, ma passeggiare nel verde di questi giardini porta un pò in un'altra dimensione.



Nakano invece è stata una meta imprevista, dovuta al fatto che abbiamo sbagliato ad imboccare la stazione della metropolitana uscendo dal parco: saremmo infatti dovuti andare a Jimbocho, zona in cui si trovano libri e stampe usati, ma il colore della linea ci ha ingannato. Diciamo che è un pò la differenza che passa tra il celeste e il turchese: ce la spiegate voi? Noi non siamo in grado di distinguere ;P Entrati in stazione abbiamo capito l'errore (non dal colore, ma dalle destinazioni della linea), ma dopotutto Nakano è dove abbiamo lasciato il cuore e ci saremmo tornati ugualmente un altro giorno. Lì Marco non ha mancato di mangiare i suoi taiyaki preferiti (dolci ripieni a forma di pesce), e io non mi sono fatta mancare il negozio 100 yen lì di fronte, che per superficie e assortimento resta finora imbattuto.

Menzione speciale di oggi: i taiyaki di Nakano! Questi dolci tipici sono tra i meno facili da trovare, nonostante siano famosi e apprezzati, e a volte sono troppo secchi o troppo mollicci. Quelli di Nakano sono perfetti! Ottima consistenza dell'impasto, ottimo bilanciamento tra pasta e ripieno. Il negozietto di Nakano è facilmente raggiungibile: uscendo dalla stazione di Nakano, in prossimità dei binari 7e8, si gira a destra e ci si addentra nella galleria commerciale di fronte alla stazione. Alla fine della galleria c'è una stradina e inizia subito un'altra galleria, che in realtà è un edificio, dal nome "Nakano Broadway". Questo posto è famoso per contenere il negozio Mandarake più grande del Giappone (trattasi di una grande catena di negozi di fumetti & connessi). Alla fine di questa seconda galleria ci si ritrova su una strada, dall'altro lato della quale si trova il nostro negozio!

2 commenti:

Marco ha detto...

Concordo su tutto e confermo che i pesciolini di nakano sono imbattibili!

Nicus ha detto...

Interessante dritta, quella del negozietto di taiyaki!
Prendo nota :)