lunedì 30 maggio 2011

Kobe e Kyoto

Il viaggio procede, anche se impiego qualche giorno ad aggiornare il blog. Dal 26 al 28 abbiamo visitato Kobe, di nuovo Kyoto, Ise e Futami-no-ura (circa 800Km in tutto). Per ora parlerò delle prime due.

Kobe, come saprete, è stata praticamente rasa al suolo da un terribile terremoto nel 1995, quando hanno perso la vita circa 15.000 persone. La zona del porto e in generale la "città bassa" è quindi praticamente nuova, piena di edifici moderni e slanciati, gallerie di negozi e qualche area verde. La città è piena di vita, decisamente rinata dalla tragedia che l'ha colpita come fenice dalle sue ceneri. A noi piace molto, così ci siamo tornati e non ci siamo fatti mancare un tour in autobus con guida (in giapponese, vabbè). Non si tratta del solito sightseeing bus, ma di un piccolo autobus vecchio stile, color verde scuro, che ferma nei punti di interesse della città, percorrendola da nord a sud. Si può scegliere il biglietto sola andata (250 yen) o un biglietto valido un giorno intero (650 yen) che consente di salire e scendere quante volte si vuole, da tutte le fermate del City Loop Bus. Un giro completo impiega circa un'ora, secondo noi un buon investimento di tempo.

Abbiamo approfittato della fermata del City Loop Bus per visitare il quartiere cinese di Kobe, animato e piuttosto famoso, chiamato Nankinmachi. La zona è un punto d'attrazione turistica, e se vogliamo anche di turismo enogastronomico: i ristoranti cinesi qui offrono vero cibo da strada, che detta è così sembra una cosa brutta e che invece è fantastica! Noi abbiamo preso un butaman (sorta di raviolone al vapore ripieno di carne di maiale) e degli spiedini di gamberi (fritti, ovviamente), per mangiarceli seduti nella piazza centrale del quartiere, con decine di altri turisti e qualche scolaresca in gita.

Altro quartiere brulicante di vita, soprattutto da metà pomeriggio a notte inoltrata, è quello in cui abbiamo trovato sistemazione per la notte: Sannomiya, situato al centro della città e vero centro del divertimento a Kobe. Mentre di giorno sembra una zona piuttosto normale, se non tranquilla, di notte cambia faccia e si anima di "buttadentro" per i locali più svariati, molti dei quali sono "club" in cui spiccano ragazze (o ragazzi) decisamente ammiccanti. Si parla sempre di divertimento lecito, comunque, e i buttadentro non si avvicinano alle coppie (non sarebbero buoni clienti) così noi siamo stati risparmiati dai ripetuti inviti. In compenso abbiamo ricevuto qualche proposta da parte dei karaoke della zona, e così... ci siamo andati. Ora siamo i fieri possessori di una tessera fedeltà "Karaokekan".



Il ritorno a Kyoto sarebbe dovuto servire come base per visitare il castello di Hikone, sul lago Biwa, ma dal momento che Kyoto è pur sempre Kyoto non abbiamo resistito e abbiamo deciso di visitare ancora un pò la città. Di nuovo ospiti dello Hana Hostel, di cui vi parlerò, abbiamo proseguito la nostra visita di luoghi imperdibili nella vecchia capitale:
Ginkakuji, o Padiglione d'Argento - nato come villa privata con giardino dello shogun Ashikaga no Yoshimasa, è stato poi convertito in tempio zen secondo le ultime volontà dello stesso Yoshimasa, che negli ultimi anni della sua vita era diventato monaco zen. La costruzione principale è il Kannonden (sala di Kannon), struttura a due piani che emula il Kinkakuji (Padiglione d'Oro) commissionato dal nonno Ashikaga no Yoshimitsu. Sembra che nei piani iniziali ci fosse quello di ricoprire questa struttura in argento, ma contrariamente al Padiglione d'Oro qui l'unico metallo nobile sta nel nome e nelle intenzioni (in origine comunque l'apparenza di una copertura d'argento era data dal bagliore della lacca colpita dai riflessi dell'acqua del laghetto antistante, che non è più stata ripristinata). Attorno alla costruzione si possono ammirare due tipi di giardini: il tipico giardino secco che da noi è conosciuto come "giardino zen", nel quale sorge una montagna di sabbia che si crede simboleggi il Monte Fuji, e un grande giardino con alberi ad alto fusto, bambù e cespugli fioriti, ricoperto da un soffice e pieno tappeto di muschio. Ingresso 500 yen.
Tetsugaku no Michi, o Passeggiata del Filosofo - si tratta di un sentiero che dal Ginkakuji va verso sud seguendo un piccolo canale. Deve il suo nome a Nishida Kitaro, professore di filosofia dell'Università di Kyoto che amava passeggiare qui. Il sentiero è fiancheggiato da numerosi alberi di ciliegio, che lo rendono una meta favolosa da metà marzo ai primi di aprile. Lungo il suo percorso si incontrano piccoli negozi di artigianato, e alla fine alcuni templi, tra cui il primo è l'Eikando.
Tempio Eikando Zenrinji - quartier generale del ramo Seizan Zenrinji della scuola Jodo Shu (Terra Pura), l'Eikando val bene una visita di almeno un'ora, soprattutto in autunno dal momento che il suo vasto giardino è pieno di aceri. La sua storia risale all'anno 843 AC (!), quando Shinjo, discepolo di Kobo Daishi (sì, sempre lui), ottenne il permesso di stabilirlo. Il monaco al quale si deve la maggior fortuna di questo tempio è però Eikan, che nell'ultima parte del periodo Heian convertì il tempio (allora della scuola Shingon) al perseguimento dell'illuminazione attraverso la pratica del nembutsu, come voleva la scuola della Terra Pura. Ancora oggi il tempio è famoso per questa pratica, che consiste nell'invocare il nome del Buddha Amida ripetutamente e con un cuore puro. Gli edifici del tempio sono collegati da passaggi e ponti coperti, tra cui una scala ricurva che ricorda un drago addormentato (così dicono). Meravigliosi i dipinti della sala di Amida (Amida-do) e il giardino, che comprende una cascatella e tre laghetti, attraversati da quattro ponti. Nel laghetto più grande si trova anche un'isoletta dedicata alla dea Benten. Ingresso 600 yen.
Quartiere di Gion - restando nella parte orientale della città, poco distante dal tempio Eikando, troviamo il quartiere di Gion, noto per essere abitato dalle ormai poche vere geisha del Giappone, che qui sono chiamate geiko o maiko a seconda che siano professioniste o apprendiste. La zona conserva ancora diverse case da tè dall'aspetto tipico, non troppo contaminato dalla modernità, e un'atmosfera tutta particolare. Incontrare una maiko (allieva) è più facile che una geiko, e infatti ne abbiamo incrociata una verso le 18, stoicamente intenta a non farsi distogliere dalle decine di turisti armati di fotocamere e contemporaneamente non cadere dai suoi "trampoli" di legno.
Vi lascio con le immagini, ciao!




venerdì 27 maggio 2011

Takamatsu (Shikoku)

Con un giorno di ritardo, eccoci a parlare della nostra toccata e fuga nell'isola-regione dello Shikoku.

L'isola, che deve il nome (lett. "quattro paesi") alle quattro province in cui è divisa, si trova a sud della parte centro-occidentale dell'isola principale del Giappone, Honshu. Tra Shikoku e Honshu esistono alcuni ponti, tra cui il famoso Akashi-Kaikyo (il ponte sospeso più lungo del mondo, che in realtà collega Honshu all'isola di Awaji, prima dello Shikoku), e naturalmente diversi collegamenti marittimi. Da Okayama si può raggiungere lo Shikoku anche in treno, ma il modo migliore per girare l'isola resta l'automobile, o se preferite... il pellegrinaggio a piedi. Infatti lo Shikoku è meta di pellegrinaggio per i suoi 88 templi buddhisti visitati (così si narra) dal monaco Kukai (o Kobo Daishi - abbiamo parlato di lui nel post precedente), tutti numerati, che se raggiunti rigorosamente a piedi impegnano il buon pellegrino per almeno uno o due mesi. Noi non ci siamo cimentati, reduci dalle fatiche di Miyajima e avari di tempo. Avevamo due mete: la città di Takamatsu, con il giardino Ritsurin, e la città costiera di Naruto, con i suoi famosi vortici.


Raggiunta per prima Takamatsu (lett. "alto pino") abbiamo subito approfittato dell'ora di cena per provare la specialità della zona, che da sola vale il viaggio: il sanuki udon. Come per il normale udon, anche qui si tratta di una sorta di grossi spaghettoni teneri immersi in un brodo ricco di verdure e altro. Questi però sono molto ma molto lunghi, e molto ma molto gustosi! Il brodo stesso è diverso dal solito, anche se non so dire come. Insomma, vanno provati e basta. C'è anche da dire che si tratta di un piatto abbondante ed economico: una cena per due è costata sì e no 10 euro.


Il giorno dopo il nostro arrivo ci siamo diretti verso Ritsurin-koen, che una volta era il giardino di una villa privata appartenuta a un signore feudale, e che ora è un meraviglioso "parco" aperto al pubblico (pagante). All'interno del giardino si trovano centinaia di alberi di pino, una cascatella artificiale e alcuni laghetti, oltre a diverse varietà di piante e fiori, e le immancabili carpe. Diversi sono anche gli aironi grigi, che sembrano prediligere i laghetti per riposarsi un pò al sole, e abbiamo avvistato anche alcune grosse tartarughe all'interno di un laghetto pieno di piante acquatiche. Il giardino vale la visita, considerato anche che all'ingresso si trovano alcune guide volontarie che si offrono, se si vuole, di illustrare la storia e le particolarità del giardino. E' così che abbiamo fatto la conoscenza del Sig. Toyota, un anziano signore che parla inglese con forte accento britannico e lunghe pause, grazie al quale sappiamo ora riconoscere un pino rosso da uno nero anche solo al tatto, nonchè valutare la bellezza di un pino dai suoi tre elementi distintivi: il disegno della corteccia, la figura danzante e l'equilibrio della forma. Proprio a Takamatsu sono nati i bonsai, ci ha detto il Sig. Toyota, ed è per questo che in questo giardino si possono ammirare dei pini tanto belli. Consigliamo caldamente la visita di Ritsurin-koen e la guida del Sig. Toyota.


Nella tarda mattinata o al massimo verso pranzo ci saremmo dovuti spostare verso Naruto, ma sono sorte delle complicazioni: pochi treni a disposizione e incertezza sull'orario di apparizione dei gorghi in mare... avremmo potuto passare tutto il pomeriggio tra viaggio e attesa senza nemmeno vederli. A malincuore quindi non siamo andati a Naruto, lasciandola come meta per un prossimo viaggio. La visione, quando si riesce ad averla, deve comunque valere davvero la pena: circa 6 volte al giorno le correnti nello stretto di Naruto formano dei grandi vortici, immortalati anche da alcune famose stampe di Hiroshige (ved. qui), che è possibile vedere da vicino sia a bordo di un traghetto che dall'alto di un ponte. Da questo fenomeno prende il nome la "rotella" che si trova spesso immersa nel ramen, fatta di pesce, dal disegno a spirale.
Nota: a Naruto si trovano anche i templi n.1 e 2 del pellegrinaggio degli 88 templi, vi venisse mai la fantasia...!

