lunedì 30 maggio 2011

Kobe e Kyoto

Il viaggio procede, anche se impiego qualche giorno ad aggiornare il blog. Dal 26 al 28 abbiamo visitato Kobe, di nuovo Kyoto, Ise e Futami-no-ura (circa 800Km in tutto). Per ora parlerò delle prime due.

Kobe, come saprete, è stata praticamente rasa al suolo da un terribile terremoto nel 1995, quando hanno perso la vita circa 15.000 persone. La zona del porto e in generale la "città bassa" è quindi praticamente nuova, piena di edifici moderni e slanciati, gallerie di negozi e qualche area verde. La città è piena di vita, decisamente rinata dalla tragedia che l'ha colpita come fenice dalle sue ceneri. A noi piace molto, così ci siamo tornati e non ci siamo fatti mancare un tour in autobus con guida (in giapponese, vabbè). Non si tratta del solito sightseeing bus, ma di un piccolo autobus vecchio stile, color verde scuro, che ferma nei punti di interesse della città, percorrendola da nord a sud. Si può scegliere il biglietto sola andata (250 yen) o un biglietto valido un giorno intero (650 yen) che consente di salire e scendere quante volte si vuole, da tutte le fermate del City Loop Bus. Un giro completo impiega circa un'ora, secondo noi un buon investimento di tempo.

Abbiamo approfittato della fermata del City Loop Bus per visitare il quartiere cinese di Kobe, animato e piuttosto famoso, chiamato Nankinmachi. La zona è un punto d'attrazione turistica, e se vogliamo anche di turismo enogastronomico: i ristoranti cinesi qui offrono vero cibo da strada, che detta è così sembra una cosa brutta e che invece è fantastica! Noi abbiamo preso un butaman (sorta di raviolone al vapore ripieno di carne di maiale) e degli spiedini di gamberi (fritti, ovviamente), per mangiarceli seduti nella piazza centrale del quartiere, con decine di altri turisti e qualche scolaresca in gita.

Altro quartiere brulicante di vita, soprattutto da metà pomeriggio a notte inoltrata, è quello in cui abbiamo trovato sistemazione per la notte: Sannomiya, situato al centro della città e vero centro del divertimento a Kobe. Mentre di giorno sembra una zona piuttosto normale, se non tranquilla, di notte cambia faccia e si anima di "buttadentro" per i locali più svariati, molti dei quali sono "club" in cui spiccano ragazze (o ragazzi) decisamente ammiccanti. Si parla sempre di divertimento lecito, comunque, e i buttadentro non si avvicinano alle coppie (non sarebbero buoni clienti) così noi siamo stati risparmiati dai ripetuti inviti. In compenso abbiamo ricevuto qualche proposta da parte dei karaoke della zona, e così... ci siamo andati. Ora siamo i fieri possessori di una tessera fedeltà "Karaokekan".



Il ritorno a Kyoto sarebbe dovuto servire come base per visitare il castello di Hikone, sul lago Biwa, ma dal momento che Kyoto è pur sempre Kyoto non abbiamo resistito e abbiamo deciso di visitare ancora un pò la città. Di nuovo ospiti dello Hana Hostel, di cui vi parlerò, abbiamo proseguito la nostra visita di luoghi imperdibili nella vecchia capitale:
Ginkakuji, o Padiglione d'Argento - nato come villa privata con giardino dello shogun Ashikaga no Yoshimasa, è stato poi convertito in tempio zen secondo le ultime volontà dello stesso Yoshimasa, che negli ultimi anni della sua vita era diventato monaco zen. La costruzione principale è il Kannonden (sala di Kannon), struttura a due piani che emula il Kinkakuji (Padiglione d'Oro) commissionato dal nonno Ashikaga no Yoshimitsu. Sembra che nei piani iniziali ci fosse quello di ricoprire questa struttura in argento, ma contrariamente al Padiglione d'Oro qui l'unico metallo nobile sta nel nome e nelle intenzioni (in origine comunque l'apparenza di una copertura d'argento era data dal bagliore della lacca colpita dai riflessi dell'acqua del laghetto antistante, che non è più stata ripristinata). Attorno alla costruzione si possono ammirare due tipi di giardini: il tipico giardino secco che da noi è conosciuto come "giardino zen", nel quale sorge una montagna di sabbia che si crede simboleggi il Monte Fuji, e un grande giardino con alberi ad alto fusto, bambù e cespugli fioriti, ricoperto da un soffice e pieno tappeto di muschio. Ingresso 500 yen.
Tetsugaku no Michi, o Passeggiata del Filosofo - si tratta di un sentiero che dal Ginkakuji va verso sud seguendo un piccolo canale. Deve il suo nome a Nishida Kitaro, professore di filosofia dell'Università di Kyoto che amava passeggiare qui. Il sentiero è fiancheggiato da numerosi alberi di ciliegio, che lo rendono una meta favolosa da metà marzo ai primi di aprile. Lungo il suo percorso si incontrano piccoli negozi di artigianato, e alla fine alcuni templi, tra cui il primo è l'Eikando.
Tempio Eikando Zenrinji - quartier generale del ramo Seizan Zenrinji della scuola Jodo Shu (Terra Pura), l'Eikando val bene una visita di almeno un'ora, soprattutto in autunno dal momento che il suo vasto giardino è pieno di aceri. La sua storia risale all'anno 843 AC (!), quando Shinjo, discepolo di Kobo Daishi (sì, sempre lui), ottenne il permesso di stabilirlo. Il monaco al quale si deve la maggior fortuna di questo tempio è però Eikan, che nell'ultima parte del periodo Heian convertì il tempio (allora della scuola Shingon) al perseguimento dell'illuminazione attraverso la pratica del nembutsu, come voleva la scuola della Terra Pura. Ancora oggi il tempio è famoso per questa pratica, che consiste nell'invocare il nome del Buddha Amida ripetutamente e con un cuore puro. Gli edifici del tempio sono collegati da passaggi e ponti coperti, tra cui una scala ricurva che ricorda un drago addormentato (così dicono). Meravigliosi i dipinti della sala di Amida (Amida-do) e il giardino, che comprende una cascatella e tre laghetti, attraversati da quattro ponti. Nel laghetto più grande si trova anche un'isoletta dedicata alla dea Benten. Ingresso 600 yen.
Quartiere di Gion - restando nella parte orientale della città, poco distante dal tempio Eikando, troviamo il quartiere di Gion, noto per essere abitato dalle ormai poche vere geisha del Giappone, che qui sono chiamate geiko o maiko a seconda che siano professioniste o apprendiste. La zona conserva ancora diverse case da tè dall'aspetto tipico, non troppo contaminato dalla modernità, e un'atmosfera tutta particolare. Incontrare una maiko (allieva) è più facile che una geiko, e infatti ne abbiamo incrociata una verso le 18, stoicamente intenta a non farsi distogliere dalle decine di turisti armati di fotocamere e contemporaneamente non cadere dai suoi "trampoli" di legno.
Vi lascio con le immagini, ciao!




Nessun commento: