martedì 29 agosto 2017

Turisti in Giappone: buoni e cattivi


Nel mio precedente post Giappone e tatuaggi concludevo con una semplice riflessione su quello che per me significa essere un turista (virtuoso): "Si deve viaggiare tenendo conto di una cosa fondamentale: ovunque andiamo noi siamo ospiti, non padroni di casa" (...) "nel massimo rispetto per chi ci accoglierà". Ora, è evidente che io non sia l'unica a pensarla in questo modo, e proprio oggi sono incappata in questo articolo di Japan Times, il cui titolo tradotto è "La colpa dei 'cattivi turisti' in Giappone sta nei consigli che non ricevono".
In Giappone i turisti si differenziano quindi in buoni e cattivi, con un notevole astio verso questi ultimi.

L'articolo confuta alcune cose che scrivevo nel citato post, ad esempio "I turisti che non si adattano alle regole non sono certo una risorsa che possa invogliare un governo, che vede già un forte e costante incremento di presenze negli ultimi anni (...)". Io non entravo troppo nel dettaglio citando i numeri, ma Japan Times sì: nel 2016 il Giappone ha registrato la cifra record di 24 milioni di turisti in ingresso nel Paese, e i giapponesi ne criticano le diffuse cattive maniere (in particolare dei turisti asiatici).


Ecco però che l'autore dimostra da dove scrive. Non si può semplicemente condannare un comportamento o una situazione, pur deplorevole che sia: se l'intento è risolvere il problema, o quanto meno analizzarlo seriamente, il primo passo è fare autocritica. Questo in un Paese civile e governato dalle regole, almeno. Ecco che quindi il Giappone deve prendersi la responsabilità di insegnare il decoro ai turisti che vuole attrarre, invece di aspettarsi semplicemente che lo conoscano di base. Già qualcosa è stato fatto, come volantini e altri segnali di attenzione alle regole più comuni (ad esempio le regole di comportamento nelle famose onsen, le terme giapponesi), ma molto deve essere ancora fatto.

Il suggerimento dell'autore al governo giapponese è quello di educare tutti i turisti, buoni e cattivi, alle molte regole che non tutti possono conoscere prima di partire. Il mio personale suggerimento ai turisti, invece, resta quello di non aspettare che siano gli altri a dirci cosa fare, ma cerchiamo sempre di partire il più preparati possibile, e non esitiamo a osservare e chiedere quando siamo sul posto. Non spegniamo mai il cervello, viaggiare vuol dire anche cogliere ogni occasione per imparare.

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