Lasciata quindi Takamatsu ci siamo diretti verso la meta successiva, Kobe. A questa città dedicherò il prossimo post, per ora un saluto da Ise.

mercoledì 25 maggio 2011

Isola di Miyajima, santuario di Itsukushima e Monte Misen

I turisti stranieri godono di una straordinaria opportunità in Giappone: quella di acquistare, prima della partenza, il Japan Rail Pass. Con questo pass, che dura 7, 14 o 21 giorni (consecutivi), è possibile salire su quasi tutti i treni JR (pochissime le eccezioni) e su un traghetto, quello che conduce all'isola di Miyajima nella prefettura di Hiroshima. La rete ferroviaria JR copre tutto il Giappone ed è l'orgogliosa (e ne ha ben donde) proprietaria dei velocissimi treni Shinkansen. Un biglietto shinkansen andata e ritorno con posto prenotato Tokyo-Kyoto (513Km, 165 minuti), per farvi un esempio, costa poco meno di un pass da 7 giorni. E avete un'idea di quanti shinkansen si possono prenotare e prendere in 7 giorni, di quanto tempo facciano risparmiare e di quante comodità facciano godere? (con il pass anche la prenotazione non costa nulla) La risposta è: non c'è nemmeno da chiederselo! Aggiungiamo a questo anche i treni locali e gli espressi, e siamo già ben oltre la convenienza: ci sembra quasi di rubare ;P

Ad ogni modo, come dicevamo con il JR Pass si può anche salire a bordo del traghetto JR che porta all'isola di Miyajima, un vero e proprio angolo di paradiso. L'isola-santuario (questa è la traduzione letterale del suo nome) è così detta perchè ospita uno dei santuari shintoisti più famosi dell'arcipelago, sicuramente il più scenografico e naturalmente uno dei patrimoni UNESCO: Itsukushima jinja. Il torii (portale) di questo santuario si trova nel mare antistante, che è la vera e propria porta d'accesso al luogo sacro. L'intero complesso è costruito su un sistema di sostegni simile a quello delle palafitte, che resta in secca quando la marea è bassa e da l'impressione che il santuario galleggi con l'alta marea.
Noi siamo stati a Miyajima ieri, ma il santuario era un corredo (seppur bellissimo) della nostra gita: essendoci già stati, quello che ci interessava maggiormente era salire con la funivia sulla cima del Monte Misen, il più alto dell'isola, e da lì godere del panorama mozzafiato delle isole del mare interno Seto-naikai per poi scendere a piedi verso il porto.


Salire sul Monte Misen può voler dire diverse cose, a seconda di quanto tempo si ha a disposizione e di quanta mobilità si possa godere. Per anziani e famiglie con bambini piccoli il percorso consigliato è: bus navetta dalla parte bassa dell'isola fino all'ingresso della funivia, tragitto in funivia (sono due funivie, in realtà) e visione dal punto di osservazione situato alla fine della funivia. Da lì, ritorno con la funivia e col bus-navetta al punto di partenza. Spesa totale (per adulto): 1900 yen. Tempo: 1 ora circa.
Avendo più tempo e al massimo lievi problemi motori si può raggiungere la stazione della funivia a piedi, passando dal parco Momiji-dani (dove si incontrano i veri isolani: cervi e cerbiatti), salire in funivia e dalla stazione di arrivo percorrere in mezzora 1km circa di sentiero (dislivello: 100m) per raggiungere la vetta del monte, da cui si gode di un panorama stupendo, dall'alto di uno sgangherato e arrugginito punto di osservazione. A pochi metri dall'arrivo si trova anche un tempio dove si dice che il monaco Kobo Daishi, fondatore della scuola buddhista Shingon, si sia recato a pregare per una segreta pratica durata 100 giorni. Lì viene anche custodita una fiamma "eterna", accesa appunto da Kobo Daishi circa 1200 anni fa (così si dice), nella sala detta Reikado (tempio che protegge il fuoco). Con questo fuoco e stata accesa la fiamma che arde fuori dal museo della pace di Hiroshima. Avrete sempre la macchina fotgrafica in mano, soprattutto se il cielo è limpido! Se sceglierete di rientrare in funivia avrete speso 1900 yen e 2 ore di tempo.


Se invece volete provare l'ebrezza della "discesa libera", avrete tre sentieri tra cui scegliere: Momiji-dani (che magari avrete percorso in parte all'andata, e l'altra parte non fa altro che seguire il percorso della funivia dal basso, in mezzo alla foresta), l'Omoto (che non sappiamo come sia) e il Daisho-in, che prende il nome dal grande tempio zen che troverete alla fine. Noi abbiamo scelto questo! Spesa: 1000 yen (sola andata sulla funivia), tempo 3 ore circa (2 solo per la discesa). Se avete problemi alle ginocchia o se comunque vi spaventano le discese non tentate la fortuna con nessuno di questi percorsi.
Programmate bene la vostra gita a Miyajima: più o meno verso le 17 qui chiude tutto, ad eccezione delle strutture alberghiere, quindi scordatevi le foto in notturna a meno che siate disposti a spendere un pò per pernottare qui (sicuramente ne vale la pena).


Noi abbiamo scelto come punto d'appoggio la città di Hiroshima, a mezzora di treno dalla stazione dei traghetti per Miyajima (Miyajima-guchi). Hiroshima offre certamente più sistemazioni a vario livello, nonchè possibilità di trovare negozi sempre aperti per bere o mangiare qualcosa. Naturalmente, è anche l'occasione giusta per visitare il museo della pace e il parco della pace, vicino al quale è conservato l'unico edificio lasciato in piedi dopo l'esplosione della bomba atomica, il Genbaku Dome o A-Bomb Dome (duomo della bomba atomica). La visita è d'obbligo, richiede almeno due ore e non lascia indifferenti. Se siete appassionati di baseball (e quale italiano non lo è? ;P) potete anche provare l'esperienza di vedere dal vivo una partita delle Carpe di Hiroshima (eh, si chiamano così), una delle squadre della Central League. I loro colori sono il bianco e il rosso, molto patriottici! Potete trovare i loro gadget, cappellini e altro, nei negozi aperti 24h (i konbini).


Ieri, dopo aver lasciato Hiroshima, aver fatto hiking a Miyajima e aver incontrato un altro matrimonio shintoista (!) proprio all'interno del santuario di Itsukushima (per me questa è già la seconda volta qui), ci siamo diretti verso un'altra isola, la quarta del Giappone: Shikoku. Per arrivarci abbiamo preso un treno locale per Hiroshima, il nuovissimo Shinkansen Sakura fino a Okayama e da lì l'espresso Marine Liner per Takamatsu. Devo rimandare il racconto della breve esperienza nello Shikoku a domani, nel frattempo se ci siete battete un colpo!

lunedì 23 maggio 2011

Kyoto, l'antica capitale

Sebbene sarebbe meglio definirla una delle antiche capitali, Kyoto ha mantenuto più a lungo di tutte questo titolo (più di mille anni, direi che non è poco), prima di passarlo a Tokyo, ecco perchè "la" capitale antica. Di antico in città c'è ancora molto, anche se naturalmente non manca la modernità. I siti patrimoni UNESCO si sprecano, per la maggior parte interi complessi di templi e santuari centenari o millenari, e la città va giustamente orgogliosa dei propri tesori. Nei tre giorni trascorsi a Kyoto, tra sole cocente e pioggia battente, ne abbiamo visitati alcuni:

Tempio Nishi Honganji - fatto costruire nel 1591 da Toyotomi Hideyoshi (uno degli unificatori del Giappone) è il tempio principale della scuola buddhista Jodoshinshu (Vera Terra Pura) e contiene un'enorme sala dedicata al suo fondatore Shinran, oltre ad un'altra sala ancora più grande dedicata al Buddha Amida, il più importante per questa scuola. In questa sala sono sistemate migliaia di sedie numerate per le funzioni più importanti, il che non sorprende se pensiamo che i fedeli di questa scuola ammontano a diversi milioni in tutto il mondo, e solo in Giappone si trovano più di 10.000 templi. Tra questo tempio e il suo "antagonista" Higashi Honganji (quartier generale di un'altra "fazione" di questa scuola) sono sistemati numerosi negozi che vendono rosari, fasce, libretti di sutra, immagini sacre e tutto quanto possa servire al perfetto fedele/pellegrino. Patrimonio UNESCO, ingresso libero.

Tempio Toji - si tratta del tempio che abbiamo visitato in modo non ufficiale durante il grande mercato dell'usato che si svolge al suo interno il 21 di ogni mese. Fu costruito nel 794 quando Kyoto divenne capitale (con l'allora nome di Heian-kyo) allo scopo di pregare per la pace e la tranquillità della città. In effetti la precedente capitale, Nara, era stata abbandonata per l'eccessiva ingerenza del clero buddhista negli affari di Stato (la storia si ripete un pò ovunque), arrivata a momenti di gran poca serenità. La pagoda a 5 piani di questo tempio è la più alta del Giappone (56,4 metri) ed è ben visibile sia dal treno quando si entra in città sia dalla Torre di Kyoto. Patrimonio UNESCO, ingresso libero.

Castello di Nijo - Costruito nel 1603 come residenza a Kyoto di Tokugawa Ieyasu, ha due particolarità che da sole valgono la visita (che consiglio caldamente): il pavimento-usignolo del corridoio esterno, che se calpestato produce un suono simile al verso di quell'uccello e serviva da "allarme", e i magnifici, enormi, stupendi, numerosi fusuma (porte scorrevoli) dipinti da Kano Taiyu e ricoperti di foglia d'oro. Il complesso del castello, che naturalmente è racchiuso da mura e fossato, misura 500x400 metri e consiste in un giardino molto lineare e diversi edifici, collegati tra loro da corridoi coperti con pavimenti-usignolo, come dicevamo. Naturalmente patrimonio UNESCO, ingresso 600 yen.

Tempio Kiyomizu-dera - questo complesso è semplicemente magnifico in autunno, quando i numerosi aceri che lo circondano e quelli delle colline tutto attorno si incediano di rosso, ma conserva sempre un fascino speciale. La sua particolarità è la struttura completamente lignea (un intricato lavoro di pilastri e sostegni vari, tutti in legno) che sorregge una sorta di grande balconata esterna, dalla quale si gode di un'ottima vista della città. Kiyomizu significa acqua pura, che è quella che sgorga dalla cascata di Otowa sulla quale è stato costruito il tempio (nel 780). L'acqua della cascata è divisa in tre correnti, che portano longevità, successo a scuola e fortuna in amore. Patrimonio UNESCO, ingresso 300 yen.

Sannenzaka - è l'area che dallo Yasaka Jinja sale verso il Kiyomizu-dera in tre collinette separate, ai cui lati sono sistemati numerosi negozietti di souvenir, ceramiche Kiyomizu, tessuti Nishijin e altro piccolo artigianato. La zona è designata come area nazionale di preservazione storica (oddio, non so come dirlo).

Yasaka Jinja - sembra che questo santuario abbia fermato una terribile epidemia scoppiata nell'877, e da allora si ritiene che pregare qui aiuti a guarire o prevenire le malattie. Qui si celebra a Luglio il Gion Matsuri, uno dei tre maggiori festival del Giappone. Quando l'abbiamo visitato noi, ieri mattina sotto una pioggia terribile, era in corso un meraviglioso matrimonio tradizionale. Ingresso libero.

Fushimi Inari Taisha - il principale degli oltre 40.000 santuari Inari in Giappone, Fushimi Inari Taisha è uno dei più antichi santuari di Kyoto. Dedicato al dio del buon raccolto e dei buoni affari, la sua particolarità è la lunghissima sfilata di torii (portali shintoisti) che percorrono un sentiero attraverso il bosco e lungo la collina che ne costituisce l'area sacra. Si tratta di un percorso lungo circa 2Km, costellato di piccoli altarini privati (di famiglie o aziende della città) e altre piccole aree sacre in cui si prega il dio volpe Inari. Ingresso libero, occorrono circa 2 ore per il percorso completo.


Fuori Kyoto:
Uji - Byodo-in e Ujigami Jinja - nella vicina città di Uji (19 minuti con treno espresso da Kyoto, linea Nara) si trovano due veri tesori: il Byodo-in è nato come villa privata della famiglia Fujiwara nel 1052 ed è poi stato donato come tempio buddhista. La struttura principale, la cui pianta ricorda il corpo ad ali spiegate di una fenice, ospitava importanti proprietà culturali dell'epoca Heian tra cui i dipinti delle porte che rappresentano l'epifania di Amitabha, una campana tesoro nazionale e la coppia di fenici originariamente poste alle estremità del tetto. Inoltre, sono presenti 52 sculture lignee di Bodhisattva dell'XI secolo (uniche rimaste dell'epoca), rappresentati dinamicamente su nuvole o con diversi strumenti musicali. Tutte queste opere possono essere visionate nel museo adiacente il padiglione "Hoshokan" del tempio. Il giardino del Byodoin fu il primo di questo tipo per l'epoca (giardino che ingloba il panorama circostante come sua propagazione naturale) e fece da modello. Patrimonio UNESCO, ingresso 600 yen (+300 yen per lo Hoshokan).

Altro tesoro è l'Ujigami Jinja, santuario costruito attorno al 1060 e considerato forse il più antico santuario giapponese. Il santuario venne costruito come "santuario guardiano" del Byodo-in, e si trova sulla sponda opposta del fiume che divide in due la città. Per raggiungerlo dal Byodo-in si attraversa il fiume nel punto in cui si trova una piccola isola quasi al centro, attraverso due ponti dai quali si gode di una bella vista di entrambe le sponde e della valle attraverso la quale scende il fiume. Ingresso libero.

sabato 21 maggio 2011

Takayama e Kyoto: così lontante, così vicine

La sveglia di questa mattina ci ha buttati giù dal letto alle sette, che per due vacanzieri come noi, ma anche per noi e basta, significa alba tragica. Colazione a buffet, ottima e completa, poi via verso nuove avventure. Ogni giorno a Takayama si svolge il mercato mattutino (asaichi), diviso in due zone, che offre per lo più prodotti alimentari freschi, conservati o cucinati al momento. Con l'occasione molti negozi si allargano sulla strada, chiusa al traffico per alcune ore, e si crea una bella atmosfera festaiola. Noi abbiamo fatto davvero una breve visita, perchè alle 9.37 partiva il nostro treno per Nagoya e dovevamo prima prenotare i posti, non solo su quello ma anche sul successivo shinkansen per Kyoto. Tutto fatto, avevamo ancora 15 minuti di tempo, che abbiamo ben pensato di impiegare in un paio di acquisti sarubobeschi: si chiamano sarubobo (scimmiette) le bamboline tipiche di questo paese, normalmente rosse, molto stilizzate e fatte in stoffa. A Takayama si trovano dovunque e in tutte le salse, persino appese come "tavolette dei desideri" fuori da un tempio. Andare qui e non tornarsene a casa con una di loro non è umanamente possibile :P


Già a Takayama iniziava a fare calduccio alle nove e mezza, ma arrivati a Kyoto siamo stati sbattuti indietro dall'afa: crediamo ci fossero almeno 30°, con un vento intermittente che sembrava emesso da un asciugacapelli. Era l'una, e quando siamo arrivati all'albergo (vicino alla stazione, comodissimo) ci siamo sentiti dire che non avremmo potuto fare il check-in prima delle tre, ma potevamo lasciare lì i bagagli. Grazie... ma che si fa con la canicola? Beh, pazienza. Alleggeriti dei bagagli ci siamo coraggiosamente avviati verso il famoso mercato all'aperto del tempio Toji, definito da un signore dell'ufficio informazioni "nigiyaka", ovvero affollato, chiassoso. Eh già, altrochè! Il mercato era a dir poco sterminato, fittamente abitato da bancarelle di ogni tipo (mangerecce e di cose usate o di artigianato), nonchè naturalmene pieno di visitatori, il tutto sotto il sole cocente e inclemente del primo pomeriggio. Ne siamo usciti esausti dopo un'ora, ma con un bel bottino: un kimono informale, un kimono tomesode, un kimono shichigosan, una bambolina hina, una coppia di cavallini Miharugoma, il tutto per una somma ridicola! Grondanti come solo due turisti stranieri sanno essere in Giappone, abbiamo raggiunto di nuovo l'albergo e abbiamo finalmente preso possesso della stanza. Per tre giorni e due notti alloggeremo in una stanza alla giapponese, ovvero con pavimento in tatami e futon, allo Hana Hostel. La sistemazione ci piace molto!




In serata abbiamo fatto tappa da Yodobashi Camera, un grande magazzino di elettronica che si sviluppa su nove piani ma soprattutto lungo tutto un isolato (è sterminato), alla ricerca di una nuova valigia-bagaglio a mano: una delle nostre ci ha abbandonato. Nel bel mezzo della nostra ricerca ci siamo imbattuti (quasi scontrati, direi) in Marica! Ora, trovarsi per caso a Kyoto e in un negozio delle dimensioni di una nave da crociera direi che non è da tutti. Noi credevamo di incontrarci già a fatica tra qualche giorno a Miyajima! Ci siamo fermati a ciacolare in italiana allegria con lei e Gianpaolo nello "Hobby World", zona vernici spray per modellismo, con il commesso che ci faceva la ronda.
In ogni caso, la missione valigia è andata a buon segno, come potete vedere qui sotto. A presto!

venerdì 20 maggio 2011

Tokyo-Takayama, 27°C e 5.8° Richter

Anche oggi riassumo due giorni di viaggio in una volta sola, gomennasai!

Ieri mattina ci siamo svegliati alla non proprio primaverile temperatura di 23°, diventati poi 26° nel corso della giornata, e ci siamo diretti verso la nostra meta saltata di ieri, Jimbocho. Lungo il percorso ci siamo fermati in zona Ginza/Yurakucho, con l'intento di comprare due biglietti per il teatro musicale Takarazuka. Ovviamente abbiamo trovato il tutto esaurito, e non parlo soltanto di Maggio, ma anche dei primi di Giugno! Delusi e sconfitti abbiamo ripreso il viaggio, e siamo così arrivati a Jimbocho. Questo quartiere è famoso per una piccola zona (solo pochi isolati) popolata da negozi in cui si vendono migliaia di libri usati. Non si tratta soltanto di libri, comunque: riviste, poster, stampe, riproduzioni varie, tutte usate che a volte costituiscono delle vere occasioni. Noi cercavamo riproduzioni di stampe a poco prezzo (quindi certo non eccelse) e le abbiamo trovate in un grosso negozio su due piani stipatissimo. Basta avere tempo e pazienza, si può trovare davvero tutto.


Per pranzo ci siamo poi fermati nel bel parco Hinomaru koen, famoso tra l'altro perchè al suo interno si trova il Budokan, un grande edificio che ospita tutti i concerti degli artisti più famosi del mondo. Non vi dico chi c'era ieri però... ma vabbè, sì, ve lo dico: Justin Bieber! A chi ha pensato "e chi sarebbe?" va tutta la mia comprensione, gli altri invece avranno capito il mio "disappunto"! Unico punto a suo favore, l'aver insistito (così sembra) per non rimandare il tour nipponico causa "pericolo radiazioni/terremoti/tsunami", come invece voleva la sua casa discografica. Decine di ragazzine armate di gadget ufficiali e cartelli fai-da-te si stavano già assiepando ore prima dell'apertura dei cancelli per ringraziarlo.


Accanto al parco si trova uno dei santuari più controversi dell'arcipelago, ossia lo Yasukuni Jinja. In questo santuario si celebrano i caduti della seconda guerra mondiale, ma non solo: sembra che il museo annesso (in cui non siamo entrati) dipinga la storia di questa guerra in un modo per così dire "personale", dimostrando al popolo giapponese che l'entrata in guerra era inevitabile e comunque una specie di missione a salvaguardia dell'Asia. Ah, certo, il racconto della strage di Nanchino è esagerato, non è vero niente! In ogni caso il santuario vale una visita, rivisitazioni storiche dell'estrema destra a parte.


Dopo un pomeriggio di shopping in un negozio 100 yen (dove siamo comunque riusciti a spendere un bel pò) abbiamo deciso di passare la serata a Shinjuku, uno dei quartieri più vivi e luminosi di sempre. Cena al 12° piano di Odakyu depaato, un grande magazzino très chic con vista sui grattacieli, poi giù in strada tra le insegne luminose... che però in gran parte erano spente! Tokyo sta infatti mettendo in atto un volonteroso piano di risparmio energetico, dovuto allo spegnimento di altre due centrali nucleari oltre a quella di Fukushima, e così la città non è quasi più la stessa: persino lo schermo dello Studio Alta è spento! Insegne pubblicitarie a parte, di cui si può benissimo fare a meno, a volte però la città sembra esagerare: corridoi della metropolitana nella semioscurità, lampioni spenti, scale mobili spente e sbarrate. Immagino che agli anziani questa foga del risparmio energetico dia qualche problema.


Stamattina, dopo una buona colazione a casa dei nostri amici e una piccola scossa di terremoto (tra i 2 e 3 gradi Richter, mentre all'epicentro nella regione di Ibaraki era 5,8°), abbiamo salutato Tokyo e ci siamo avviati nella nostra divisa da viaggiatori "duri e puri" verso la stazione dello Shinkansen (il treno proiettile). Con un cambio a Nagoya abbiamo raggiunto Takayama in circa 4 ore e mezza. Il treno da Nagoya a Takayama non è uno shinkansen, ma un tokkyuu (espresso) con delle grandi vetrate per godere al meglio del panorama circostante: un susseguirsi di vallate, fiumi verde smeraldo, piccoli paesi e piccole risaie. L'ultimo vagone del treno ha poi un'unica grande finestra all'estremità, un vero spettacolo!


Arrivati a destinazione abbiamo abbandonato i bagagli in albergo e ci siamo avviati alla fermata dell'autobus: avevamo una sola ora di tempo per visitare il villaggio di Hida (Hida no sato), che raggruppa una ventina di case in stile gassho zukuri (più o meno "costruzione a mani giunte in preghiera"). Si tratta dello stile tipico di queste zone, dove per ovviare alle forti nevicate invernali e al pericolo che l'accumulo di neve sfondasse i tetti si è arrivati all'ideazione di queste case dal tetto decisamente a punta, in paglia molto spessa, spesso a più piani. Nel villaggio di Hida sono state trasportate le case autentiche di alcune famiglie che vivevano un tempo nelle vallate e montagne qui attorno, e ogni casa riporta il nome e la storia della famiglia a cui apparteneva. Il tutto è incorniciato dalle colline e da un laghetto, in cui fluisce un ruscello "ad hoc" per dimostrare anche il funzionamento di due mulini. In ogni edificio è possibile entrare e vedere com'erano disposte le stanze o cosa potevano contenere.
In occasione della festa dei bambini, che si è celebrata il 5 maggio in tutto il Giappone, sono ancora appese le carpe (koinobori) fuori da alcuni edifici, sia nei paesi che nel villaggio di Hida. Queste carpe ricordano le bandiere segnavento degli eliporti, vengono appese ad un pilone più o meno alto (dipende da quanto sono grandi le carpe da appendere) e sono sempre tre, di colori diversi. Sono molto festose!


Al ritorno nel centro di Takayama abbiamo fatto un bel giro a piedi della città. Non essendo molto grande, per lo meno la zona di interesse storico e artistico, non si impiega molto tempo a visitarla. Quando ero stata qui in occasione dell'Aki Matsuri (Festival d'Autunno) non ero riuscita a vedere granchè, perchè i 23 carri della festa più di mezzo milione di visitatori oltre a me mi rendevano un pò difficili gli spostamenti. Oggi invece era il giorno ideale: poche persone per strada, la maggior parte abitanti del posto, e qualche straniero (qui ne abbiamo visti più che a Tokyo), quindi il momento perfetto. Domani e dopo forse non sarà così, ma noi dopo un breve giro al mattino lasceremo Takayama per andare verso la prossima tappa del tour: Kyoto. Saluti da Takayama!

mercoledì 18 maggio 2011

Asakusa, Odaiba, giardini imperiali e Nakano

Ieri mattina abbiamo lasciato l'albergo di Ikebukuro, depositato le valigie negli armadietti della stazione (che vanno con l'onnipotentissima tessera Suica, con la quale si prende il treno, si paga il conto al ristorante, si usano i distributori automatici di bevande... impossibile farne a meno) e - più leggeri - ci siamo diretti verso Ueno. La meta era il Museo di Tokyo, dove sono custoditi tesori che vanno dalla preistoria o prima storia giapponese ai primi del novecento. Abbiamo così visto da vicino alcune statuette haniwa, che venivano poste all'interno delle tombe, per le quali abbiamo una certa passione (sono piuttosto buffe, funzione a parte).



Dopo la visita ci siamo diretti verso il quartiere di Asakusa, sebbene a metà strada abbiamo fatto una piccola deviazione verso Akihabara, il "quartiere dell'elettronica" famoso per gli enormi negozi di elettrodomestici, i negozi per otaku (i "fissati" di videogiochi, fumetti, modellismo ecc.) e i maid cafè (bar in cui le cameriere sono tutte ragazze poco più che maggiorenni, molto bamboleggianti, vestite con gonne corte, grembiule in pizzo e crestina in testa). Noi ci siamo andati perchè abbiamo pensato che lì avremmo potuto attivare una sim prepagata per il nostro cellulare giapponese, e infatti così è stato. Dopo questa tappa pratica abbiamo proseguito verso Asakusa, uno dei quartieri della città bassa (Shitamachi) in cui respira in alcuni punti aria di vecchia Edo (il precedente nome di Tokyo). Mentre passeggiavamo in Kappabashi doori, lungo viale famoso per essere popolato da negozi di attrezzature professionali per cucine e ristoranti, si è messo a diluviare. Non piovere, proprio diluviare, tipo stagione delle piogge ai tropici, e noi lì con i nostri acquisti e un ombrello appena comprato - rigorosamente trasparente, come lo sono tutti i più comuni ombrelli in Giappone - che avrebbe protetto a malapena una persona.



La sera avevamo appuntamento a Shinagawa con Shiho e Jake, per andare verso casa loro dove avremmo preso possesso di una stanza per gli ospiti del loro complesso residenziale. Sulla strada verso casa ci siamo fermati in una yakitoriya, ristorante specializzato in spiedini di pollo, dove ci siamo rifocillati per bene. Al solito, non ci hanno fatto pagare! Stasera comunque abbiamo la nostra bella scorta di regali tutti italiani da consegnargli. Dopo cena infatti eravamo talmente stanchi che ci siamo salutati senza troppe cerimonie, rimandando a stasera una conversazione più tranquilla davanti a una tazza di tè da loro.
Oggi ci siamo diretti invece verso Odaiba, qui vicino in effetti, viaggiando sulla linea Yurikamome, monorotaia che da Shinbashi va sull'isola artificiale di Odaiba nella baia di Tokyo. Restare sospesi sopra le strade e il mare è un'esperienza che va fatta almeno una volta quando si viene a Tokyo. Scesi alla prima stazione dell'isola abbiamo passeggiato sulla spiaggia e nel parco che segue la costa, con vista sul Rainbow Bridge e Shinagawa. Arrivati sotto la Statua della Libertà (eh già) abbiamo fatto marcia indietro e ci siamo addentrati nel centro commerciale di Aqua City, un bel posto tranquillo e "romantico": i ristoranti del quinto piano organizzano matrimoni da sogno! Il pranzo con vista sulla baia era d'obbligo, quindi abbiamo scelto un ristorante specializzato in doria, riso gratinato variamente "condito". Ottimo! Tornando sulla terraferma ci siamo diretti alla Stazione di Tokyo, ora in ristrutturazione, per passeggiare nei bei giardini del Palazzo Imperiale. La zona del Palazzo è circondata da un acconcio fossato pieno d'acqua in cui nuotano altezzosi cigni bianchi, indifferenti agli sforzi fotografici dei turisti (anzi, credo li vanifichino apposta). Il fossato è attraversato in alcuni punti da ponti in legno che conducono ai "mon" (cancelli) della cinta muraria. L'ingresso è gratuito e aperto a tutti fino alle 17, ora in cui un annuncio discreto diffuso da degli altoparlanti informa i gentili visitatori che il parco chiude. Gli alti palazzi attorno non sono certo nascosti, ma passeggiare nel verde di questi giardini porta un pò in un'altra dimensione.



Nakano invece è stata una meta imprevista, dovuta al fatto che abbiamo sbagliato ad imboccare la stazione della metropolitana uscendo dal parco: saremmo infatti dovuti andare a Jimbocho, zona in cui si trovano libri e stampe usati, ma il colore della linea ci ha ingannato. Diciamo che è un pò la differenza che passa tra il celeste e il turchese: ce la spiegate voi? Noi non siamo in grado di distinguere ;P Entrati in stazione abbiamo capito l'errore (non dal colore, ma dalle destinazioni della linea), ma dopotutto Nakano è dove abbiamo lasciato il cuore e ci saremmo tornati ugualmente un altro giorno. Lì Marco non ha mancato di mangiare i suoi taiyaki preferiti (dolci ripieni a forma di pesce), e io non mi sono fatta mancare il negozio 100 yen lì di fronte, che per superficie e assortimento resta finora imbattuto.

Menzione speciale di oggi: i taiyaki di Nakano! Questi dolci tipici sono tra i meno facili da trovare, nonostante siano famosi e apprezzati, e a volte sono troppo secchi o troppo mollicci. Quelli di Nakano sono perfetti! Ottima consistenza dell'impasto, ottimo bilanciamento tra pasta e ripieno. Il negozietto di Nakano è facilmente raggiungibile: uscendo dalla stazione di Nakano, in prossimità dei binari 7e8, si gira a destra e ci si addentra nella galleria commerciale di fronte alla stazione. Alla fine della galleria c'è una stradina e inizia subito un'altra galleria, che in realtà è un edificio, dal nome "Nakano Broadway". Questo posto è famoso per contenere il negozio Mandarake più grande del Giappone (trattasi di una grande catena di negozi di fumetti & connessi). Alla fine di questa seconda galleria ci si ritrova su una strada, dall'altro lato della quale si trova il nostro negozio!

lunedì 16 maggio 2011

Back in Tokyo

Eccoci qui, a Tokyo! Per l'esattezza, ci troviamo a Higashi Ikebukuro, una zona molto viva e piena di attrattive, per tutti i gusti. Per darvi un'idea, vicino al nostro albergo c'è un mega pachinko, due mega negozi di elettronica, due mega depaato - i grandi magazzini -, le solite centinaia di ristoranti, un british pub, un club per uomini "soli", gli immancabili karaoke (ovviamente mega), e beh... una delle stazioni più grandi di Tokyo, quindi credo anche del mondo: per uscire dalla parte giusta abbiamo ricevuto indicazioni diverse da 3 persone in rapida successione, e alla fine abbiamo fatto di testa nostra. Risultato: avevamo ragione noi ;P Magari anche loro, eh, concediamogli il beneficio del dubbio. Fatto sta che abbiamo trovato facilmente l'albergo, abbiamo depositato le valigie (avrei voluto fotografare la hall, uno spettacolare parcheggio di bagagli di varie fogge e colori, ordinatamente raggruppati sotto belle reti colorate) e ce ne siamo andati a mangiare e a fare un giretto nei dintorni, per tirare l'ora del check in. Troppo stanchi per andare oltre oggi!



Menzione speciale del giorno: incredibilmente, va ad Alitalia! Abbiamo volato benissimo, addirittura meglio che con JAL, su un portentoso Boeing 777 semivuoto (ahimè, sembra sia vero quello che dicono: non arrivavamo a 10 stranieri in tutto, e anche i giapponesi erano pochini), serviti e riveriti da degli assistenti di volo gentili e disponibili per tutte le 12 ore di viaggio. Partenza in perfetto orario, atterraggio con 40 minuti di anticipo. Anche il check in online ha funzionato a dovere: da casa abbiamo confermato i nostri posti, documenti di viaggio e bagagli, e con la conferma stampata siamo andati al banco del check in, dove le valigie sono state subito caricate sul nastro e le carte di imbarco stampate al volo. Il tutto non ha richiesto più di 3 minuti per entrambi. Prima cercavamo di scegliere JAL piuttosto che Alitalia per la brutta nomea che si è fatta negli anni, ma ora che l'abbiamo provata non possiamo dirne che bene, anzi benissimo: il volo diretto Malpensa-Narita è ottimo, sia per l'aeromobile che per il personale di bordo!

Un saluto a tutti, ora dobbiamo recuperare le 7 ore in più di fuso e le 28 ore di veglia quasi ininterrotta. A presto!

martedì 10 maggio 2011

La partenza è vicina

Mancano pochi giorni, è tutto pronto ormai: Giappone arriviamo!
Biglietto aereo ok, assicurazione di viaggio ok, passaporti ok, JR Pass ok, prenotazioni alberghi ok, guide e itinerari ok, regali da portare ok, lista di cose da comprare (fondamentale) ok! Siamo prontissimi, abbiamo programmato e ricontrollato tutto quanto, ovvero: sicuramente dimenticheremo qualcosa. E' così, succede sempre, non ci si può fare nulla. Pace ;P

Sabato sperimenteremo il check-in online di Alitalia, sperando che i nostri posti prenotati (fila centrale in corrispondenza delle uscite di emergenza, il top!) non vengano magicamente assegnati a qualcun altro. Non si sa mai, Alitalia ci ha già offerto qualche occasione per meditare dopo l'11 marzo (e qui il terremoto non c'entra nulla). Vi faremo sapere.

Intanto sono già iniziati i saluti, le raccomandazioni e le richieste, nemmeno partissimo per un anno intero ^o^ Speriamo di riuscire a salutare tutti e a portare tutto quello che ci è stato chiesto, in caso contrario chiediamo scusa fin d'ora, non lo facciamo apposta. m(_ _)m

Oggi abbiamo aggiunto alle cose da fare quella di visitare almeno un mercatino annesso a un tempio o santuario. Ecco quindi alcuni siti utili per reperire informazioni:
JNTO
Kyoto Flea Markets
Shopping in Japan

A presto, la prossima volta da Tokyo!

P.S. intanto un piccolo aggiornamento sulle iniziative benefiche a favore delle vittime del terremoto e dello tsunami che abbiamo promosso nel mese di Aprile: in totale abbiamo raccolto e inviato alla Croce Rossa giapponese la somma di 1.567 euro. Grazie a tutti!